filippo mazzei. PADRE DEL VINO E DELLA VITICOLTURA IN AMERICA

Filippo Mazzei

AGLIANA. Ospitiamo un interessante contributo storico di Luca Benesperi, lettore nonchè consigliere comunale, su FiIlippo Mazzei, personaggio non molto conosciuto ,dalle indubbie capacità imprenditoriali e umane, profuse anche nel settore vinicolo.

In Italia Mazzei è stato relegato per anni nell’anonimato nonostante in America grande fosse l’ammirazione e la stima nei suoi confronti e nei confronti del contributo che dette alla nascita degli Stati Uniti.

Pochi italiani nella storia sono stati, come lo è stato lui, non solo spettatori privilegiati ma anche ispiratori degli eventi che hanno mutato per sempre il volto dell’umanità.

Nel libro di John F. Kennedy “A Nation of Immigrants” il futuro presidente, per rendergli omaggio, ricordava le sue parole “all men are created equal” scolpite nella Dichiarazione d’Indipendenza e nel 1980, per celebrare il 250° anno dalla nascita di Mazzei, gli Stati Uniti hanno emesso un francobollo con la sua effigie con su scritto “Philip Mazzei Patriot Remembered”.

Nella figura eclettica, intraprendente e instancabilmente irrequieta di questo medico, agricoltore, mercante e pensatore politico pratese si condensano tutte le fibrillazioni di un periodo storico di forte cambiamento e la sua esperienza attraversa come un fil rouge alcune tappe epocali della storia del mondo a cavallo tra Sette e Ottocento.

Le vigne ancora coltivate in Virginia

Cultore del raziocinio, della dialettica e della logica è un interlocutore molto apprezzato negli ambienti intellettuali di tutti i paesi che si trova a visitare. Le vicende personali ne fanno un tipo sensibile e riflessivo, la professione mercantile e la passione per l’agricoltura gli infondono pragmatismo, parsimonia e arguzia; è leale e di grande generosità ma anche irritabile e focoso, un “maledetto toscano”, per dirla con Malaparte.

Curioso e insaziabile di apprendere non smette mai di approfondire, dibattere e viaggiare fino alla morte che lo coglie il 19 marzo 1816 a Pisa. Proprio l’aver viaggiato molto fin dall’età giovanile lo dota di un bagaglio di esperienze e conoscenze per le quali viene grandemente ammirato quando arriva in Virginia. Ottenuta la benedizione del Granduca infatti, al quale aveva annunciato l’imminente distacco delle colonie dalla madrepatria, il che avrebbe comportato la possibilità per la Toscana di commerciare con quelle zone prospere senza bisogno dell’autorizzazione inglese, imbarca un bastimento carico di piante, bestiame e utensili per la coltivazione.

Il 2 settembre 1773 salpano insieme a Mazzei da Livorno dieci contadini lucchesi di Orbicciano, un genovese e un sarto piemontese. In quel momento, certo non immaginava che sarebbe passato alla storia come il fiorentino che fece l’America. Che il terreno virginiano fosse particolarmente adatto per la viticoltura è comprovato dall’esistenza della “Vinifera Wine Growers Association of Virginia” (Associazione di cultori di vite vinifera europea della Virginia), la quale celebrò il Bicentenario dell’indipendenza americana pubblicando “Jefferson and Wine – Thomas Jefferson: The Wine Connoisseur ad Wine Grower” in cui un capitolo è dedicato a Mazzei “padre del vino e della viticultura in America”.

Un francobollo

Amico intimo e ispiratore dei primi cinque presidenti americani, in particolare dell’autore della Dichiarazione d’Indipendenza, Thomas Jefferson, Filippo Mazzei è anche il fondatore della Società Costituzionale che, tre anni prima del Convegno di Filadelfia, nasce con l’intento di consolidare l’indipendenza raggiunta attraverso una capillare opera di informazione e divulgazione. Mazzei si era nutrito negli anni londinesi dei grandi ideali americani, interessandosi alle rivendicazioni indipendentiste così come a progetti imprenditoriali.

Gli americani dal canto loro si nutriranno delle conoscenze del toscano in fatto di civiltà comunale e autogoverno. Rischia tutto, dalla fortuna alla vita e trova in terra americana la possibilità di agire come spirito libero contro le oppressioni di un mondo già allora in decadenza. Rimarrà sempre innamorato dell’America, per quello che era ma soprattutto per quello che poteva essere.

L’idea di creare una terra libera, dove i cittadini sono perfettamente uguali nei diritti, dove da tutto il mondo si potrà venire ad abitare anticipa l’American Dream che determinerà l’emigrazione europea del XIX° secolo. Come Mazzei puntualizza nella presentazione delle Recherches “…gli americani non fanno domande a uno straniero riguardo a chi è e da dove viene; ma ciò che egli può fare…”.

È impossibile dire di preciso quanto di Mazzei ci sia in Jefferson e in particolare nella Dichiarazione d’Indipendenza tuttavia i concetti espressi in vari scritti immediatamente prima del 4 luglio 1776 soprattutto sui diritti dell’individuo e inviati ai delegati al Congresso riuniti a Filadelfia e soprattutto a Jefferson, unico in grado di comprendere alcune parti scritte in italiano, appaiono sorprendentemente sovrapponibili con quelli espressi nel documento che modificherà per sempre la storia di questo popolo.

E anche in un momento epocale come questo c’è lo zampino del vino: l’indipendenza raggiunta a Philadelphia sarà festeggiata dai coloni proprio con delle bottiglie di vino bianco portato dal Mazzei in Virginia dalle colline toscane! Come divulgatore e propagandista non avrà eguali in terra americana tanto da essere scelto per perorare la causa dei coloni in Europa: i suoi scritti infiammano gli animi, ma soprattutto creano nei lettori una vera e propria coscienza nazionale, trasformando quella che era nata come una ribellione esattoriale in una vera e propria aspirazione indipendentista.

Alla luce di ciò si spiega la profonda ammirazione che Jefferson e gli altri virginiani gli riversano addosso e con i quali Mazzei tratterà sempre da pari a pari nonostante loro arrivino in poco tempo ai gradi più alti dell’amministrazione statale e lui, quasi al termine della propria vita, rimanga invece il semplice “Pippo l’ortolano”, come ama farsi chiamare negli anni del ritiro pisano.

La lettura delle ultime lettere inviategli dall’America dai suoi compagni di avventura sono la prova più grande del contributo che aveva dato nella creazione degli Stati Uniti e che gli verrà sempre riconosciuto oltreoceano.

[Luca Benesperi]

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