Un periodico online che resiste alle intimidazioni e dimostra che il silenzio istituzionale è il rifugio di chi teme la verità
LO DICIÀM SENZA PAURA:
ORMAI SIAMO IN DITTATURA
SAN MARCELLO-PITEGLIO. L’ultimo Consiglio Comunale di San Marcello Piteglio, tenutosi il 23 dicembre scorso, si è concluso con una dichiarazione di trasparenza e un impegno preciso da parte della presidentA Sandra Romagnani: “Inviare la presente deliberazione [quella sulla sanità – n.d.r.] alla giunta regionale, all’Asl Toscana Centro e anche agli organi di stampa”.
Inutile dire che Linea Libera non ha ricevuto niente. Non ce ne rammarichiamo né ci lamentiamo. Tant’è che, anche senza l’imboccata istituzionale, siamo usciti puntuali con un articolo sul consiglio comunale due giorni dopo, il 25 dicembre.
Non si tratta solo di una questione formale, ma di un episodio che mette in luce dinamiche ben più significative. Questo comportamento, apparentemente trascurabile, si configura come un segnale inequivocabile della volontà di marginalizzare chi esercita un’informazione indipendente e non allineata.
IL PREZZO DELL’INDIPENDENZA
Non è un segreto che Linea Libera sia un giornale considerato “scomodo”. Questo aggettivo, per i giornalisti che vi collaborano, rappresenta una medaglia d’onore, frutto di un lungo percorso fatto di inchieste, denunce e analisi: tutte troncate da chi (leggi procura della repubblica di Pistoia) avrebbe dovuto garantire il rispetto di quella Costituzione di cui solitamente si riempie la bocca.
E se un giornale dà fastidio, significa che sta facendo bene il suo lavoro. La nostra testata, senza filtri, è considerata un problema da chi preferisce una stampa docile e compiacente come quella che garantisce solo le sagre paesane che al massimo possono dare fastiio solo ai poveri suini che vanno alla macellazione, ma non sfiorano (neppure di striscio) l’arroganza di un potere che è evidentissimamente sopraffaziione, inganno, malafede e grillismo da marchee: io so’ io e voi non siete un cazzo!
La storia del giornale parla da sola: due chiusure forzate nel tentativo di soffocare una voce libera e verace; e, altrettante volte, una riapertura voluta e sostenuta da chi crede nel valore della libertà di stampa, di parola, di opinione. Mai come oggi, infatti, questa libertà è messa in pericolo, con derive autoritarie sempre più evidenti, di quel fascismo contro cui tutti si scagliano farisaicamente con una ipocrisia massiccia e dura quanto la cotenna del prosciutto stagionato.
Le chiusure inflitte a Linea Libera non sono che l’apice di una serie di pressioni esercitate dalle stesse magistrature locali nel tentativo di zittire una realtà giornalistica che si è sempre distinta per il suo rigore e la sua indipendenza. Ciò che potrebbe abbattere molti ha reso Linea Libera ancora più determinata a perseguire il suo obiettivo: essere un baluardo della verità, anche quando questa risulta scomoda per chi detiene il potere e per i suoi vassalli, valvassori e valvassini molto diffusi anche in montagna.
COMUNICARE O ESCLUDERE
IL COMUNE SCEGLIE LA SECONDA STRADA
Ignorare un giornale, non fornire documenti e comunicazioni ufficiali, equivale a privare i cittadini di un’informazione completa e pluralista. È importante ricordare che la stampa non è solo un mezzo di comunicazione, ma uno strumento essenziale per garantire la responsabilità e la trasparenza del potere, che ormai in questo paese sono solo un nobile inganno.
Il mancato invio di comunicati stampa e documenti ufficiali a Linea Libera è, quindi, un atto grave, che denota non solo la scarsa considerazione per il diritto di cronaca, ma anche un atteggiamento di chiusura rispetto a una voce critica. Paradossalmente, questa scelta non fa altro che confermare il valore e l’indipendenza del giornale: se un’amministrazione decide di non dialogare con una testata, evidentemente teme l’impatto delle sue analisi, delle sue osservazioni e delle sue inchieste.
IL VALORE DELLA RESISTENZA TRADITA
Nonostante queste difficoltà, Linea Libera non ha mai smesso di fare il suo lavoro: informare, denunciare, analizzare. Il giornale, sostenuto da un pubblico che crede nel suo ruolo, ha dimostrato che l’indipendenza è possibile, anche a costo di essere marginalizzati o addirittura perseguitati.
Questa vicenda non fa che rafforzare il significato della sua esistenza. Un giornale scomodo, sì, ma necessario. Perché, come dimostra questa storia, la vera libertà di stampa non consiste solo nel pubblicare senza censure, ma nel resistere anche quando il sistema cerca di ignorarti o chiuderti fuori o addirittura abbatterti con un vero e proprio stalking giudiziario vergogonosamente iniziato e portato avanti da una procura ormai palesemente soggetta a «prossimità sociali» (leggi amicizie) e interessi personali che niente hanno a che fare con l’articolo 21 della Costituzione.
In un contesto sempre più complesso e polarizzato, il ruolo di testate come Linea Libera svolge la funzione della stampa che, nel secolo scorso, contribuì a dare il via alla riscossa e alla promulgazione della Costituzione più bella (e meno rispettata) del mondo.
Come la storia insegna, ogni tentativo di oscurare questa voce si è sempre trasformato in un’opportunità per riaffermare la missione della libertà: dare spazio alla verità, qualunque essa sia.
Ecco perché oggi i veri partigiani dell’Anpi sono – pensate che paradosso! – proprio i giornalisti disallineati di questa testata.
Non ve ne state accorgendo, ma siamo tornati a questi punti…