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AGLIANA. Dobbiamo dirvi in grande sincerità che, anche chi scrive, non avrebbe avuto alcuna capacità a distinguere una tale “anomalia”.
L’errore, sarebbe riconoscibile nella confondibilità del simbolo della lista di “Agliana Insieme” (quella capitanata dal puparo Magnanensi e dalla Ciampolini) con la lista “Agliana Cambia” del Sindaco uscente Mangoni e, chi ce l’ha proposta, ha evidentemente sofferto la possibilità del confondimento al momento della votazione.
Ci spiega un elettore che, secondo lui, ci sarebbe stato un travaso di voti dal Vannuccini al Mangoni, indotto da tale somiglianza e la medesima provenienza dei due candidati sindaco. Lo skyline con il campanile avrebbe generato la confusione.
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Sempre secondo il nostro informatore, la cosa sarebbe sotto esame nello staff del Vannuccini, il quale starebbe considerando l’ipotesi (abnorme, ma nell’Italia della esasperata correttezza politica ci sta tutto) di proporre un ricorso al Tar per tale circostanza in caso di sconfitta al ballottaggio.
Insomma, sarebbe un jolly di riserva che Vannuccini giocherebbe nella ipotesi di una (bruciante) sconfitta.
L’elettore di “Agliana insieme” si sarebbe confuso e avrebbe quasi equivocato (a causa, anche, del breve tempo intercorso dalla scissione Mangoni/Pd dei due antagonisti) lo stesso Sindaco uscente Mangoni, con il candidato Vannuccini, piddìno postulante, entrambi posti, all’origine, sotto il medesimo ombrello del Magnanensi, fino al Gennaio scorso: i due simboli, sarebbero confondibili per il colore rosso del marchio e per lo stesso skyline di Agliana che configura il simbolo in modo caratteristico.
Queste composizioni grafiche, associate a nomi diversi ma in teoria sostituibili per le trascorse attività comuni (quattro anni e mezzo di consiliatura e iscrizione al Pd) configurerebbero un vizio non solo di forma, ma soprattutto di sostanza, tale da far pensare a Vannuccini – sembra – di poter invocare un’impugnazione dell’intera competizione elettorale con la domanda di ripetere la prova per danno temuto di emorragia di voti, sfuggita nell’ex amico Sindaco.
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La commissione preposta alla qualificazione dei marchi distintivi delle liste è incardinata dal Prefetto, ma non avrebbe notato questa situazione di “confondibilità” tale da dover richiedere la sostituzione di uno dei due simboli, cambiando lo skyline o il colore.
Fantapolitica, dirà qualcuno. Noi non lo sappiamo; ci stupisce però che Vannuccini abbia nelle scuderie qualche “malpancista” che ci propone questa confidenza che, sicuramente non proviene dalle file degli elettori di Mangoni.
Il Sindaco uscente, infatti, sapeva già dalla sera del 3 gennaio scorso che sasrebbe stato molto duro il tentativo di disarcionare il pupillo di Magnanensi e che il suo atto di dignità gli sarebbe costato la poltrona in qualche partecipata pubblica di area Pd.
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Insomma la truppa di Paolo Magnanensi sarebbe pronta anche alla estrema passo di un clamoroso ricorso giudiziario pur di non mollare l’osso, sentendo l’affanno di dover concludere degli apparentamenti fruttuosi, viste le pregresse divisioni, risse di giunta e offese con sanguinanti ferite, anche nel Pd – e vista pure la mole di “casini” amministrativi e scandaletti fatti schizzare fuori e venire a galla da parte di una opposizione che ha sparato (anche se non ancora tutte) gran parte delle proprie bombe da mortaio.
Noi osservatori, cronisti e umili “cani da guardia” della democrazia, lo raccontiamo subito al popolo e al contado: e attendiamo la risposta di Vannuccini. È vero che sta considerando l’ipotesi di un ricorso al Tar? Sì o no?
Lo dica adesso, per favore. In nome di una chiarezza che il Pd di solito mostra di non avere (vedi i silenzi di Magnanensi, Ciampolini e Fragai – per esempio – sui 33mila euro a Tvl).
Vannuccini si esprima adesso o taccia per sempre. A bocce ferme, se andasse al Tar, puzzerebbe troppo di strumentalità!
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]