PISTOIA. L’addobbo natalizio di quest’anno a Pistoia non è dispiaciuto a nessuno, è contenuto ma significativo, educato, evocativo ma senza sfarzo.
Del resto la crisi non ha affatto smesso di mordere e l’entusiasmo non è certo il tratto distintivo di questo Natale, anzi.
Il lavoro è il problema più grande, il lavoro che non consente un futuro ai giovani, che deprime per la precarietà e annulla l’autostima, il lavoro che non c’è.
L’esperienza insegna che, se manca la motivazione, è difficilissimo perseguire qualsiasi obiettivo; per uscire da una crisi economica è indispensabile la fiducia, l’ottimismo, la forza morale del popolo: ma gli italiani, anche quelli che risentono meno della crisi, hanno ben pochi appigli per sperare e dare fiducia a chicchessia.
L’organizzazione criminale romana ha dato evidenza plastica allo sfascio altamente percepito da tutti: la pesantezza del fisco, la vaghezza dei servizi erogati, l’incertezza del diritto completano il quadro.
Solo la politica sembra credere in sé. La politica è sempre più autoreferenziale, se la canta e se la suona, potremmo dire.
I boiardi di Stato càmpano con un grasso che cola che va dai 300mila ai 400mila euro e oltre, mentre i loro omologhi in Europa non percepiscono più di 150mila euro. Le Province sono state abolite ma ci sono, la riforma del Senato (oltreché risibile) è lontana dal compiersi.
Insomma i posti in politica sono una specie di porto franco cui altamente aspirare e una volta conseguita, non diciamo la cadrega ma, fosse anche, una semplice seggiolina, basterà stare seduti, agitando un po’ le mani e i piedi per mantenere la testa sopra il pelo dell’acqua…
Quo usque tandem?