SERRAVALLECASALGUIDI. Elena Bardelli scrive a Daghini:
Caro Roberto, nell’ultimo Consiglio Comunale ho sinceramente condiviso il tuo intervento sul dramma della famiglia Cittone, deportata da Serravalle Pistoiese ad Auschwitz. In particolare ho apprezzato quello che hai affermato nella conclusione, e cioè che tu condanni fermamente ogni tipo di genocidio e violenza, sotto qualsiasi bandiera politica venga commessa. Vorrei farti notare, però, che replicando a Patrizio La Pietra in merito al suo encomiabile intervento su Norma Cossetto ti sei rimangiato tutto quello che hai detto oppure mi viene da pensare che le parole proferite da te in quella sede non corrispondano in realtà al tuo pensiero.
Infatti dalla ricostruzione storica dei fatti, a lungo nascosti, emerge chiaramente che il disegno del comunista Josip Broz Tito e del suo Esercito Popolare di Liberazione fosse quello di “pulizia etnica” nei confronti degli italiani che abitavano nella Venezia Giulia e in Dalmazia. La tragedia delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata non è quindi un atto di vendetta nei confronti di quella che tu chiami impropriamente “occupazione fascista” dell’Istria, dando una libera interpretazione della vicenda (l’Istria non venne occupata dai fascisti, ma divenne territorio italiano dopo la fine della prima guerra mondiale con il Trattato di Saint-Germain e il Trattato di Rapallo; semmai l’occupazione avvenne per mano dei titini a partire dal 1943). Del resto anche in questo caso ti contraddiresti comunque, in quanto la vendetta è ugualmente violenza, sempre ingiustificabile, senza “se” e senza “ma”.
Coloro che furono barbaramente uccisi nelle Foibe ebbero invece solo la colpa di essere italiani, indipendentemente dall’appartenenza politica, dal sesso e dall’età. Mi dispiace anche apprendere che tu, continuando a contraddirti e a perseguire la logica della vendetta e dei distinguo, escluda i fascisti dallo stato di vittime “vere e proprie”, poiché sempre cattivi e carnefici, meritevoli comunque di morte.
Scusa la domanda, Roberto; ma tu come consideri coloro che hanno torturato e poi gettato morti o lasciato morire uomini, donne e bambini nelle cavità carsiche a diverse centinaia di profondità? O coloro che hanno costretto circa trecentocinquantamila persone ad abbandonare la loro terra e le loro case, confiscandone i beni, per un esodo forzato? Mi sembra che il tuo punto di vista risenta purtroppo del retaggio culturale di chi legge semplicisticamente la storia secondo la contrapposizione ideologica fascisti-comunisti, naturalmente cercando di giustificare e assolvere i secondi, edulcorando o misconoscendo i fatti, e mancando così di rispetto ai parenti e ai discendenti delle vittime.
Tale pregiudizio pesa ancora oggi sulla scuola, dove per interi decenni i libri di storia di Villari, Asor Rosa e De Rosa (per citarne alcuni) hanno taciuto i crimini efferati contro i nostri connazionali, dove giustamente si ricorda e si celebra con lodevoli progetti d’istituto la Shoah, ma dove si dimentica spesso e volentieri il “Giorno del Ricordo”, nonostante il suo riconoscimento a livello nazionale, fatte salve le isolate e “coraggiose” iniziative di singoli docenti.
Caro Roberto, l’ideologia è molto pericolosa: pretende di vincere su tutto, impedendo alla coscienza di documentarsi per cercare la verità ed elaborare un giudizio libero sui fatti.
Elena Bardelli, Consigliere Comunale Pdl Serravalle
Link relativo a Daghini: http://linealibera.it/foibe-daghini-prc-distingue-e-fa-polemica-con-la-pietra/