LA FONTANA DI BURÀN
TAPPA E CHIUDE IL MONTALBÀN
Sabrina Sergio Gori. Era martedì 2 ottore 2012
Venerdì 17 luglio 2020: ottima data per la pubblicazione in un anno bisestile
QUARRATA non è la città come ve la presentano sull’accattivante sito del Comune: tutta rose e fiorellini e un magnifico fondale di bellezze naturali sul Montalbano.
È una città non bella. È nata male, sviluppata peggio e affidata a una burocrazia che fa di tutto per non fare assolutamente nulla di ciò che va fatto.
Ma i problemi di Quarrata non sono solo quelli a cui pensa, compulsivamente e ossessivamente, Daniele Manetti. Non sono le balle di stracci buttate da tutte le parti qua e là sul territorio; non è il mare di plastica che la sommerge e che Legambiente si pregia e si onora, spesso e volentieri, di pubblicizzare anche su questo giornale che, non essendo legato a nessuno, fa parlare tranquillamente tutti – a tutti, poi, riservando le giuste e doverose legnate.
Aldilà degli aspetti più civettuoli – o, se preferite, “più stronzi da fake politics” (del resto, come diceva il bue, «ognuno cerca di mettere in mostra ciò che ha di meglio») – la verità di Quarrata la vivono con pienezza i vecchi quarratini, anche se luccianesi-oriesi come me, una volta generosamente razzistizzati dalla brava gente di pianura fino alle botte, alle sassaiole e agli sfondamenti dei tetti solo per campanile; e anche alle coltellate con sbudellamenti o alla pilla dell’acqua del Podere del Morettone, dopo il Giuntini, su via di Lucciano, dove la gente della collina, oriesi e luccianesi, non potevano far bere le loro bestie, per non rischiare di essere presi a randellate.
I quarratini di oggi, in gran parte immigrati da ogni parte del globo, ma soprattutto dalle Piane pratesi e fiorentine e dalle città di là, non solo non sanno nulla di Quarrata, ma, se appunto provenienti dalla “civiltà cittadina” dei presuntuosi, sono un rischio, un pericolo e una vera e propria rottura di coglioni per i quarratini veri, anche e soprattutto se luccianesi (e forse è nato a Lucciano anche il sindaco, ma non se lo ricorda) o comunque abitanti o ex-abitanti della fascia collinare Sud del Montalbano.
Se tuttavia i signorini-caccola sono il peccato originale, il vero problema di Quarrata è, e resta, una struttura amministrativa comunale che fa fare tutto a tutti sulla parola, e se la cava concedendo regalìe e sanatorie con il semplice scrivere, in fondo agli atti (impuri) che emana, una sorta di formula secondo loro scriminante alla «salvo intese» di Giuseppi, che nell’ufficio tecnico comunale quarratino suona così: «Fatti salvi i diritti dei terzi». Fatti salvi un corno – viene subito da obiettare –, signori ingegneri, architetti, geometri, dottori, avvocati e je m’en fous, tutti venuti fuori dalla scuola di don Milani da Barbiana, e tutti con un sacco di chiacchiere che non fanno farina!
Con questa formula che potrebbe essere definita del «mi lavo le mani come Pilato (e me ne fotto di chi è inculato)» il Signor Comune di Quarrata dal dopoguerra, nostra infanzia di vecchi quarratini, ad oggi, ha permesso ai signori immigrati provenienti dalla cultura cittadina di «fare e disfare quel cazzo che gli pare».
Guardàtele bene queste bellissime colline che vi ho messo in foto e che vengono dal belsito del Comune di Quarrata. E scordatevi di poterne godere, com’è sempre stato un diritto fin da tempo immemorabile, una volta che certi pidocchi rammolliti (i quarratini doc sanno cosa significa l’espressione) si sono comprati rustici e poderi in quest’area protetta – il famoso inutilerrimo Parco del Montalbano, fottuto risultato solo della propaganda di una sinistra illuminatamente ambientalista per modo di dire!
Perché non potrete goderne? Perché, riprendendo il discorso, certi pidocchi rammolliti che si sono fatti il rustico e/o che hanno comprato la villa del fu loro padrone, adottano il proverbio «A lo villano se l’è dato lo dito se piglia la mano».
Loro arrivano, comprano, si sentono padroni di tutto e chiudono strade interpoderali e vicinali, viottoli, sentieri, mulattiere e carraie, redoloni e redolini e perfino strade comunali e quanto era aperto da secoli e non da ieri l’altro. Mettono barriere, barricate, inferriate, reti, muri di Berlino, telecamere e satelliti in orbita: manca solo che stendano cavalli di Frisia e fili spinati elettrificati come ad Auschwitz. E un campo minato lungo i confini. Poi, magari, muoiono a secco e si godono la pace della terra: due metri sopra lo stomaco.
Ma questa assurda imbecillità non è colpa loro: discende da quel gregge di funzionari pubblici impreparati e presuntuosi che si fanno gonfi coi deboli e palloncini da fiera ammosciati dal sole con certi pavoni a coda aperta che non capiscono nulla e che magari, dopo aver comprato una laurea in una università farlocca con sede in Svizzera, si fanno anche chiamare dottori. È la civiltà cittadina che avanza nel politicamente corretto (alla Grappa Bocchino, che piaceva a Mike).
Sul Montalbano, grazie all’ufficio del territorio del Comune di Quarrata, c’è solo un boscabbaccano micidiale e una serie di contenziosi che il Comune ha creato e fatto scoppiare con la sua formula magica del cazzo «Fatti salvi i diritti dei terzi».
Sarebbe l’ora che si mettesse un punto e si andasse a capo: evitando di fare le marce della giustizia con le teologhe che vogliono un Dio più femmina (e la Madonna chi la incintò, allora?) e riportando la giustizia nei giusti termini non solo per i vecchi quarratini, ma per tutti e come buonsenso vuole.
Perciò: caro Comune di Quarrata; caro Sindaco Marco Mazzanti; cara nuova segretaria comunale Dottoressa Grazia Razzino; caro comandante Pm Marco Bai; caro assessore al territorio Simone Niccolai; caro ingegner Iuri Gelli, capo di una baraonda di signori «Fatti salvi i diritti di terzi»; caro signor Prefetto Dottor Gerlando Iorio e, infine, caro Dottor Tommaso Coletta: vogliamo guardare, alla buon’ora, se riusciamo a riportare a pulito la legalità della viabilità territoriale del Montalbano senza dover costringere il cittadino qualunque a spendere in avvocati per i propri diritti calpestati dalla colpevole negligenza e incuria della Pubblica [dis]Amministrazione quarratina?
La gente non ne può più di passare la vita a dover rincorrere chi non sta a sentire e lascia combinare guai a chi fa il gradasso!
DOMANDA FINALE A PREMI
È più politicamente scorretto permettere a chiunque di fare come vuole rovinando il Montalbano e creando motivi di attrito e di lite fra cittadini senza intervenire come dovuto, oppure parlare in italiano con la chiara lingua di Dante, chiamando le cose con il loro nome tramandatosi nei secoli? Cosa ne penserebbe la famosa “Congrega della Crusca”, sempre pronta a dare ragione ai PaDroni del PoDere tutti petalosi?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21 Costituzione Italiana
Fra gli obblighi della P.A. c’è anche quello di costringere i cittadini a doversi rivolgere per forza al giudice per poter godere di un proprio diritto pacificamente naturale come quello della viabilità nelle campagne e sulle colline come stabilita da usi, costumi e consuetudini consolidati da tempo immemorabile?
One thought on “fake politics. 8 ANNI DOPO LA GORI: «QUARRATA “NON” È UN POSTO DOVE SI VIVE BENE»”
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