Matteo Di Pietro, il ragazzo di vent’anni che insieme a quattro coetanei ha sfidato la sorte distruggendo una famiglia, potrà tranquillamente continuare la sua vita di sempre. Ha chiesto scusa, si è pentito e tanto basta a far felici i
politicamente corretti…
L’Europa dei democratici può partire dalla procura di Pistoia
ITALIA, UNA GIUSTIZIA SCIOLTA NELL’ACIDO
DAL ‘COLPO DI STATO’ DI TANGENTOPOLI
Rinchiudetelo in carcere e buttate via la chiave.
Lasciatelo marcire dietro le sbarre come il bambino che ha ucciso sta marcendo sotto terra.
Chi guida a 120 chilometri orari su una strada che prevede il limite di 50, gira uno stupido video per ottenere popolarità su un canale web, buca uno stop e travolge una macchina uccidendo un bambino innocente di 5 anni, ferendo gravemente la madre e la sorellina, non si merita pietà.
La storia è sempre la stessa: qualcuno per assoluta negligenza, stupidità e nessun rispetto delle regole e del prossimo fa accadere una tragedia. L’intero Stivale è indignato, le cronache dei giornali ne parlano per mesi. Poi arriva la Giustizia. Quella con la “G” maiuscola che concede il patteggiamento ad un delinquente privo di ogni morale ( non riesco a definirlo in altro modo), che lo condanna a soli 4 anni di carcere (meno di quelli del piccolo Manuel) e con una pacca sulla spalla non gli fa fare nemmeno un giorno di galera.
“Dai, hai sbagliato, non preoccuparti, hai chiesto scusa e questo basta”.
Lui, Matteo Di Pietro, il ragazzo di vent’anni che insieme a quattro coetanei ha sfidato la sorte distruggendo una famiglia.
Lui che ha patteggiato 4 anni e 4 mesi e che non si farà nemmeno un giorno di carcere mentre il piccolo Manuel marcirà dentro una tomba.
“Addolorato”, “Affranto” , Di Pietro chiede “perdono” alla famiglia e si mostra pentito.
Nessuna pietà io rispondo.
Non so come faccia la madre del piccolo Manuel a vivere. Forse può trovare la forza solo nell’altra piccola figlia che le è rimasta.
Una famiglia distrutta per girare uno stupido video.
Insegnate ai vostri figli che la vita non è dentro lo schermo di un cellulare, che chi sbaglia deve pagare e che la vita altrui deve essere rispettata e tutelata quanto la propria.
Sarò impopolare. Tacciatemi di essere fascista, giustizialista, insensibile e anti progressista.
No, nessuna pietà. Nessun perdono.
Non credo nella funzione “rieducativa” della pena (quale pena dato che il ventenne non farà neanche un giorno di funzionale galera??), non credo nel suo reinserimento nella società ( uno che a vent’anni sfida la sorte guidando come un pazzo non sa nemmeno cosa sia la società), non credo in questo stupido buonismo di chi fa il comunista con la sofferenza altrui (che poi il vero comunismo spediva la gente nei Gulag, altro che reinserimento sociale) e non credo nemmeno nella “Giustizia”, questa orrenda macchina di terrore che grazia solo i delinquenti a discapito della gente per bene.
Una madre non ha più il suo bambino perché un delinquente lo ha ucciso.
Punto e basta. Nessuna attenuante, nessuna pietà.
Questa è la giustizia italiana. Questo fa davvero paura.
“L’Italia è un paese morto: non ci sono punizioni per chi delinque e non ci sono premi per chi merita” diceva Piero Angela.
Niente di più condivisibile.
Fa male, tanto male.
Alessandra Tuci
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