«FATE RIPOSARE NICOLA!»

Una cerimonia liturgica ortodossa
Una cerimonia liturgica ortodossa

PISA. Gentile direttore,

la pregherei di pubblicare lo scritto presente sul suo giornale on line.

È un episodio di mala burocrazia che addolora me e tante altre persone che si sono riunite, qui a Pisa nel gruppo “Amici di Nicola” per ricordare la sua memoria che è cara a moltissimi.

La ringrazio.

Marta Colleoni

 

I RESTI SENZA PACE

 

Pistoia. La cappella del Monastero Ortodosso di San Serafino di Sarov
Pistoia. La cappella del Monastero Ortodosso di San Serafino di Sarov

Anni fa moriva a Pisa, nell’Ospedale Santa Chiara, il prof. Nicola Wolkenstain, primo professore di informatica in Italia, nobile Lituano e poi russo (il cognome intero sarebbe van Wolkenstain ma egli nonostante fosse un barone Lituano e un conte Russo nominato da Nicola I nel suo bisnonno quando la famiglia chiamata dall’Imperatore perché già esperta di miniere di ferro prendesse in consegna i giacimenti che erano stati individuati nella regione della Crimea, non amava usare il predicato nobiliare per innata modestia). Vedovo con un figlio adottivo ora morto anch’esso oltre a tante altre cose che lo interessavano (era un simpatico curioso in ogni ambito dello scibile, ma incantava letteralmente i suoi studenti) aveva una forte fede portata con sé dalla madrepatria.

Alla Chiesa Russa di Firenze in via Leone X conobbe l’allora padre Silvano, ora vescovo, e quando seppe da lui la sua intenzione di formare una realtà ortodossa italiana, che oggi è diventata una Diocesi (io tra l’altro non sono ortodossa ma ho ammirato ciò che padre Silvano ha fatto sostenuto da Nicola e altri) ci si tuffò subito in un impegno indefesso e diventò il primo collaboratore del religioso-insegnante.

Quando circa 5 anni fa i suoi resti mortali vennero esumati dal cimitero di Pisa chiedemmo al Vescovo Silvano Livi se lui sarebbe stato disponibile a traslare i resti del suo amico e collaboratore nella Cappella del Monastero di Lizzanello a Pistoia.

Fu felice di dire di sì e incominciò i contatti col Comune per avere il necessario permesso. A vedere cosa accade sembra che si tratti di una questione di stato: prima fu un no informale, poi si raccolsero documenti in quantità e si fece una formale richiesta firmata dal Vescovo, son passati almeno due anni, ma forse anche tre, che il Comune non ha risposto all’istanza. Cosicché non si può nemmeno fare ricorso contro la decisione del Comune di Pistoia (altri Comuni, come mi sono informata, avrebbero dato il permesso senza problemi, ma che senso avrebbe portare quei resti in una cappella privata di qualcuno con cui Nicola non aveva alcun rapporto?).

Ho telefonato recentemente al Vescovo Silvano che mi ha spiegato il tutto. Ma anche lui, anziano e di non buona salute, con il peso della Diocesi sulle spalle, fa grande fatica a star dietro a tutto e noi “Amici di Nicola” possiamo far poco per aiutarlo anche se vorremmo.

Nel frattempo i resti mortali di Nicola si trovano abbandonati in un magazzino vicino al Cimitero che rompe le scatole a tutti (scusi l’espressione) per sapere cosa deve fare di quelle ossa.

Ci hanno detto che se si facessero cremare (così, proprio così: cremare delle ossa!) ci darebbero le ceneri per farci quello che vogliamo. Ma Nicola era un fervente cristiano, non credo gradirebbe affatto una simile soluzione.

Ossa senza pace e che non trovano riposo.

Tra l’altro mi dice il Vescovo Silvano che il Sindaco di Pistoia è giovane ed è una persona alla mano. Perché allora non fa qualcosa perché quei resti riposino al Monastero dove Nicola andava spesso anche per periodi lunghi per trovare pace? Che ci possa trovare anche la pace eterna da morto. Ma “No!” dice il Comune di Pistoia, e noi tutti ci chiediamo perché.

Marta Colleoni

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