PISTOIA. Evidentemente non ci sono speranze: i sepolcri imbiancati non hanno intenzione di sbiancarsi. Non possiamo tirargli le orecchie, dunque non ci resta che provare a farli ragionare.
Un cartellone pubblicitario posto in Corso Gramsci davanti al circolo Garibaldi (fantastica questa casualità di nomi e significati), pubblicizzante l’evento Gay Wedding che si è tenuto a Pisa e che sponsorizza le nozze fra persone dello stesso sesso, è stato imbrattato con della vernice nera così da renderlo illeggibile. La strumentalizzazione è partita immediatamente.
Non sappiamo, né noi né i sinistri indignati e imbronciati, se si tratti di un gesto omofobo: la parola omofobia, non per colpa nostra, ha perduto di significato a causa di tutte le volte che viene tirata in causa.
Potrebbe altresì trattarsi banalmente di uno o più teppisti che grosso modo se ne fottono delle questioni di civiltà della sinistra. Unioni civili, utero in affitto, Vendola che diventa mamma, Gay Wedding, uomini che partoriscono e altre amenità che sono state impresse col fuoco nelle menti di tutti noi rendendole intoccabili, inoppugnabili, pena la condanna dal tribunale del politicamente corretto.
Dunque: il teppismo c’è, è oggettivo; l’omofobia non si sa. Ma, anche ci fosse, si tratterebbe dell’espressione di un dissenso. Da condannare rimane l’imbrattamento del cartellone pubblicitario, sia che quest’ultimo pubblicizzi le cerimonie tra omosessuali e sia che pubblicizzi quelle tra pesci rossi. Per farla breve, è deprecabile il modo con cui è stato espresso l’ipotetico dissenso.
Ci sorge il dubbio che al signor Filippo Querci, che ha maldestramente paragonato il boicottaggio de volantinaggio al Liceo Scientifico con questo evento, non sarebbe andato a genio neanche se la contrarietà al Gay Wedding fosse stata espressa con una lettera scritta con piuma d’oca, su carta intestata e suggellata dal timbro papale.
O neanche Bergoglio gli piacerebbe più?
Se il signor Querci si degnasse di abbassare l’Unità e leggesse l’intervista che lo scrivente ha fatto a fine agosto all’imam della moschea di Sant’Agostino, il quale afferma che è normale che gli omosessuali vengano impiccati in Iran e che finiranno all’inferno per il sol fatto di esser tali, eviterebbe figure grottesche come questa.
Non confondetevi, non si tratta di ignoranza: si tratta di volontà di anteporre l’ideologia alla verità.
D’altronde, già concretizzò a parole questa tipica incoerenza il vecchio Giancarlo Pajetta quando disse che “tra la rivoluzione e la verità, io scelgo la rivoluzione”.
E la rivoluzione cui ambiscono gli attuali comunisti prevede, a quanto pare, la trasformazione della sodomia in diritto inalienabile dell’uomo.
[Lorenzo Zuppini]
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