falsi d’autore. IL COMUNE DI QUARRATA, IL SUO EMERITO UFFICIO TECNICO-URBANISTICA E L’ARTE SUBLIME DELL’INGANNARE I CITTADINI MENTENDO E SAPENDO DI MENTIRE

In una delle loro brillanti risposte ufficiali l’ingegner Iuri Gelli, il comandante Marco Bai, l’ingegner Andrea Casseri e il geometra Emanuele Gori dichiarano e sottoscrivono che Mara Alberti, Gionni Dainelli e Sergio Luciano Giuseppe Meoni, salvo se altri, hanno sempre potuto devastare legittimamente l’area a comune del “castello” di Lecceto. Lo fanno senza pudore citando due fascicoli nei quali non c’è cenno alcuno a nessuna delle opere abusivamente realizzate. Allora: è vero o no che il Comune del Mazzanti favorisce alcuni cittadini a danno di altri?

I documenti sono tutti ufficiali: impossibile smentirli. Fate voi!

Chi cerca la verità non può fermarsi alle parole: deve lavorare sui dati certi e sulle carte. Perciò, anche se la Procura di Pistoia pretende, per aprioristico diktat, che io debba credere a quel che mi dice il Comune, conoscendo il Comune e, in generale, certi suoi metodi; e soprattutto avendo il vizio di pretendere di infilare il dito nella piaga come San Tommaso…

 

FIDARSI È BENE

NON FIDARSI È MEGLIO

 


 

Ma l’atto di assenso del condomino della particella a comune 430, assolutamente necessario al rilascio del condono, dov’è finito, in cavalleria? E i permessi per tutti i lavori denunciati, chi li ha rilasciati, se non risultano agli atti del Comune, San Simon Mago?

 

DICEVANO I CATTOLICI, cioè quei cosi che sono diventati perlopiù militanti del Pd, che il peccato mortale (oggi cancellato dalla coscienza cristiana) c’è in presenza di tre requisiti:

  1. la materia grave

  2. la piena avvertenza

  3. il deliberato consenso

Io, che persi la fede proprio galleggiando nell’Azione Cattolica e fra i suoi più illustri rappresentanti, ravviso la stessa situazione nell’Ufficio Tecnico Urbanistica (e non solo) del Comune di Quarrata; retto con mano ferma dal Geom. Ing. Iuri Gelli & Derivati – forse anche tossici – come quei cosi che il babbo della Boschi faceva vendere per buoni in Banca Etruria.

 

IL FATTO E LE PAROLE

 

Avevo inoltrato, l’estate scorsa 2020, un esposto al Comune (indirizzato più omeno a tutti: dallo staff politico, a Iuri Gelli e in giù) segnalando varie e fattuali irregolarità edilizie in quell’oasi di pace e rispetto delle leggi e dell’ambiente di Lecceto, dove ragionieri visionari e vecchietti creativi hanno combinato, da quasi trent’anni a questa parte, una sarabanda del diavolo, costruendo e distruggendo a loro piacimento e con il beneplacito del Comune, oggi, di Marco Okkióne Mazzanti, sindaco di Burràkia e delle bandierine di Mattarella.

Avevo chiesto, anche, ragione circa le irregolarità da me segnalate, ma mi fu risposto soltanto il 4 dicembre 2020: chi va piano, va sano e va lontano.

Il documento di risposta è riportato all’inizio di questo articolo e reca ben quattro firme: Iuri Gelli, Ingegnere e Capo dell’Area 3; Marco Bai, Elettricista Comandante dei Vigili; Andrea Casseri, Ingegnere e Istruttore Direttivo Tecnico; Emanuele Gori, Geometra Istruttore Tecnico.

Ne bastano quattro, di alto rango, per una dichiarazione di rispondenza a conformità di Concessione Edilizia?

Questi quattro signori come mi hanno risposto? Hanno dichiarato e sottoscritto che:

Lecceto. Particella comune 430 verde

 

in relazione alle competenze degli uffici in tema di vigilanza edilizia, si è ritenuto, … , di verificare lo stato dei luoghi, appurando dal sopralluogo eseguito, con la scorta delle pratiche edilizie:
– n. 516 del 25/06/2003 di cui alla Concessione Edilizia n. 199 del 26/11/2003;
– variante finale alla PE 516/03 del 24/11/2006 prot. 61991 rubricata al n. 787/06;
che quanto realizzato corrisponde ai titoli edilizi sopra elencati, non ravvisandone difformità.

Risultato: certificazione di piena conformità dei lavori. Cosa vuoi di più Bianchini, che non sei neppure legittimato a farti avanti e a rivolgere la parola al guidatore?

 

L’ANALISI E LA RICERCA DELLA VERITÀ

 

Chi cerca la verità non può fermarsi alle parole: deve lavorare sui dati certi e sulle carte. Perciò, anche se la Procura di Pistoia pretende, per aprioristico diktat, che io debba credere a quel che mi dice il Comune, conoscendo il Comune e, in generale, certi suoi metodi; e soprattutto avendo il vizio di pretendere di infilare il dito nella piaga come San Tommaso,

1. Dicono che è tutto regolare, ma non c’è traccia di niente da nessuna parte. Misteri del Comune di Quarrata?

– mi sono fatto rilasciare le pratiche edilizie 516 sopracitate
– ne ho estratto copia integrale (con 47 € di spesa, per l’esattezza), ma
– non ho fatto come i quattro signori di cui sopra (Gelli, Bai, Casseri, Gori): prima ho letto tutti i documenti; poi ho constatato che di pavimentazione in porfido, di cancellate da costruire su particella a comune 430 e di posa di ringhiere ornamentali in ferro battuto su parti a comune e, parzialmente, in via di Lecceto, non v’era traccia alcuna.

Domanda per i sopralluogatori Gelli, Bai, Casseri, Gori: era non possibile, ma vero, secondo loro – dati i risultati di esame analitico dei documenti –, che «quanto realizzato corrispondesse ai titoli edilizi sopra elencati, non ravvisandone difformità»? Oppure la conclusione, sottoscritta dai quattro, era palesemente e vergognosamente falsa?

 

PER ECCESSO DI SPECIFICAZIONE

 

I quattro tecnici del Comune di Quarrata sono, evidentemente, dei geni e dei superuomini se, a occhio nudo, girano lo sguardo attorno e senza leggere niente (la prova è evidente dai fatti e dalle carte da me lette rigo per rigo) dichiarano che tutto è conforme senza che in realtà lo sia.

Ma poiché io, pur non legittimato a chiedere spiegazioni (!) come sostengono loro, nella mia umiltà capisco poco e senz’altro molto meno di chi il potere lo esercita (e non di rado male e/o a discrezione e capriccio); avendo scoperto che le pratiche edilizie che legittimavano i devastatori del Montalbano dipendevano, per richiamo, da una originaria richiesta di interventi di modifiche, risalente alla Pratica Edilizia 706/96 del 29.10.1996; con la modestia di chi non capisce niente e in perfetto contrasto con la supponenza di chi tutto comprende e sa, come i quattro dell’UTC di Quarrata, mi sono premurato di farmi rilasciare l’intero originario fascicolo-madre, per timore che – a volte – fosse scritto là che i permessi per fare il proprio comodo su parte a comune a Lecceto (si parla della particella 430) da parte di Mara Alberti, Gionni Dainelli e Sergio Luciano Giuseppe Meoni salvo se altri, erano stati regolarmente richiesti e concessi.

2. Dicono che è tutto regolare, ma non c’è traccia di niente da nessuna parte. Misteri del Comune di Quarrata?

Stavolta la spesa per fotocopie è stata di 107 € che però io, il non legittimato, ho speso più che volentieri: se non altro per accertare, senza la minima ombra di dubbio, che i lavori da me segnalati furono, sono rimasti e sono tuttora, del tutto privi di conformità a licenza e/o permesso e/o condono.

Già: anche condono. Perché non solo non ci sono richieste di autorizzazione per le opere da me segnalate; ma dallo spulcio analitico di tutte le carte (per 107 € di spesa) vengo a scoprire che i modificatori senza licenze dell’area di Lecceto, pur non avendo presentato tutti i documenti di rito e indispensabili per ottenere il condono di cui parlavo sopra, di fatto quel condono indebito lo hanno comunque ottenuto; e grazie a questa palese anomalia, hanno potuto continuare a imperversare indisturbati sulla loro e sull’altrui proprietà senza averne alcun titolo: anzi, sempre avanzando richieste e chiedendo concessioni con false dichiarazioni in atti sostitutivi di notorietà con i quali hanno sostenuto di essere legittimati a chiedere tutto in quanto pieni ed esclusivi proprietari anche delle parti a comune.

Applausi: al Comune di Quarrata in primo luogo, che era perfettamente al corrente di tutto attraverso gli uffici (all’epoca al servizio-condoni e licenze era applicato il geometra Franco Fabbri; e alla vigilanza anti-abusi il geometra vigile Oliviero Billi, poi comandante della Municipale di Quarrata).

In quel tempo (1996) l’assessore all’urbanistica era il professor Marcello Bracali, che fermò immediatamente – su mia segnalazione, ancora agli atti – la macchina della concessione del condono; e chiese la consegna del consenso in forma pubblica (atto notarile?) di mia madre, Bruna Lapini, per le opere sulla particella 430 (area a comune) e per quelle a confine e/o presso il confine con confinanti (sempre Bruna Lapini).

Mara Alberti, Gionni Dainelli e Sergio Luciano Giuseppe Meoni, salvo se altri, acquistarono da Bruno Alberi: come hanno potuto ottenere il condono se non è mai stato presentato l’assenso necessario del comproprietario in comunione sulla particella 430? Altro mistero del Comune di Quarrata?

Che avreste fatto, voi, lettori? Cosa avrebbe fatto il superintelligente “Nocciolina da Lucciano”, amico e sostenitore del Mazzanti?

Io personalmente ho chiesto a Gelli, Bai, Casseri, Gori, di inviarmi in esame il documento richiesto per il rilascio del condono e precisamente

Atto di assenso in forma pubblica, da parte del richiedente e degli eventuali comproprietari o confinanti, per le opere abusive eseguite su parti comuni, sul confine di proprietà e in prossimità di questo.

Se per il rilascio del condono e per le pratiche edilizie susseguenti richieste era – ed è tuttora – necessario e indispensabile quel documento, ma quel documento non c’è e non è mai stato depositato da chi ha fatto quel che ha voluto, le domande sono:

1. com’è possibile che il condono sia stato rilasciato?
2. e se i richiedenti il condono hanno dichiarato di agire come pieni ed esclusivi proprietari anche di parti e su parti certamente a comune, la loro dichiarazione è verace o è falsa?
3. e se il disastro di Lecceto è stato, in buona sostanza, realizzato e permesso anche dagli uffici tecnici in base a false dichiarazioni (mai controllate dagli uffici che ne avevano piena conoscenza) e grazie a omissioni di rilevanza sostanziale, tutte le opere realizzate a Lecceto sono lecite o illecite?

L’Atto di assenso in forma pubblica non solo non c’è, ma Gelli, Bai e – stavolta – l’architetta Biagiotti, confermano che quel documento non c’è segnalando – dopo la mia richiesta di averne copia – che tutta la documentazione presente e agli atti è stata messa a mia disposizione. Punto.

 

PER CONCLUDERE

 

Chiedo, perciò, a Gelli, a Bai, a Casseri, a Gori e, in aggiunta, a Biagiotti – ma tanto più al dottor Tommaso Coletta, Procuratore Capo di Pistoia –, se il documento del sopralluogo a Lecceto, di cui alla foto iniziale, sia vero o sia falso.

E, se è vero, mi si dimostri come può esserlo; oppure, se è falso, il dottor Coletta intervenga con la stessa rapidità (la legge è uguale per tutti, Cost., art. 3), diligenza e cura con cui è intervenuto, contro chi scrive il dottor Claudio Curreli e non solo.

Dagli arresti domiciliari, Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]

La legge è disuguale per alcuni?

 

Io sto anche in carcere, se lo merito.
Ma gli altri, nel frattempo, cosa fanno? Ballano la quadriglia?
E i cittadini non erano tutti uguali dinanzi alla legge?


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