Nella visita, gli invitati hanno potuto conoscere la biografia e la relazione sull’opera del grande artista che ha principalmente operato come urbanista, ma anche vedere la coinvolgente collezione di preziosi mobili
FIRENZE. In occasione dell’evento celebrativo dei 40 anni della Fondazione Michelucci, la sede istituzionale di Fiesole Villa Roseto ha aperto le sale a pochi fortunati visitatori accompagnati dallo staff della Fondazione.
Sulla figura del celebre Architetto non possiamo che riportare due emblematiche citazioni riferite dai responsabili Nadia Musumeci e Alessandro Masetti che fissano, in modo icastico, la figura di Giovanni Michelucci, che prima di essere notevole Architetto è stato anche umanista, filantropo e, quale artista/creativo, non appare inquadrabile in una scuola o corrente architettonica e non si potrà riferire al modello di una convenzionale archistar.
Infatti, una archistar non avrebbe rifiutato l’incarico di progettare il nuovo palazzo di Giustizia di Novoli, adducendo come motivazione che la Giustizia, non deve essere ristretta all’interno di un palazzo, ma deve stare fuori, nella città in mezzo alla gente, e non avrebbe rifiutato la progettazione del carcere di Sollicciano, affermando la sua insofferenza, nei confronti dei luoghi di reclusione esprimendo la molto utopistica intenzione: il carcere dovrebbe disperdersi nella città, con la sua pena.
La Fondazione Michelucci è l’espressione della eredità esistenziale del suo fondatore essendo funzionale a contribuire agli studi e alle ricerche nel campo dell’urbanistica e della architettura moderna e contemporanea, con particolare riferimento ai problemi delle strutture sociali, ospedali, carceri e scuole.
Nella visita, gli invitati hanno potuto ascoltare la biografia e la relazione sull’opera dell’artista che ha principalmente operato come urbanista, ma anche visitare la coinvolgente collezione di mobili che, come designer d’interni, venne avviata dal Nostro fin dai primi anni ‘20, allorquando lo studente dell’allora Accademia delle Belle Arti, iniziò a produrre con un approccio artigianale, alcuni dei preziosi mobili di arredo con – ancora oggi – innovative forme ergonomiche, provviste di originali sistemi di sgancio delle aperture delle ante e le più sinuose maniglie e zampe con forme sagomate esclusive, inconfondibili.
La regina della collezione Michelucci è sicuramente la sedia scapolare della quale il prototipo venne ideato nel 1940 per una nobile funzione, l’allattamento materno: una figura – quella evocata dalla spettacolare seduta – che suscita nell’osservatore un sobbalzo emotivo, perché collegato all’aspetto antropomorfo dell’oggetto, semplicemente meravigliante.
Tra i presenti, anche Vito Fantacci, figlio di Marcello che, negli anni ‘80 avviò una produzione di tavoli e sedute di arredamento in pregiato legno di noce, specie qualificante della tradizione e localizzazione per l’esclusivo territorio della Toscana.
La collezione è apparsa ai fortunati visitatori nella primitiva consistenza di produzioni originarie, storiche espressioni di ricerche stilistiche precorrenti il fertile periodo tra le due guerre, suscitando l’emozione di una testimonianza unica, esemplare, oltre ai contenuti di grande rappresentatività stilistica, distinti dal più alto design, attuale, certamente intramontabile.
Alessandro Romiti