TOGHE ROSSE, UN’INVENZIONE?
FATE VOI, MONDO BIRBONE!
VIVERE A PISTOIA è garanzia di vivere bene e in una città moderna, di mentalità aperta, davvero accogliente e, insomma, isola felice da capitale universale della cultura, di cui nessuno si accorse neppure quando Franceschini promosse sul campo Bertinelli?
Se guardo quanto viene scritto a Pistoia sulla democrazia, la corda per impiccarmi al sicomoro non la lascio a quel ragazzone sprovveduto di Lorenzo Galligani: me la compro tutta io e me ne vado in cerca della pianta per appendermi.
Perché la regola ineludibile della vita è che proprio dove più si dice, si pensa veramente meno e non si crede quasi punto a quel che ci esce di bocca: e parlar troppo della stessa virtù è, infine, il segno più evidente di un latente timore della s-virtù opposta, ossessionato e indice di assoluta debolezza.
In casino erano di solito le troie a dir male delle puttane. In chiesa, dopo il vespro, quando si passava dalle corone alle maldicenze, erano le sverginate a dir male delle vergini e a bisbigliarne l’inaccettabile immoralità.
Una domenica pomeriggio, a Lucciano, all’ora dei vespri, qualcuno si accorse che una delle ragazze del paese era infrascata sotto il muraglione della prioria, con in mano una cosa che non doveva tenerci. E l’indignazione fu tanta – l’ho saputo solo anni dopo perché ero un bimbo alle elementari – che non si pensò di fare in modo che non scoppiasse lo scandalo, ma si organizzarono veri e propri pellegrinaggi allo «spiamento» della smanettara.
Dove c’è tanto sapere, là c’è tanto dolore è una famosa massima della Bibbia (Ecclesiaste), che non significa soltanto «essere colti porta al pessimismo», ma anche «troppe ciacce, troppo casino e malanno». Esattamente come è accaduto per l’affare Galligani.
Dopo le prime gocce di sangue sparse dai denti a triangolo del primo squalo, tutto il gruppo degli aggressori si è avventato sul suo corpo, con la frenesia di «un morso anche a me; non posso restare indietro», contro le sfortunate gambe dell’incauto nuotatore che l’ha fatta obiettivamente grossa, ma che non può e non deve essere pestato a morte. Siamo, infatti, al mordi-mordi, tanto che di Galligani resterà, alla fine, poco più di una parte del tronco e della testa.
Lo vogliono tutti morto. E in prima fila ci sono quelli, cacasotto, del suo partito. Lì sarebbe stato il caso di «lavare i panni in casa» e di fargli una ripassata partendo, come si dice, «dal santo e dalle palle».
E invece il perbenismo conformista di un partito che è sì di fratelli, ma di fratelli coltelli, ha ceduto al politicamente corretto: spingendo il capogruppo a piegarsi non alle giuste richieste di avversari, ma all’inflessibile rigidezza di nemici in veste di giustizieri. Il giustizialismo del ministro Malafede non si ferma ai 5 Stelle.
Perché, caro senatore Patrizio La Pietra, che mi scrivi dandomi del lei come se non mi conoscessi; caro Francesco Cipriani il Bello, che fai come il tuo mèntore; cari meloncini a maturazione rallentata, arrivati a dama da tre o quattro giorni, non avete affatto chiaro un concetto: che, nelle file della sinistra, non c’è la Costituzione e la Democrazia, ma l’uso e l’abuso di questi due strumenti a puri fini di potere.
Anche voi sarete pure dei fascisti, nazisti, razzisti; ma molto di più credo che lo siano coloro che, con i metodi poco chiari di non-presidenti della repubblica corrotti e prevaricatori (da quelli che erano stati giudici ferrei della Repubblica di Salò, al duo napolitan-mattarellico, il primo ladro-di-creste sui biglietti aerei, e il secondo, fungo dormiente del Pd) e di politici, dirigenti e manager sfruttatori del popolo, continuano a restare al comando anche quando perdono qualsiasi tipo di consenso elettoral-democratico.
Allora mi domando:
con quale coraggio si può chiedere la testa di Galligani quando si salva quella tête de con di Bonafede da parte della stessa sinistra che ci parla della medaglia d’argento a Pistoia resistente?
con che faccia si riesce a parlare e dove era la resistenza antifascista quando gli amiantati della Breda sono stati lasciati morire senza una giustizia?
che hanno fatto il Pd e certi commendatori della repubblica (tipo Gualtierotti) sul tema della comunità montana depredata e personalmente non credo solo da Giuliano Sichi?
dov’erano i resistenti della montagna quando certe sinistre di Pescia hanno rieletto Oreste Giurlani come sindaco nonostante tutti i carichi pendenti che aveva sulle spalle? Erano a parlare con le formiche lungo Il sentiero dei nidi di ragno?
chi ha mai alzato un dito, fra i resistenti, per tirare la giacca ai vostri deputati locali & torinesi che non hanno fatto un cazzo per i problemi occupazionali di Pistoia?
E potrei continuare all’infinito, ma può anche bastare e avanzare: tanto certa resistenza non ha mai capito niente e niente capirà neppure dinanzi a una serie di domande logiche e, proprio in quanto tali, inaccessibili a certi cervelli mononeuronali.
Aggiungo solo una cosa per i ferventi catto&comunisti, quella razza di sinistra ibridata e ogm che è la più pericolosa in assoluto in quanto, come il Covid-19, reca in sé, oltre il Coronavirus anche il genoma dell’Hiv.
Leggano il Salmo 137 (136) laddove si dice «Figlia di Babilonia, votata alla distruzione: beato chi ti ricambierà quanto tu hai fatto a noi. Beato chi prenderà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la roccia».
A mio modesto avviso (non sono né un cattolico né un comunista, ma solo uno scomodo craxiano che non rinuncia a pensare) tutti i democratici-resistenti dovrebbero chiedere anche le dimissioni di Bergoglio perché non fa riscrivere una Bibbia politicamente corretta. Ugualmente dovrebbero chiedere l’espunzione dal Corano di tutti i passi che parlano di odio e di guerra santa.
Ma principalmente i «santi sùbito» dovrebbero impegnarsi a fare arrestare i loro magistrati rossi, quelli che – dicono – non esistono e sono un’invenzione dei fascisti.
Perché, onestamente parlando, il loro mondo così perfetto e antifascista dà, in conclusione, l’impressione di essere solo un immenso «scortarium», cioè un vero e proprio grande, infinito, verminevole puttanaio.
Lì sì dovremmo entrare con il lanciafiamme!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di cronaca, critica, satira
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