SAN MARCELLO. Si piange e si urla la propria indignazione, ma intanto s’incassa. Dietro i disperati che dalle coste africane, ma non solo, partono in cerca di una nuova speranza, trovando troppo spesso la morte (diecimila morti in 10 anni), c’è un vorticoso giro d’affari.
Un business «facile», a tempo indeterminato. Che non riempie solo le tasche di scafisti e criminali. C’è anche il «guadagno legittimo». Cifre grosse, che non si possono più nascondere.
Nel centro d’accoglienza Cara di Mineo, ad esempio, una vecchia base militare per famiglie americane, lavorano 350 persone, non mancano le cooperative e secondo quanto affermato nei giorni scorsi dal Sindacato autonomo di Polizia, l’affitto si aggira sui 6 milioni di euro annui.
I migranti devono dormire, curarsi, vestirsi, vivere e sopravvivere. Dunque anche mangiare. Nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo, provincia di Ragusa, centinaia di piatti di carne e pasta, quindici euro l’uno, sono però finiti nei cassonetti dell’immondizia. Così anche la frutta fresca. Per 60 «ospiti» erano stati preparati 300 pasti. Quelli «in più» sono finiti nella spazzatura.
Anche in questo caso ci sono dietro affari e «prelibati» appalti. L’arrivo di oltre 61mila immigrati sulle coste italiane, «scatena» imprenditori, gruppi sociali e «solidali» e naturalmente le cooperative.
Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, ha affermato che l’emergenza immigrazione «è per molte associazioni e cooperative di sinistra anche una buona occasione di business, sulla pelle dei disperati e degli italiani che ne coprono i costi». Nessuno resta indifferente di fronte a milioni di euro «facili». Né coloro che gestiscono i centri di accoglienza, né gli istituti religiosi.
E nemmeno gli imprenditori che hanno trasformato i loro alberghi in strutture «umanitarie e solidali», incassando 30 euro al giorno, più iva, per ogni immigrato. Tradotto significa che per quegli alberghi che riescono a ospitarne cento o più, l’incasso supera il milione di euro l’anno.
Gli interessi in gioco sono evidenti: «Parliamo di centinaia di migliaia gli euro in ballo. C’è gente che guadagna sulle spalle degli immigrati». E si è chiesto retoricamente: «Chi gestisce l’immigrazione in Italia? Basta andare a guardare chi incassa milioni di euro per gestire i clandestini».
Persino i gruppi folk, tra un ballo e l’altro, sfruttano degli edifici per piazzarci dentro clandestini e incassare i soldi dello Stato. La cooperativa che ha vinto l’appalto per gestire gli immigrati pensa a guadagni facili.
Giorgio Fabbri, Fdi-An
La beffa finale è che chi gestisce questo business è spesso più razzista di chi vorrebbe un immigrazione controllata