PISTOIA. Ogni iniziativa promossa per sensibilizzare l’olocausto della violenza perpetrata sulle donne, come su qualsiasi altro soggetto, è da benedire: dunque complimenti, e tutta la nostra solidarietà, al flash mob organizzato ieri sera, in piazza del Duomo a Pistoia, dal Movimento 13 febbraio.
Ci permettiamo il lusso di obbiettare che questi sit in, che ribadiamo, sono tristemente indispensabili, non foss’altro per non abituarci a questa macabra mattanza quotidiana, dovrebbero essere decisamente più spontanei e meno scenografici.
Incontrarsi in piazza e fermarci: a pensare, a ballare, a urlare tutta la nostra rabbia, desolazione e soprattutto impotenza al cospetto di una violenza sorda e cruenta e sovente impunita non può che incontrare il favore di ogni essere umano; solo le bestie, viste nelle rappresentazioni dei gironi infernali danteschi, potrebbero dissentire. Tutti gli altri, la maggior parte delle persone, sono i padri, i mariti, i compagni e gli amici delle donne offese, violate, ferite, uccise.
Basterebbe una giustizia che funziona, forse, o meno ipocrita e buonista, forse, a ridurre sensibilmente, se non ad azzerare, i livelli inumani della società. E a tal proposito si potrebbe rispolverare un vecchio slogan degli anni ’70, uno di quelli che si urlava nelle manifestazioni della sinistra extraparlamentare: colpire uno per educarne cento.
È vero: che cento capiscano è tutto da dimostrare, ma quell’uno, colpito, del male, non ne farebbe più!