PISTOIA. Poesia declinata al femminile nell’opera “Fra amore e dolore” di Marjeta Kabashi per le Edizioni Il Molo, testimonianza di affetti, dolori, ansie, gioie nella vita di tutti i giorni della donna, nel complicato intreccio della propria vita tra relazioni, emozioni, affetti, ma anche umiliazioni, alla continua ricerca della propria identità pur ricoprendo necessariamente più ruoli, lavoratrice, madre, compagna.
L’autrice, di origine albanese ma da alcuni anni residente a Massarosa (Lu), apporta a questo universo la sua personale esperienza, avendo dovuto fare di necessità virtù quando espatria in Italia assieme ad uno dei due figli, il più piccolo, per riabbracciare la propria famiglia.
Nel cuore sempre il ricordo del viaggio d’arrivo, prima via mare e poi con un’auto guidata da un “demone” poi rivelatosi in parte un “angelo”, fatto da tante altre persone incontrando asprezze e qualche lato di umanità, che qualcuno un giorno avrà il dovere di raccontare nei vari aspetti.
Una raccolta poetica di una donna coraggiosa, vitale, fragile come tante altre donne ma viva e passionale, armata di tenacia e perseveranza nel raggiungere i propri obiettivi. «Questo dualismo – osserva il critico e storico dell’arte Giuseppe Paoli, nella prefazione dell’opera – è la linfa vitale che guida l’equilibrio e l’unica via per sopravvivere alle avversità».
Pensieri, riflessioni, momenti di vita che si tramutano in poesie e prose, nel continuo alternarsi della vita tra amore e dolore da cui il titolo della raccolta, alla ricerca della felicità. Con una personale interpretazione dei quattro elementi archetipi da parte dell’autrice (acqua, terra, aria, fuoco), origine di ogni nostra immaginazione secondo Bachelard, il volume trasmette in ognuna delle poesie «una immediata trascendenza immaginale – scrive Paoli – dove il lettore è rapito nelle vibranti analisi, espressioni, colorazioni di volta in volta caratterizzanti i sentimenti più profondi dell’animo umano; elementi materici primordiali (…) tracce scritte con espressioni iperrealiste, assumendo a volte spunti surreali e metafisici».
Avvalendosi di una tecnica espressiva semplice per maggiormente evidenziare le vicissitudini tra amore e dolore mirando alla ricerca espressiva intimistica, nel corso dell’opera Marjeta passa «dall’iniziale complessità introspettiva ad una crescente essenzialità espressiva» osserva Paoli, con un raffronto continuo con la realtà tra bene e male, bello e brutto, amore, dolore, dramma silenzioso, «in luoghi di memoria vissuti in una dimensione spiritualistica suggerita dalle suggestioni dei sentimenti e dei ricordi, ma anche da sogni e proiezioni future».
Un ponte ideale dal passato al presente, tra affetti veri ed impegno sociale nella professione dell’autrice, con versi così concisi da essere «una traccia che sta poi al lettore completare nella sua esperienza personale» nota Paoli. Una poesia rivolta in particolare alle donne: «Non dimentichiamo l’essere umili, tenaci, testarde – scrive Marjeta –, ma anche fragili e sensibili, complicate, ma anche vere e uniche, disposte a fare qualsiasi cosa per la persona che amiamo. Se cadiamo e piangiamo, sappiamo reagire e rialzarci con più forza di prima. Ricordiamoci che non siamo mai sole. Ci sono uomini straordinari, non perdiamoci con quelli che non lo sono. Non permettiamo mai ad alcuno di spegnere la luce del nostro cuore. Ricordiamoci di camminare sempre a testa alta e orgogliose di essere Donne».