fondazione caript. IN ATTESA CHE LA FENICE RISORGA…

fondazione cariptPISTOIA. Il 5 maggio il Gran Consiglio Generale – non del Fascismo, della Fondazione Caript – eleggerà coloro, in numero di sei, se non andiamo errati, che affiancheranno il neo-Presidente Iozzelli, nella conduzione di grande elemosiniere del territorio della Provincia di Pistoia.

State calmi: fra i sei (uno è già “unto” e in carica e si chiama Palchetti = nihil sub sole novum) non vi sarà, come si vocifera, Eugenio Settimo (per esteso), cioè il figlio del fu Presidente della Fondazione Ivano Paci.

Per un semplice motivo: perché se ciò accadesse, significherebbe che il neo-presidente Iozzelli comincerebbe come controfigura di basso lignaggio il suo mandato, e soprattutto perché l’ex Presidente Ivano Paci non è un fesso e, sentendosi immortale, magari, prevede questa soluzione alla fine del mandato non rinnovabile del suo ex vice, fra quattro anni.

Visto però come viaggia il mondo, fra quattro anni, forse, il nuovo Presidente Caript si chiamerà Alì Babà e, visti certi costumi pistoiesi e democristiani, non ci si venga a dire di essere “figlio di”.

Due punti di richiamo, per cortesia.

Il Prof. Ivano Paci, Presidente della Fondazione Caripit
Il Prof. Ivano Paci, ex Presidente della Fondazione Caript

Il primo è per l’ex Presidente Ivano Paci al quale diamo atto di avere controbattuto alle nostre note critiche con indubbia coerenza: quella di chi pensa di essere comunque e sempre nel giusto: è una dote duplice, ovvero tipica del presuntuoso democristiano o della persona veramente capace. Lo ringraziamo, sì, lo ringraziamo, al contrario di qualche furbetto – più o meno della stessa parrocchia – che oppone carte giudiziarie al libero e duro confronto.

Il tempo ci dirà quale delle due peculiarità contraddistingueranno nel ricordo questo personaggio, privato nella sua missione, ma pubblico nella elargizione di denaro (non suo).

Il secondo punto è, paradossalmente, che a noi di questo giornale contropensante e controcorrente, questa figura di uomo che sarà inevitabilmente abbandonato dai suoi clientes e dai suoi ruffiani protesi verso altri padroni, suscita un senso di misericordia e di umana comprensione.

È il destino di chi si è costruito un consenso civile, e soprattutto formale, sotto un usbergo politico che profuma di furti legalizzati e di comportamenti moralmente immorali che, lo si voglia dire o no, si chiamava Democrazia Cristiana e oggi P[artito] D[emocristiano].

Diciamocela tutta: questa “città del silenzio” è un seminario di “cicisbei” pronti a “darsi” al “potente” di turno e a dimenticare il buono ed il cattivo del vecchio padrone.

Nel 1989, il 9 novembre, cadde il muro di Berlino. Cadde il comunismo e mai ignominia più grande avvenne. Cadde implodendo su se medesimo, alla faccia dei vari Berlinguer e Natta o altro.

Luca Iozzelli
Luca Iozzelli

Senza eserciti oppositori e belligeranti, cadde nel modo in cui cade uno schifo che, comunque, in quanto tale, va studiato, esaminato e approfondito nei suoi effetti.

In Pistoia, prima città italiana della Repubblica Conciliare formata, allora, da Pci+Dc, gli effetti si subiscono anche oggi attraverso quell’immorale connubio che fa di un democristiano un comunista e viceversa.

In compenso, fra poco, tutti potremo cantare gioiosamente: “Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”.

Bianca come i democristiani, bianca come il rosso – ci spiace per voi compagni – sfumato e chimicamente trasferito dal bomba-Renzi ai daltonici della politica locale e nazionale.

Aspettiamo con somma curiosità i nomi dei “sette santi fondatori” della nuova Fondazione Caripit.

Una certezza ve la possiamo anticipare: come “grosso modo” diceva l’avv. Bujani, che si è dimesso dalla sua carica in Fondazione per lasciare il posto alla sua bambina, i nominati saranno l’eccellenza culturale, etc. etc.

Scusate, ma… me cojoni!

[Felice De Matteis]

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