ROMA. [m.f.] Il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani e Sindaco di Torino ha inviato ai suoi colleghi di tutta Italia la seguente lettera in cui ribadisce la posizione dell’Associazione da lui presieduta espressa nel Manifesto di Cagliari, approvato all’unanimità dalla XV Conferenza nazionale Anci dei Piccoli Comuni il 10 luglio 2015.
Il Manifesto si apre con il richiamo all’art. 5 della Costituzione Italiana: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
Roma, 23 marzo 2016
Caro Sindaco,
da alcune settimane, in particolare, è in corso un acceso dibattito condito da una certa disinformazione sul tema delle fusioni obbligatorie per i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti.
I Comuni hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno la base solida della nostra Repubblica, il punto di riferimento principale ed insostituibile per i cittadini e le comunità.
L’obiettivo è rendere il sistema dei Comuni nel suo complesso più forte, efficiente, capace di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini tenendo sempre conto della storia politica istituzionale dell’Italia fondata sull’identità dei nostri Comuni.
In tale ottica, l’impostazione data dall’Anci sin dal “Manifesto di Cagliari”, approvato all’unanimità dalla XV Conferenza nazionale Anci dei Piccoli Comuni, poi presentata alla XXXII Assemblea nazionale Anci di Torino e successivamente avanzata al Governo sul complessivo riordino del sistema di governo locale, non prevede in alcun modo la fusione obbligatoria, restituendo invece il dovuto protagonismo ai Sindaci, superando l’obbligatorietà delle 10 funzioni fondamentali con limiti demografici precostituiti, tutte criticità che non hanno consentito di realizzare un vero salto di qualità nella cooperazione intercomunale.
L’Anci, in sintesi, sostiene che è dai Comuni che occorre ripartire per ridisegnare la governance locale, tenendo conto dei mutamenti in atto nel contesto provinciale e, non da ultimo, che il 54% del territorio nazionale è amministrato dai piccoli Comuni, tutelato e mantenuto grazie al lavoro svolto dalle migliaia di Amministratori e di cittadini che dedicano il proprio impegno nel valorizzare le risorse locali, “pesando” nella spesa pubblica complessiva per l’1%.
In questa logica stiamo lavorando per giungere rapidamente ad un assetto istituzionale stabile che, sulla base di scelte autonome dei Sindaci stimoli, innanzitutto, lo “stare insieme” per una maggiore efficienza dei servizi ai cittadini anche nelle aree più periferiche della nostra penisola e sia di contrasto alle altrimenti inevitabili conseguenze dovute allo spopolamento ed al venir meno del presidio dei territori con costi immaginabili a carico della collettività.
Abbiamo ottenuto sostegni finanziari più stabili e consistenti a favore delle Unioni di Comuni e dei Comuni che scelgono la strada della fusione solo se motivata da una convinta azione degli Enti locali e dei cittadini interessati; tutto ciò affiancato da un robusto sistema di incentivazione, semplificazione e premialità.
Continuiamo a lavorare su questa strada, nella consapevolezza che ogni proposta che non tenga conto di questa impostazione non potrà che rallentare ancora una volta il vero obiettivo rappresentato dal rafforzamento del sistema locale.
Con viva cordialità,
Piero Fassino
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Buon giorno…si è mai visto in Italia i politici rinunciare spontaneamente alle seggiole? Dovremmo prestare fede a gente che si era inventata le circoscrizioni perchè le seggiole fornite dagli 8000 comuni italiani non bastavano? Fassino…Fassina…andate in pace. E se possibile iniziate a lavorare. Magari in fonderia.