Non è stata solo la gestione «a basso profilo» del signor Renzo Dell’Anno a causare questa sorta di bradisismo negativo con sprofondamento di ogni pensabile sicurezza per evitare problemi alla popolazione: è stata tutta la gestione della procura fin da quando, capo, era l’ultracentenario Giuseppe Manchia
CHE TU SUSSURRI O CHE TU GRIDI FORTE
NESSUN T’ASCOLTA E SBARRANO LE PORTE
FRANCO VANNUCCI in questi giorni è up per il Giornale di Pistoia. Ne sono personalmente contento perché, pur non essendo del suo partito, lo stimo e lo rispetto come persona limpida, lineare e onesta.
Ha riaperto il discorso sull’inceneritore di Montale che da quarant’anni spara inquinamento sulla Piana e, soprattutto, è seduto su una discarica abusiva opportunamente interrata per volontà di chi ha gestito l’impresa fino dal suo nascere.
Il Cis è colpevole di tutto? Secondo la regola palamaro-italiana sì: basta trovarne uno e “fargli il culo” e tutto il resto si dimentica, tutto va a posto. Ma le cose non stanno proprio così.
Il premio per il disastro ambientale di questa provincia (diserbanti, veleni, cloruro di vinile nei pozzi, sudiciumi vari [forse non escluse neppure scorie radioattive al Cassero], verdure coltivate sotto l’inceneritore e messe in vendita nei supermercati, amianto della Breda sepolto sotto i treni proprio dinanzi all’ospedale San Jacopo, inquinamento dell’area del carbonizzo di Fognano, la cui inchiesta, in mano a Leonardo De Gaudio, si è miracolosamente insabbiata da sé); il premio per il disastro ambientale di questa provincia, dicevo, spetta ai due maggiori elementi pubblici del partenariato socio-economico-ambientale locale, identificabili per forza con l’Arpat da una parte e la procura della repubblica dall’altra.
Non è stata solo la gestione «a basso profilo» del signor Renzo Dell’Anno a causare questa sorta di bradisismo negativo con sprofondamento di ogni pensabile sicurezza per evitare problemi alla popolazione: è stata tutta la gestione della procura fin da quando, capo, era l’ultracentenario Giuseppe Manchia.
Qui non tiro le orecchie, do un vero e proprio strattone alle orecchie di Giovanni Fiorentino del Giornale di Pistoia che, a forza di evoluzioni inutili e dei soliti discorsetti da giornalisti, parla (a chiusura del pezzo per Vannucci) di «verità sinora sussurrate a mezza voce».
Risiamo alla solita ipocrisia dei gazzettieri (cito da Gozzano) che, per non rompere i coglioni, impastano la notizia con lo zucchero e il miele capaci di trasformare l’opera in un bolo di scontate, irricevibili ovvietà.
Sviluppiamo le diapositive scattate sul tema rifiuti in provincia di Pistoia? Ecco le immagini: il business, qua, è tutto comunista. Partito comunista in partenza e poi, dalla cosa di Occhetto in là, fino a quel coso del Pd che nessuno sa più cosa sia.
La provincia, fascistissima ai tempi del duce, ha preso fuoco in età partigiana e s’è tinta di rosso. Colore che indica lo stop al semaforo; colore dinanzi al quale si sono stoppati tutti i procuratori della repubblica di Pistoia. Cosa succedesse con il Bomba e il suo compare Luca Lotti, lo sappiamo tutti e nemmen sussurrato.
Pistoia è un bene archeologico, un perfetto sarcofago (pieno di quattrini in banca) quindi soggetto a una legale protezione di stato come le casse da mummia del museo egizio di Torino.
Nessuno tocchi il sarcofago pistoriense di Tu-Sse-un-Kanen, perché gli interessi vanno avanti a tutto. Dalla Breda amiantata alla Comunità Montana depredata, chi ha pagato il dazio? Uno solo e per caso – oppure i morti d’amianto. Nessun politico. Vero o no?
Ristudiatevi la storia pistoiese e vedrete che la croce al merito per il «basso profilo», non spetta a Dell’Anno – che peraltro ci ha messo un bel po’ del suo – ma si può considerare, tutto sommato, un ottimo ex-aequo.
Giovanni Fiorentino non ci venga a parlare di «verità sinora sussurrate a mezza voce». Ci sta vendendo una vera e propria finocchiata. Tutti hanno sempre saputo tutto e Quarrata/news – che andava di moda quando il Fiorentino vestiva alla marinara – lo aveva scritto pure con nomi cognomi e indirizzi perché Paolo Vagnozzi, un pomeriggio, al Bar Giulia di Sant’Agostino, ci invitò (me e Alessandro Romiti) ad ascoltare la storia delle poveri sepolte sotto l’inceneritore. Altre storie di Vagnozzi le riserveremo, se mai, per l’aula.
Amianto sepolto alla Breda, polveri in via Tobagi, Aias e Maria Assunta in Cielo: Pistoia è sempre la stessa, solo un grande sarcofago. Dell’inceneritore su discarica se ne parla nel 2013 e se ne pubblicano perfino le foto che vedete e non solo. Risultato: zero.
E questo zero, cari giornalisti di Pistoia, è tale grazie al cattivo stato di salute della procura (sempre cieca, sorda e muta), che non ha mai preso una decisione in merito nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale.
Perché allora i cittadini dovrebbero credere nella giustizia e nelle istituzioni? Siamo grandi, anche se non vaccinati.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]