GELLI. ANCHE LA STORIA MUORE

Licio Gelli [www.iltempo.it]
Licio Gelli [www.iltempo.it]
PISTOIA. Omnia intelligere, nihil admirari: la Bibbia è chiara, non dobbiamo scandalizzarci di niente.

Torno a ripetere quello che normalmente addebito a quei campioni di storici marxisti che hanno infestato l’Italia post-sessantottina e hanno sempre sostenuto, fino a ieri, che dalla storia impariamo.

La storia non è maestra di vita, la storia non è un bel niente e non insegna nulla: e ce lo dimostra quella di Licio Gelli, le cui esequie si sono concluse poco fa a Pistoia.

La storia muore con le persone e come le persone. E le persone che sono la storia – di per sé la storia è neutra, è quello che è e basta – quando muoiono portano via con sé la storia: e la cancellano. E meno male per chi viene dopo. Le ricostruzioni a posteriori, infatti, sono solo la fantasia degli storici che la storia riscrivono – e il più spesso che possono a proprio uso e consumo. Alla faccia di chi sapeva e (grazie a Dio, secondo loro) è stato zitto, è spirato tacendo.

Ho conosciuto Licio Gelli e ci ho parlato due volte a Villa Wanda. Ho avuto la sorte e la fortuna di poterlo fare e l’ho fatto senza timori reverenziali e senza disgusti di sorta: se da lui andava a pranzo, spesso e volentieri, il Presidente Cossiga, e se tra loro c’era – come diceva lui stesso – un forte legame di amicizia, non vedo perché non accostarsi al personaggio e all’uomo senza preconcetti di rito. Del resto il mestiere che facciamo è questo: conoscere, vedere, chiedere e perfino impicciarsi degli affari altrui, se gli affari altrui sono storia e della storia fanno parte.

Come Gelli non ha detto molte cose agli altri, di più ne ha taciute a me quando ho avuto la ventura di poterci parlare. Ciò non toglie che abbia potuto approfittare della sua cordiale ospitalità e di una intelligenza indubitabilmente sorprendente.

Posso dire di non essermi perso i suoi occhi, vivi ancor più di quelli dei politici e dei giovani che oggi vanno per la maggiore. E una memoria di straordinaria lucidità.

Oggi, ai funerali, questo mi è venuto in mente, mentre pensavo che di pistoiesi non ce n’erano in giro. E quei davvero pochi che c’erano (soprattutto curiosi) non avrebbero parlato neppure sotto tortura. Eppure – garantito – molti a Pistoia da Gelli hanno avuto molto, anche se oggi se ne vergognavano e non si sono fatti vedere.

Uno strano sms...
Uno strano sms…

Aggiungo solo una cosa: la notte fra il 2 e il 3 dicembre – stranamente, devo dire –, pur non avendo avuto alcun legame né stretto né diretto con lui, lo sognai.

A un certo punto mi salutò come in quei due nostri incontri a Villa Wanda, con affabilità. Solo che non me ne andavo io, lo stava facendo lui, con il suo abito scuro impeccabile. «Ora la saluto perché devo andare», mi disse. E si allontanò così.

La mattina successiva scrissi un sms, quello che vedete nella foto, per notizie di quello che, confidenzialmente tra noi, definivamo “lo zio”. Prendetela come volete, ma la prova è lì. Pochi giorni e se ne è andato. Quando me lo hanno detto non mi sono stupito.

Oggi io c’ero. Qualche altro collega pistoiese c’era. Di redattori a ruolo ho visto Calamati, Gori e Donati del Tirreno, Ceccarelli di Toscana Tv. Altri no. ho parlato poi con Simone Trinci della Nazione. Insieme siamo entrati anche in chiesa, durante la messa. Una chiesa spistoiesizzata.

La strada era piena, oggi. Polizia, carabinieri, vigili e tanta gente: nove decimi giornalisti. Affannati a voler fare interviste, a chiedere a chi incontravano – abbiamo dovuto rispondere più di una volta che eravamo colleghi. E i pistoiesi? Assenti. Credo ingiustificati. Sarò libero di pensarla così?

Penso anche che quelli che hanno ricevuto, avrebbero dovuto rendere – ma già si erano vergognati di Gelli quando donò il suo archivio alla città e fu fatto tutto alla chetichella, come tra amanti. Quelli che non hanno ricevuto, per chissà quale altro motivo.

Hanno perso l’appuntamento con la storia: ma hanno anche dimostrato, ne sono convinto, nei fatti, che le barricate ideologiche (o la paura…?), hai voglia a dire che il mondo è cambiato, sono sempre lì, a portata di spalla.

Eppure se di male si deve parlare, riflettiamo bene: abbiamo un parlamento illecito, un presidente del consiglio illecito, un presidente della repubblica illecito. Non lo dico io, lo ha detto la Corte Costituzionale.

Se non è P2 questa, P[olitici] D[emocratici], che cos’è allora la P2? Amen.

P.S. – Io ho firmato il registro delle visite.

Vedi anche: LICIO GELLI, IL FUNERALE INESISTENTE di Alessandra Tuci

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