FOSSATO (PO). Su una mensola in sala pranzo della trattoria Rossella di Lentula, la ridente borgata della Valle della Limentra Orientale (del Limentra, più correttamente) si può ammirare un piccolo ritrecine (ruota idraulica ad asse verticale, con pale a cucchiaio, per l’azionamento della macina) in ontano.
Si tratta di un vero e proprio capolavoro di artigianato artistico realizzato, per passione, da Ottavio Simoni, residente nell’abitazione di famiglia appena oltrepassato il ponte sul Limentra, in quel gruppo di case noto come Mulino di Fossato. Il mulino, alimentato da un bottaccio servito da una goricina che pesca direttamente nel Limentra, si trova proprio integrato nell’abitazione di Ottavio.
«Ho fatto il boscaiolo, il manovale e il muratore, ma non voglio essere chiamato artista» – tiene a precisare, con inaspettata umiltà, Simoni, con cui abbiamo parlato a lungo per indagare un tema, quello dei mulini idraulici, del relativo contesto sociale e produttivo, caro a Linee Future.
«Questo mulino, come tutti gli altri veniva dato in concessione ai mugnai dal Granduca. Anticamente si trovava sul fosso d’Abbarco, ma poi, nel ‘500, una frana di cui sono ancora visibili i segni, portò via tutto. Allora venne ricostruito sulla Limentra. Dal 1700 è diventato di proprietà della famiglia Simoni e ancora oggi pago l’iscrizione alla Camera di Commercio di Prato per la macinazione».
Silvio Benelli, residente a Firenze ma originario di Fossato, ha raccolto, presso la Pro Loco di Fossato, la documentazione storica di questo mulino, uno dei più antichi della Toscana, ed in generale le memorie dell’antico castello e della relativa vita nelle varie epoche.
«Per la precisione il mulino non è funzionante, cioè non viene usato per scopi produttivi o commerciali: lo apro solo per le scuole, che vengono qui come se fosse un museo – gratuito –. Si tratta di una soddisfazione personale, del mio giocattolo. Imparai dal nonno a fare il mugnaio: fino ai ‘50 si macinava il grano. Macinavamo anche le castagna, seccate nel metato annesso all’abitazione. Prima della seconda guerra mondiale con la macinazione ci vivevano, si trattava di un vero e proprio mestiere.
«Dopo la guerra è iniziata dapprima la fuga dalla montagna, pensa che a Treppio vivevano 3000 persone e 900 a Fossato; successivamente sono cambiate le leggi sull’uso alimentare del grano: i mulini erano obbligati ad avere la macchina lava grano, lo svecciatore ed il buratto. Così il nonno mi mandò alla Camera di Commercio di Firenze, che era in piazza dei Giudici, per la cessazione della licenza. Non avevamo lo spazio né la forza motrice (l’elttricità – n.d.r.) per questi nuovi macchinari. Mi dissero però che potevamo tranquillamente prendere la licenza zootecnica (per macinare mangimi destinati agli allevamenti – n.d.r.), senza dover assolvere altri adempimenti per essere in regola, e così facemmo».
«Oggi tuttavia è quasi più complicato avere i requisiti per la macinazione zootecnica. Tutti i lotti devono essere tracciabili e l’Asl richiede un sacco di fogli».
La discussione è finita anche su Pistoia, dove fino al 2013 era attivo il mulino idraulico mosso dall’acqua della goricina di Candeglia, di Mario Ghelardini, l’ultimo mugnaio pistoiese.
«Ho conosciuto Ferdinando Corsini, di Candeglia, che mi ha procurato delle antiche bronzine recuperate da mulini pistoiesi (sono la sede dove poggia il perno dell’albero della ruota idraulica – n.d.r.). Gli artigiani pistoiesi, pur non sapendo né leggere né scrivere, raggiunsero un’abilità oggi perduta, nel realizzare leghe speciali e quel bronzo speciale, che poi si è scoperto contenere rame, stagno, alluminio, piombo e antimonio: un bronzo che deve sopportare i 7-8 quintali di un ritrecine; solo loro lo sapevano fare!».
Abbiamo affrontato con Ottavio Simoni un suggestivo ma realistico discorso sulla possibile riattivazione dei vecchi mulini idraulici in ottica commerciale. Del resto il tema di Expo 2015 verterebbe sull’alimentazione ed in generale sulle innovazioni nella produzione e distribuzione del cibo, nonostante l’obiettivo degli organizzatori sia, in perfetto italian style, spartire la torta d soldi pubblici con cui comprare il consenso politico delle lobby affaristiche (e criminali, almeno come emerge da alcuni casi comprovati).
«Ora va di moda la farina integrale macinata a pietra» – che tra l’altro ha effetti benefici sulla salute in quanto ricca di nutrienti non disponibili nelle farine raffinate 00 – «e sarebbe un investimento interessante rimettere a posto ed in regola un vecchio mulino. Magari abbinando l’attività ad un forno. Se ero più giovane sicuramente ne mettevo su uno».
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