VERONA. Abbiamo anche noi partecipato alla giornata conclusiva del Convegno di Verona con una delegazione mista di Prato e Pistoia e possiamo scrivere questo articolo con una sorprendente constatazione: il Convegno mondiale sulla Famiglia ha visto una scomposta reazione del fronte contrapposto (pro gender, Lgbt, matrimoni omo, utero in affitto, non pro-life) e una forte polarizzazione legata all’argomento più naturale e biologicamente intuibile e conosciuto: la famiglia.
Lo ha dimostrato la manifestazione di ieri sabato con oltre 20.000 femministe e omosex lanciati nella sfilata di reazione: con quali pretese argomentative?
Tutto questo è da ricondurre a una forte ideologizzazione dell’argomento, ma noi, non possiamo che ribadire il fatto che tra i partecipanti vi era un sentimento di condivisione e armonia per delle condizioni che, nel portato quotidiano di ciascuno di noi, sono ovvie, non controverse, pacifiche: il padre e la madre, formano una famiglia e generano dei figli. Punto.
Le numerose personalità presenti hanno presentato le tesi a difesa dell’istituto della famiglia e ci ha seriamente sorpreso che il Papa Francesco, dopo proprio oggi, dopo essersi dimostrato d’accordo con il tema in discussione, ne abbia contestato il metodo di trattazione e ne abbia preso distanza: una dichiarazione sibillina che – dopo la recentissima apertura del Pontefice al mondo lgbt – permette di riaprire nuovi imbarazzi all’interno della Chiesa, indirizzandola verso una inaudita, deriva etica. Ma potremmo anche dire, ricordandoci paradossalmente proprio di lui (che sfugge all’ossequio alla Chiesa portato dal “baciamano” papale) “chi siamo noi per giudicare”?
Le forze dell’ordine, erano presenti in forza, ma non hanno mosso un piede e non hanno avuto dubbio: la manifestazione di oggi, era preferibile a quella di sabato, promossa dal polo opposto delle “femministe-omo- abortiste”, almeno per il silenzio e la compostezza nella conduzione della manifestazione, nella quale hanno partecipato numerosi Sindaci e preti, ben riconoscibili, perchè non a caso provvisti della tradizionale tonaca e cappello alla Don Camillo.
Insomma è chiaro che la polemica è di interesse mondiale, ma vedrà una sua rievocazione crescente nella contrapposizione tra la cultura di una fazione politica “liberista” e l’altra “tradizionale” sulla quale – come possiamo ignorarlo – verrà sviluppata anche l’azione della politica nazionale, sempre più vocata alla marcatura di valori apparentemente seppelliti dai recenti governi di sinistra, penalizzati dagli elettori e non solo in ambito nazionale.
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