In una delle loro brillanti risposte ufficiali l’ingegner Iuri Gelli, il comandante Marco Bai, l’ingegner Andrea Casseri e il geometra Emanuele Gori dichiarano e sottoscrivono che Mara Alberti, Gionni Dainelli e Sergio Luciano Giuseppe Meoni, salvo se altri, hanno sempre potuto devastare legittimamente l’area a comune del “castello” di Lecceto. Lo fanno senza pudore citando due fascicoli nei quali non c’è cenno alcuno a nessuna delle opere abusivamente realizzate. Allora: è vero o no che il Comune del Mazzanti favorisce alcuni cittadini a danno di altri?
I documenti sono tutti ufficiali: impossibile smentirli. Fate voi!
FIDARSI È BENE
NON FIDARSI È MEGLIO
DICEVANO I CATTOLICI, cioè quei cosi che sono diventati perlopiù militanti del Pd, che il peccato mortale (oggi cancellato dalla coscienza cristiana) c’è in presenza di tre requisiti:
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la materia grave
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la piena avvertenza
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il deliberato consenso
Io, che persi la fede proprio galleggiando nell’Azione Cattolica e fra i suoi più illustri rappresentanti, ravviso la stessa situazione nell’Ufficio Tecnico Urbanistica (e non solo) del Comune di Quarrata; retto con mano ferma dal Geom. Ing. Iuri Gelli & Derivati – forse anche tossici – come quei cosi che il babbo della Boschi faceva vendere per buoni in Banca Etruria.
IL FATTO E LE PAROLE
Avevo inoltrato, l’estate scorsa 2020, un esposto al Comune (indirizzato più omeno a tutti: dallo staff politico, a Iuri Gelli e in giù) segnalando varie e fattuali irregolarità edilizie in quell’oasi di pace e rispetto delle leggi e dell’ambiente di Lecceto, dove ragionieri visionari e vecchietti creativi hanno combinato, da quasi trent’anni a questa parte, una sarabanda del diavolo, costruendo e distruggendo a loro piacimento e con il beneplacito del Comune, oggi, di Marco Okkióne Mazzanti, sindaco di Burràkia e delle bandierine di Mattarella.
Avevo chiesto, anche, ragione circa le irregolarità da me segnalate, ma mi fu risposto soltanto il 4 dicembre 2020: chi va piano, va sano e va lontano.
Il documento di risposta è riportato all’inizio di questo articolo e reca ben quattro firme: Iuri Gelli, Ingegnere e Capo dell’Area 3; Marco Bai, Elettricista Comandante dei Vigili; Andrea Casseri, Ingegnere e Istruttore Direttivo Tecnico; Emanuele Gori, Geometra Istruttore Tecnico.
Ne bastano quattro, di alto rango, per una dichiarazione di rispondenza a conformità di Concessione Edilizia?
Questi quattro signori come mi hanno risposto? Hanno dichiarato e sottoscritto che:
in relazione alle competenze degli uffici in tema di vigilanza edilizia, si è ritenuto, … , di verificare lo stato dei luoghi, appurando dal sopralluogo eseguito, con la scorta delle pratiche edilizie:
– n. 516 del 25/06/2003 di cui alla Concessione Edilizia n. 199 del 26/11/2003;
– variante finale alla PE 516/03 del 24/11/2006 prot. 61991 rubricata al n. 787/06;
che quanto realizzato corrisponde ai titoli edilizi sopra elencati, non ravvisandone difformità.
Risultato: certificazione di piena conformità dei lavori. Cosa vuoi di più Bianchini, che non sei neppure legittimato a farti avanti e a rivolgere la parola al guidatore?
L’ANALISI E LA RICERCA DELLA VERITÀ
Chi cerca la verità non può fermarsi alle parole: deve lavorare sui dati certi e sulle carte. Perciò, anche se la Procura di Pistoia pretende, per aprioristico diktat, che io debba credere a quel che mi dice il Comune, conoscendo il Comune e, in generale, certi suoi metodi; e soprattutto avendo il vizio di pretendere di infilare il dito nella piaga come San Tommaso,
– mi sono fatto rilasciare le pratiche edilizie 516 sopracitate
– ne ho estratto copia integrale (con 47 € di spesa, per l’esattezza), ma
– non ho fatto come i quattro signori di cui sopra (Gelli, Bai, Casseri, Gori): prima ho letto tutti i documenti; poi ho constatato che di pavimentazione in porfido, di cancellate da costruire su particella a comune 430 e di posa di ringhiere ornamentali in ferro battuto su parti a comune e, parzialmente, in via di Lecceto, non v’era traccia alcuna.
Domanda per i sopralluogatori Gelli, Bai, Casseri, Gori: era non possibile, ma vero, secondo loro – dati i risultati di esame analitico dei documenti –, che «quanto realizzato corrispondesse ai titoli edilizi sopra elencati, non ravvisandone difformità»? Oppure la conclusione, sottoscritta dai quattro, era palesemente e vergognosamente falsa?
PER ECCESSO DI SPECIFICAZIONE
I quattro tecnici del Comune di Quarrata sono, evidentemente, dei geni e dei superuomini se, a occhio nudo, girano lo sguardo attorno e senza leggere niente (la prova è evidente dai fatti e dalle carte da me lette rigo per rigo) dichiarano che tutto è conforme senza che in realtà lo sia.
Ma poiché io, pur non legittimato a chiedere spiegazioni (!) come sostengono loro, nella mia umiltà capisco poco e senz’altro molto meno di chi il potere lo esercita (e non di rado male e/o a discrezione e capriccio); avendo scoperto che le pratiche edilizie che legittimavano i devastatori del Montalbano dipendevano, per richiamo, da una originaria richiesta di interventi di modifiche, risalente alla Pratica Edilizia 706/96 del 29.10.1996; con la modestia di chi non capisce niente e in perfetto contrasto con la supponenza di chi tutto comprende e sa, come i quattro dell’UTC di Quarrata, mi sono premurato di farmi rilasciare l’intero originario fascicolo-madre, per timore che – a volte – fosse scritto là che i permessi per fare il proprio comodo su parte a comune a Lecceto (si parla della particella 430) da parte di Mara Alberti, Gionni Dainelli e Sergio Luciano Giuseppe Meoni salvo se altri, erano stati regolarmente richiesti e concessi.
Stavolta la spesa per fotocopie è stata di 107 € che però io, il non legittimato, ho speso più che volentieri: se non altro per accertare, senza la minima ombra di dubbio, che i lavori da me segnalati furono, sono rimasti e sono tuttora, del tutto privi di conformità a licenza e/o permesso e/o condono.
Già: anche condono. Perché non solo non ci sono richieste di autorizzazione per le opere da me segnalate; ma dallo spulcio analitico di tutte le carte (per 107 € di spesa) vengo a scoprire che i modificatori senza licenze dell’area di Lecceto, pur non avendo presentato tutti i documenti di rito e indispensabili per ottenere il condono di cui parlavo sopra, di fatto quel condono indebito lo hanno comunque ottenuto; e grazie a questa palese anomalia, hanno potuto continuare a imperversare indisturbati sulla loro e sull’altrui proprietà senza averne alcun titolo: anzi, sempre avanzando richieste e chiedendo concessioni con false dichiarazioni in atti sostitutivi di notorietà con i quali hanno sostenuto di essere legittimati a chiedere tutto in quanto pieni ed esclusivi proprietari anche delle parti a comune.
Applausi: al Comune di Quarrata in primo luogo, che era perfettamente al corrente di tutto attraverso gli uffici (all’epoca al servizio-condoni e licenze era applicato il geometra Franco Fabbri; e alla vigilanza anti-abusi il geometra vigile Oliviero Billi, poi comandante della Municipale di Quarrata).
In quel tempo (1996) l’assessore all’urbanistica era il professor Marcello Bracali, che fermò immediatamente – su mia segnalazione, ancora agli atti – la macchina della concessione del condono; e chiese la consegna del consenso in forma pubblica (atto notarile?) di mia madre, Bruna Lapini, per le opere sulla particella 430 (area a comune) e per quelle a confine e/o presso il confine con confinanti (sempre Bruna Lapini).
Che avreste fatto, voi, lettori? Cosa avrebbe fatto il superintelligente “Nocciolina da Lucciano”, amico e sostenitore del Mazzanti?
Io personalmente ho chiesto a Gelli, Bai, Casseri, Gori, di inviarmi in esame il documento richiesto per il rilascio del condono e precisamente
Atto di assenso in forma pubblica, da parte del richiedente e degli eventuali comproprietari o confinanti, per le opere abusive eseguite su parti comuni, sul confine di proprietà e in prossimità di questo.
Se per il rilascio del condono e per le pratiche edilizie susseguenti richieste era – ed è tuttora – necessario e indispensabile quel documento, ma quel documento non c’è e non è mai stato depositato da chi ha fatto quel che ha voluto, le domande sono:
1. com’è possibile che il condono sia stato rilasciato?
2. e se i richiedenti il condono hanno dichiarato di agire come pieni ed esclusivi proprietari anche di parti e su parti certamente a comune, la loro dichiarazione è verace o è falsa?
3. e se il disastro di Lecceto è stato, in buona sostanza, realizzato e permesso anche dagli uffici tecnici in base a false dichiarazioni (mai controllate dagli uffici che ne avevano piena conoscenza) e grazie a omissioni di rilevanza sostanziale, tutte le opere realizzate a Lecceto sono lecite o illecite?
L’Atto di assenso in forma pubblica non solo non c’è, ma Gelli, Bai e – stavolta – l’architetta Biagiotti, confermano che quel documento non c’è segnalando – dopo la mia richiesta di averne copia – che tutta la documentazione presente e agli atti è stata messa a mia disposizione. Punto.
PER CONCLUDERE
Chiedo, perciò, a Gelli, a Bai, a Casseri, a Gori e, in aggiunta, a Biagiotti – ma tanto più al dottor Tommaso Coletta, Procuratore Capo di Pistoia –, se il documento del sopralluogo a Lecceto, di cui alla foto iniziale, sia vero o sia falso.
E, se è vero, mi si dimostri come può esserlo; oppure, se è falso, il dottor Coletta intervenga con la stessa rapidità (la legge è uguale per tutti, Cost., art. 3), diligenza e cura con cui è intervenuto, contro chi scrive il dottor Claudio Curreli e non solo.
Dagli arresti domiciliari, Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Io sto anche in carcere, se lo merito.
Ma gli altri, nel frattempo, cosa fanno? Ballano la quadriglia?
E i cittadini non erano tutti uguali dinanzi alla legge?
6 thoughts on “falsi d’autore. IL COMUNE DI QUARRATA, IL SUO EMERITO UFFICIO TECNICO-URBANISTICA E L’ARTE SUBLIME DELL’INGANNARE I CITTADINI MENTENDO E SAPENDO DI MENTIRE”
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