gavinana. AL VIA LE “FERRUCCIANE” CON IL PROCESSO STORICO

Piazza Ferrucci e gli sbandieratori di Firenze

GAVINANA. [MF] Oggi, sabato 3 agosto, ricorre l’anniversario della Battaglia di Gavinana del 1530 e della morte di Francesco Ferrucci, il condottiero a capo dell’esercito della Repubblica di Firenze, ucciso da Fabrizio Maramaldo nella piazza del paese.

Le celebrazioni Ferrucciane si apriranno alle 16:45 con lo sparo a salve della colubrina piazzata nella parte alta del borgo del Castello, dove un tempo sorgeva la la rocca, per poi proseguire nella piazza intitolata all’eroe con il picchetto d’onore dei paracadutisti del battaglione “Nembo”di Pistoia e la deposizione della corona ai piedi del monumento equestre, realizzato negli anni’20 da Emilio Gallori, raffigurante Francesco Ferrucci a cavallo.

Momento clou della giornata, alle ore 17:30 con il “processo storico” a Cosimo I de’ Medici Granduca di Toscana, imputato di essere “cinico soppressore delle libertà repubblicane o astuto politico fondatore di un nuovo ordine istituzionale?”

Le vicende storiche saranno esposte dal dott. Moreno Burattini e dal dott. Andrea Ponziani; difesa e la pubblica accusa saranno affidate rispettivamente al professor Giuliano Livi e al dott. Roberto Nannini, mentre la corte giudicante presieduta dal dott. Gianfranco Poma, figlio di Rosario cui è intitolato il “tribunale”, vedrà impegnati la dott.ssa Alice Sobrero, Fabrizio Morganti, Giampaolo Merciai e il dott. Stefano Traversari. Coordina Alberto Tognelli. Organizzazione a cura dell’Associazione Culturale e Musicale Domenico Achilli.

Per tutto il pomeriggio “giochi storici” e la sera chiusura con “cena itinerante” per le vie del paese.

Per il programma dettagliato vedi: gavinana. Celebrazioni Ferrucciane: due giorni di festeggiamenti.

Domani, domenica 4 agosto, è in programma l’attesa partita del Calcio Storico Fiorentino al campo sportivo del paese. Vedi: gavinana. Per le “Ferrucciane” arriva il Calcio Storico Fiorentino.

COSIMO I DE MEDICI (1519 – 1574)

Rimasto a soli sette anni orfano del padre (il celebre condottiero Giovanni delle Bande Nere) fu allevato dalla madre Maria Salviati nella tenuta in Mugello, lontano dai pericoli dinastici che la maggior vicinanza o la presenza a Firenze avrebbe potuto causargli. Egli discendeva infatti, per parte di padre da un lato e per parte di madre dall’altro (la stessa era nipote di Lorenzo il Magnifico), dai due rami della famiglia Medici.

Tuttavia la sorte gli riservò, appena diciassettenne, un destino diverso da quello preconizzabile. Dopo la morte del Duca Alessandro per mano di un sicario incaricato da Lorenzino (ultimo e contemporaneo esponente diretto del ramo cadetto della famiglia), Cosimo ricevette il titolo di Duca da parte del cosiddetto Consiglio dei Quarantotto. In quest’ultimo consesso (sostanzialmente un Senato) erano presenti i rappresentanti delle più illustri e facoltose famiglie fiorentine, i quali ritennero di poter agevolmente controllare e dirigere un giovane che si riteneva essere soprattutto distratto dagli interessi della sua età.

Il temperamento e l’ambizione del figlio di cotanto padre (e nipote, merita aggiungere, di cotanta nonna: Caterina Sforza) si rivelarono ben diversi. In breve tempo Cosimo eliminò, dopo la battaglia di Montemurlo del 1537, o condannò all’esilio, i più eminenti personaggi (ad esempio gli Strozzi) che avrebbero potuto ostacolare la sua politica. Inizialmente Cosimo cercò di sposare Margherita D’Austria, ma ottenne un secco rifiuto e sposò nel 1539 Eleonora di Toledo, figlia del viceré di Napoli, che gli darà 11 figli. Eleonora morì nel 1562 insieme ai suoi figli Giovanni e Grazia.

A partire dal 1543, dopo aver riscattato le ultime fortezze in mano all’imperatore, avviò la costruzione di altre, sempre con l’intenzione di tenere soggiogate le città toscane; non fidandosi dei fiorentini si circondò di una piccola legione composta da soldati Svizzeri.

Nel 1548 Cosimo riuscì a fare uccidere Lorenzino de’ Medici; con la sua morte tramontava ogni pretesa dinastica di quest’ultimo sul comando della Toscana. Nel 1552 Siena si ribellò all’imperatore e fece occupare la città dai Francesi, nel 1553 una spedizione inviata dal viceré di Napoli fallì per la morte dello stesso viceré. Nel 1554 Cosimo ottenne l’appoggio dell’imperatore e assediò la città, che cadde nel 1555. Siena rimase sotto la protezione dell’imperatore fino al 1557, quando il figlio di Carlo V la cedette a Cosimo.

Con l’instaurazione di una autorità assoluta e non incline a comportamenti umanitari, il governo di Cosimo durò a lungo, praticamente fino alla sua morte; ciò anche per merito di un’accorta politica di alleanze e di accreditamento presso l’impero e presso il papato.

Se tale governo presentò sempre i tratti del dispotismo, tuttavia Firenze e la Toscana conobbero un benessere materiale e uno sviluppo notevolissimo in vari campi. Quello politico innanzitutto, con l’elevazione al rango di Granducato, equivalente ad un vero regno, non vasto ma indipendente e non soggetto a influenze disgregatrici.

Anche le industrie e i commerci ricevettero grande impulso (si pensi alla manifattura degli arazzi mutuata dai fiamminghi); così come le varie opere che impreziosirono Firenze (si pensi all’installazione degli orafi al Ponte Vecchio, alla realizzazione degli Uffizi) e altre in campo scientifico (si pensi agli orti botanici di Pisa e Firenze).

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