PISTOIA. Non stupisce che un sindaco che poco può dire di aver fatto (al netto di annunci e marce indietro) per la tutela e il governo partecipato del territorio, come Samuele Bertinelli, cerchi, in avvio di campagna elettorale, di buttare la palla fuori campo.
L’idea di una “grande o mega Pistoia” che dir si voglia, che comprenda tutta la piana, il confine del Serravalle, tutta la Montagna, creando un comune “monstre” di quasi duecentomila abitanti, ha il chiaro obiettivo di distrarre dai problemi veri e di stimolare un campanilismo sterile nei cittadini pistoiesi, alimentando improbabili confronti dimensionali con territori molto diversi come quelli dei comuni di Prato e di Livorno.
Già oggi andrebbe fatta una significativa riflessione su un’estensione molto ampia, come quella del Comune di Pistoia, che, da Orsigna a Bottegone, si estende per oltre 236 kmq. Un territorio privo di punti di riferimento intermedi e in cui gran parte delle zone periferiche si sente fortemente abbandonata e priva di voce e di ascolto.
La proposta di Bertinelli è sulla stessa linea d’onda degli errori fatti, a livelli più alti, in questi anni. Non è eliminando i percorsi elettivi ed i meccanismi di partecipazione dal basso o il collegamento tra cittadini e comunità, anche piccole, che si costruisce un illusorio e artefatto “efficientamento della democrazia”.
Questo, ovviamente, non significa che tutto debba rimanere così come è. Le comunità territoriali devono trovare sinergie e costruire alleanze, valorizzando entrambi i livelli di sussidiarietà: sia quella orizzontale che quella verticale.
Vanno ricostruiti luoghi intermedi, nei limiti legislativi possibili, ricostruendo una presenza sui territori inclusiva e al servizio dei cittadini.
L’incapacità evidente di risolvere i problemi di meno di 90mila cittadini non si può mascherare di fronte alla tracotanza di stravolgere un equilibrio territoriale, scavare un enorme fossato sul Serravalle e perdere la bellezza di un territorio, come quello di Pistoia che, pur se policentrico, pur frutto di acquisizioni successive, vive la sua potenzialità proprio nell’essere un triplice crocevia tra Firenze, la montagna e il mare.
A questa proposta deleteria, pretestuosa e presuntuosa, non si può rispondere con un borbottio inconcludente, ma con una visione radicalmente alternativa di governo e di democrazia.
Un governo partecipativo e non dispotico, come quello bertinelliano, ma intrecciato nella splendida complessità dei beni comuni e delle comunità di persone, in carne e ossa.
Coordinamento Comitati “Città Insieme” – A.B.C. Pistoia