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Cortei per la pace? Si fanno per non parlare del genocidio vero: quello perpetrato contro il «popolo sovrano» vaccinato a forza durante il carnevale-Covid e costretto – a quanto si vede – a morire di tumori, infarti, trombi, miocarditi e massacri voluti e ammessi dalle grandiose «autorità costituite».
“ Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito ”
E poiché noi non siamo politicamente corretti come invece molti dei pistoiesi perbene (in questa categoria vanno messi anche quelli di adozione o naturalizzati tali); dal momento che crediamo molto di più a Machiavelli e alla «verità effettuale» (vedi Il principe, XV) piuttosto che alle preghierine della sera prima di andare a letto, il commento all’iniziativa per la pace lo facciamo a modo nostro.
Perché la guerra non è solo in Ucraina o a Gaza. Quelle sono guerre comode per mostrare quanto siamo bravi noi italiani per ora al sicuro. La guerra è già tra noi, anche se tutti fanno finta di non vederla. Specie quella voluta da personaggi illustri che dovrebbero servire lo stato e, al contrario, protetti nel loro traballare come dei tavoli con una quarta zampa più corta, operano indisturbati nell’illiceità, mentre mandano tranquillamente in malora i loro sciagurati concittadini che sono messi in condizione di non potersi difendere dai loro democratici poteri.
Ieri l’altro avete letto un messaggio di Luciana Ferretti – Garden Ferretti distrutto in pochi colpi impietosamente assestati dalla dottoressa Nicoletta Maria Caterina Curci in Curreli. ieri pomeriggio, 25 febbraio, la Ferretti, dopo avere letto alcuni interventi in chat, ha scritto:
Io mi auguro che sia tutto vero. Perché sono molto dispiaciuta della giustizia italiana, prima aiutano gli extraeuropei ma non hanno mai avuto la certezza di noi italiani che abbiamo sputato sangue per avere qualcosa. Io ho iniziato a lavorare a 5 anni e adesso mi ritrovo come un barbone. Credevo nella giustizia ma non esiste. Gli stranieri con il reddito di cittadinanza si sono comprati case e hanno annientato noi italiani. Questa è la nostra Italia.
Nella vita occorre parteggiare sempre. Pesce ha ragione. Solo che c’è chi può permetterselo (il sostituto Curreli, ad esempio, è molto libero: e con lui anche sua moglie, giudice delle esecuzioni immobiliari); e chi, come noi, fondatori del «Comitato Perseguitati e Vittime del Tribunale di Pistoia», questa grande libertà degli altri, se la deve sorbire, anche grazie al fatto che, come dice il giudice Domenico Gallo, certi bei discorsetti costituzionali, tipo l’Italia ripudia la guerra, sono stati dimenticati (guardatevi il suo intervento nel servizio di Tele-Bardelli).
La sindaca Ciampolini con il giudice Gallo alla sua sinistra
Gallo, giudice di Cassazione, ha sempre partecipato alla difesa della democrazia.
Andava anche in piazza ad Agliana, con la sindaca Eleanna Ciampolini, senza sapere che costei, insieme ai suoi democratici compagni iscritti all’Anpi, pur di proteggere il suo mai-comandante Andrea Alessandro Nesti, con sistemi non altrimenti definibili che mafiosi, garantiva quelli che, infine, sono stati i suoi 15 anni di protezionismo assicurato a un non-vincitore di concorso ma tenuto al comando in nome della sinistra antifascista, cui Gallo concedeva l’onore della sua presenza e con il fazzoletto tricolore al collo. Anche lui, come vedete, parteggiava.
Cari pistoiesi (ivi compresi i nobilissimi forteguerriani intinti, secondo il mito achilleo, nelle acque dello Stige), nessuno vi ama quel poco che basterebbe per rispettarvi! Vi pigliano in giro e ridono tutti alle vostre spalle dando esempio delle loro pubbliche virtù ben nascoste dietro innominabili vizi privati. E quando vanno a letto la sera, non ricordano né il ghetto di Vicofaro né le esecuzioni immobiliari che travolgono cose e persone senza pietà. Un’Iliade, insomma:
Cantami, o diva, del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti ai plebei, molte anzi tempo all’orco generose travolse alme d’eroi, e di cani e d’augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così a Pistoia l’alto consiglio [superiore della magistratura] s’adempia )…
Cosa dovrebbe insegnarci il superprotetto Curreli, salvato – così si dice e si sa – più volte dai suoi colleghi di Salerno (dopo lo sconcio di Padre Fedele Bisceglia) e di Genova (in questi ultimi quattro anni in cui ogni bomba a grappolo è stata sempre e comunque neutralizzata, senza uno straccio di indagine, da una schiera di suoi colleghi sostituti che proteggono i loro compari pistoiesi, citando Coletta, in virtù delle «prossimità sociali»)?
Un Curreli che troviamo ubiquo come Dio, ma che, quando dovrebbe scendere in aula, libera i suoi cani Vpo-sostituti come Mister Burns, dando loro precise direttive perché certi giudici togati e/o onorari facciano accomodare gli indagati con la testa sotto la lama della ghigliottina, preparata loro il più delle volte a capocchia.
Guardate cosa scrive Curreli delle sue vittime sulle chat cumulative in cui impartisce ordini direttoriali ai suoi vicesceriffi. Ma il Csm e Genova lo proteggono. Lui può
Un Curreli che, catafottendosene del principio d’innocenza degli imputati, manda in aula certi suoi vicesceriffi, dando disposizioni spregiose e irridenti che presuppongono l’uguaglianza «capi d’accusa = colpevolezza certa».
Un Curreli che delle sue vittime sacrificali non parla, solo al Vpo di turno, in privato e rispettandone la privacy, ma ne strombazza anche la derisione a battute sulle chat dove lui denigra i suoi giocattolini dinanzi a una platea di avvocaticchi che hanno perso il senso della «verità effettuale» e che si prestano a portare, ai magistrati in aula, sentenze di primo grado (come quella infelicissima di Gaspari contro noi di Linea Libera) che hanno il valore della cartastraccia. E il tutto pur di suggestionare il monòcrate o il collegio e di piegarli alle sue indiscutibili «sconclusionate conclusioni».
Un Curreli che abita in chiesa (è un Agesci da Seminario), ma ignora tranquillamente i diritti del quartiere di Vicofaro perché è così qualunquementeterrapertaio da preferir vedere i negri sfruttati che vivono in un ghetto e gli italiani barricati in casa, piuttosto che rinunciare a mostrarsi in pubblico con l’aureola del benedettino al primo grado del processo di beatificazione canonica. Sempre in mezzo alla mondanità pistoiese. In prima linea.
Ecco la «verità effettuale» del Machiavelli, o legulei di Pistoia che, dinanzi a un Coletta, si rompono la schiena per elogiarne il rispetto dell’art. 358 del cpp (rivedetevi Tele-Bardelli al Canto al Balì con Tom Col che elogia le «prossimità sociali»); e con una Camera Penale che mai e poi mai direbbe pio; e mai si sognerebbe di aprir bocca come, sia pure timidamente, hanno fatto i fiorentini quando si sono accorti che certi giudici penali preparano la padella e l’olio bollente per la frittura di totano prima ancora di affrontare il dibattimento.
Ha ragione Luciana Ferretti. L’Italia è questa, non quella di cui ci parla il non-presidente Mattarella. È un’infamia mascherata da legalità democratica: ed è forse per questo che si svia l’attenzione della gente sulla guerra d’Ucraina e di Gaza o sulle randellate ai manifestanti pisani contro il genocidio.
Ubiquo. Abracadabra… Ci scaldiamo tutti insieme al gelso di Caponnetto?
Lo si fa per non parlare del genocidio vero: quello perpetrato contro il «popolo sovrano» vaccinato a forza durante il carnevale-Covid e costretto – a quanto si vede – a morire di tumori, infarti, trombi, miocarditi e massacri voluti e ammessi dalle grandiose «autorità costituite».
Avete un bel coraggio, farisei dei terzo millennio! Con il vostro cattolicesimo francescano/franceschista alla Bergoglio, ripiegato su se stesso, militate orgogliosi in Libera dalle mafie perché credete che la mafia sia laggiù, mentre la avete sotto la punta del vostro nasetto schifiltoso che però non ne sente affatto il fetore o – per dirla col Foscolo – il lezzo dei cadaveri.
La guerra è qui e guerra è sempre. E la fanno tutti quei geni che, difensori della giustizia e della legalità, vanno ntu culu, come l’onorevole Cetto, alla Costituzione e a questo popolo ridotto a stracci non dalla stracciarola di De Luca, ma dai profeti della luce che tutti paghiamo e che stracciano beatamente tutti. Tanto, alla fine, si assolvono tra loro…
Voglio espressamente ricordare al sostituto Claudio Curreli (e a tutti i suoi solidali colleghi della procura) che, come lui scriminò Milva Maria Cappellini, moglie del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti, con l’atto 4627/2020, sostenendo che costei aveva offeso sì, sia me che Alessandro Romiti, ma perché provocata dai nostri articoli che diffamavano il marito; allo stesso modo anche noi, cittadini della repubblica ex art. 3 della Costituzione, abbiamo il diritto di essere scriminati in ciò che abbiamo qui sopra scritto, per le decine di provocazioni “claudiane” messe in ponte in questi ultimi quattro anni, senza motivo e violando l’art. 358 cpp.
Curreli dètte, infatti, per certo che quello che scrivevamo su Nesti, superprotetto da tutti (procura compresa), era falso e diffamatorio. Cosa indegna per un sostituto serio e degno di tal nome.
Sbagliava, lo scout-Agesci, peccando di sciocca presunzione. E le prove sono non nella pedissequa sentenza di primo grado di Luca Gaspari, monòcrate prono alle pressioni della procura, ma su altra sentenza definitiva e perciò dotata dei requisiti della «verità effettuale» machiavelliana.
Per il principio di uguaglianza dei cittadini, dunque, permetterà, Claudio Curreli, che, per questo, anche noi, come il Marchese del Grillo possiamo essere ancora un po’ incazzati?
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