SONO RIMASTO stupito – ma non poi più di tanto, dal momento che lo sto scrivendo da almeno due o tre anni – per un lungo articolo di Alberto Brambilla per “il Foglio”, ribattuto ieri da Dagospia. Titolo: Finmeccanica vede la luce in fondo al tunnel. Ma c’è di traverso il trenino Ansaldo Breda, buco nero da 500 milioni di perdite; e subito dopo: «Il titolo Finmeccanica è cresciuto del 60% da quando sono arrivati al vertice Pansa e De Gennaro. Ma l’emorragia dei treni Ansaldo Breda continua a far perdere soldi che potrebbero essere investiti in sviluppo. Di questo parlerà Pansa alla “Commissione Mucchetti” del Senato istituita per verificare i risultati dei manager pubblici…».
Ecco – a mio giudizio – i tre capoversi più significativi della lunga analisi che mette in luce come, per non affondare e fallire, Finmeccanica si deve (capito il si deve?) liberare del peso morto che ha attaccato a nonsidicecosa:
1. Nata a metà dell’800 a Genova, Breda produce materiale rotabile (treni ad alta velocità e metropolitane) nei quattro siti italiani (Pistoia, Napoli, Reggio Calabria, Palermo) con 2.400 dipendenti circa. Da tempo i sindacati metalmeccanici sono in subbuglio e chiedono a gran voce un incontro con il governo per avere delucidazioni sulle strategie aziendali. Breda guadagna poco più di quanto perde e perciò drena liquidità alla capogruppo (“brucia” soldi, diceva un report dell’agenzia di rating Moody’s che assegna a Finmeccanica il giudizio Ba1, cioè con un certo rischio speculativo).
2. Nel 2013 le perdite di Breda ammontano a 500 milioni di euro circa, stando a indiscrezioni verosimili circa il bilancio consolidato della conglomerata che verrà comunicato oggi. Un fattore che pregiudica la possibilità della capogruppo d’investire di più in innovazione, ritarda alcuni piani di sviluppo e di conseguenza frustra le chance di Finmeccanica di stringere alleanze globali solide o, comunque, ne depotenzia la capacità di contrastare i competitori esteri con cui si confronta in regime di piena concorrenza (dalla Lockeed Martin nell’aerospazio alla Boeing nell’aviazione) dal momento che il portafoglio prodotti cresce lentamente o rischia di restare incompleto.
3. In soldoni si parla di quasi due miliardi di euro mentre i ricavi nel settore elicotteristico e in quello dei sistemi elettronici cominciano a calare (del 9 per cento nel terzo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima) e Breda perde la metà di tale ammontare: senza i “trenini” la liquidità potrebbe affluire più agevolmente ovunque – è la visione della compagnia – e alcuni progetti particolarmente sensibili rimasti in coda potrebbero avere vita più facile. Va ampliata la famiglia di elicotteri civili e militari di AgustaWestland.
Osservate bene il contenuto dei passi e tiràtene le somme: si tratta di fare solo delle semplici operazioni aritmetiche, alla stregua dei problemini che oggi non vanno più di moda alle elementari, ma che un tempo ci erano imposti a raffica dalle maestre e dai maestri, che ci tiravano anche capatoni ogni volta che sbagliavamo.
Succede che
- la Breda ferroviaria drena quattrini alle entrate di Finmeccanica e le impedisce di crescere, anche se in questo momento potrebbe farlo;
- la Breda ferroviaria non è appetibile per altri partner (da General Electric in poi) perché non produce ma spro-duce, drenando quattrini alla capofila;
- la Breda ferroviaria ha troppo personale amministrativo e scarse competenze tecniche (leggetevi il resto dell’articolo che vi ho indicato);
- la Breda ferroviaria ha stabilimenti sparpagliati a centinaia e centinaia di chilometri l’uno da l’altro (Pistoia, Napoli, Reggio Calabria, Palermo), sicché il ‘dialogo’ fra le sedi diventa difficile e, a sua colta dispendioso, pesante e insostenibile;
- la Breda ferroviaria ha accumulato 2 miliardi di buco e, l’anno scorso, 2013 altri 500 milioni, pur se di questi giorni è la notizia dell’accordo Olanda-Fyra.
Bene. Ora rispondete a questa semplice domanda: è possibile, secondo voi, di questi tempi, che Finmeccanica – che dopo tutti i guai derivanti anche dalla gestione Orsi si è rimessa in piedi – debba cercare di vivere come legata a un letto di Procuste, con il collo scoperto e il viso girato su un lato, per offrire una bella iugulare piena di sangue da succhio per una controllata (Breda ferroviaria e Sts) che non smette mai di soffrire di anemia perniciosa?
Questa domanda andrebbe fatta, anche e soprattutto, ai politici che, negli anni d’oro, hanno munto la vacca fino a farla diventare uno scheletro con la pelle addosso.
E una pelle rinsecchita come la cartapecora. Dove non c’è più nulla da ciucciare.
One thought on “FINMECCANICA DA SUCCHIO PER BREDA-DRACULA?”
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