GENE HACKMAN VS. PROCESSO CIVILE IN ITALIA

Il tavolo dei relatoti
Il tavolo dei relatoti

PISTOIA. Il 25 ottobre si celebra la Giornata Europea della Giustizia Civile che fu istituita nel 2003 da Commissione Europea e Consiglio d’Europa per promuovere il concetto di cittadinanza europea e relativi diritti, far conoscere e facilitare l’accesso alla giustizia civile, che in Italia sembra quasi in subordine rispetto a quella penale, sia per l’azione dei media che nell’immaginario collettivo.

Nell’ambito dell’iniziativa europea anche a Pistoia, ieri 26 ottobre, si è tenuto un incontro pubblico per informare i cittadini dei nuovi diritti e dare l’occasione ai professionisti di confrontarsi su alcuni temi legati alla giustizia civile.

Nell’aula delle Mediazioni in San Mercuriale, il presidente del Tribunale, dott. Amato ha introdotto al pubblico presente gli elementi più attuali in tema di giustizia civile e diritto comunitario, prima di dare la parola agli avvocati e ai professori relatori. L’incontro si è chiuso con la visione del film americano “Class Action”, che evidenzia, in modo plateale, la sensibilità dell’ordinamento statunitense verso la giustizia civile, che prevede garanzie del tutto simili a quelle previste per il processo penale.

Da premettere qualche dato: il Ministero della Giustizia ha monitorato i 139 tribunali civili italiani rilevando che la durata media dei processi in Italia è di 8 anni e 7 mesi per tutti e tre i gradi di giudizio, ciò comporta un danno grave per la giustizia negata a chi legittimamente ne fa richiesta e ingenti somme da pagare da parte dello Stato, come risarcimento (è prevista la possibilità di essere risarciti per tutti i processi che durano più di 6 anni).

Dal rapporto Ocse “Giustizia civile, come promuoverne l’efficienza?” emerge che in Italia la durata media di un processo civile è dunque oltre 8 anni mentre nell’area Ocse i dati medi registrati dagli altri Paesi parlano di complessivi 788, giorni poco più di due anni. Per il primo grado di giudizio servono 368 giorni in Svizzera, 107 nell’efficientissimo Giappone e 564 in Italia…

Il dott. Amato, nella sua introduzione parla di una forte spinta da Bruxelles per avvicinare le legislazioni dei 28 stati membri dell’UE. Le difficoltà per raggiungere l’obiettivo sono immani, dato anche l’elevato numero di Paesi riguardati, ma alcuni strumenti sono stati messi a disposizione, per esempio il decreto ingiuntivo europeo ma anche regole comuni su minori e famiglia.

Insomma conoscere o provare a conoscere il diritto civile europeo non è una “sciccheria” – dice Amato – bensì un dovere per ogni operatore del diritto e anche per ogni cittadino (che però è già in seria difficoltà a conoscere e utilizzare quello del nostro Paese – n.d.r.) .

Comunque il primato della legislazione sovranazionale è riconosciuto ormai da anni anche dalla Corte Costituzionale e lo sforzo per uniformare le legislazioni va avanti.

La Prof. Caterina Silvestri
La Prof. Caterina Silvestri

L’avvocata Bujani, che qui rappresenta l’ordine degli avvocati, auspica un efficientamento della giustizia ma dice che i parametri per verificarlo sono tanti e tali che non sarà facile misurarlo.

L’analisi riguarda in particolare la giustizia civile in materia commerciale.

Si spendono 79 euro a persona in Italia e 90 in Germania. Abbiamo 10.000 magistrati rispetto ai 19.000 in Germania, ma se non riusciamo a velocizzare è un fatto di organizzazione, avvocati e cancellerie si devono aggiornare… bisogna che tutti concorrano per attuare le buone prassi cioè l’uso dell’informatica e della telematica ma anche incrementare l’utilizzo delle misure alternative alla giurisdizione cioè conciliazione e mediazione assistita.

Un dato relativamente confortante è quello rilevato dalla commissione del Consiglio d’Europa secondo la quale i giudici civili italiani sono i secondi, e quelli penali addirittura i primi, per produzione di sentenze.

La Professoressa Paola Lucarelli, docente di diritto Commerciale dell’Università di Firenze, auspica che cresca il coinvolgimento della cittadinanza nell’amministrazione della giustizia, che è efficiente non solo se finisce con una sentenza, cioè se si sostanzia in soluzioni alternative, tuttavia nemmeno la mediazione come mera tecnica di gestione alternativa non può funzionare; ha funzionato dove è stata utilizzata coinvolgendo i diretti interessati e dove sono intervenuti i giudici, credendoci.

Invitare alla mediazione significa andare a cercare una motivazione diversa per la pratica alternativa. Nemmeno a livello europeo la mediazione ha avuto un gran successo… meno dell’1% delle controversie ha trovato soluzione in questo percorso.

Firenze è invece stata un buon esempio, ha portato avanti 2500 mediazioni in un anno perché i giudici ci hanno creduto e hanno adeguatamente motivato le parti a questo tipo di soluzione.

Si può parlare di diritto alla mediazione anche a livello europeo, ma guardando ai paesi anglosassoni, Usa, Australia e Singapore dove all’interno della Corte c’è un ufficio del giudice che distribuisce le controversie tra giudiziali e non attraverso la Multi door court house.

La prof. Caterina Silvestri, docente di Diritto Privato Comparato presso l’Università di Firenze, ha parlato di un vero e proprio ius commune prodotto dalla Ue che in certi casi si affianca, offrendo ulteriori istituti (decreto ingiuntivo europeo), ma talvolta produce norme che si sostituiscono al diritto interno.

Nel 2014 è stato approvato il regolamento per il sequestro dei conti correnti bancari che entrerà in funzione nel 2017. Nel 2015 è entrato in vigore il regolamento sulle successioni che individua quale sia il Paese a dover regolare la successione di chi è residente in un Paese, ha i beni in un altro e magari i suoi eredi sono residenti in un terzo Stato.

Il film
Il film

Ancora, il regolamento 1215/ 2012, entrato in vigore gennaio 2015, disciplina la competenza giurisdizionale in materia civile e commerciale.

Tale norma oltre a individuare il giudice competente, detta la disciplina per la circolazione delle decisioni uniformando i vari Paesi. Abolisce l’exequatur cioè istituisce la decisione europea, la relativa circolazione avviene senza bisogno del placet.

L’intervento dell’avv. Caldarulo del foro di Pistoia ha esemplificato come i cittadini italiani ricevono la giustizia civile esordendo col dire che per l’incontro era stato scelto un film americano che affronta i temi della giustizia civile (class action, cioè un’azione che porta davanti al giudice i diritti di tanti contro un comportamento illecito di un soggetto forte) perché nessun film italiano avrebbe potuto fare allo scopo e “se persino nella cinematografia non si riesce a trattare bene il processo civile, che si può sperare?”.

L’avvocato continua dicendo che se l’imputato (nel penale) è trattato meglio di chi chiede giustizia civile, è solo perché c’è la prescrizione. Nel processo civile americano il cittadino che chiede tutela civile è detto querelante non a caso: c’è la giuria, l’ufficiale giudiziario, i microfoni, il pubblico esattamente come nel penale.

L’avvocato Caldarulo sottolinea un altro grave limite della giustizia civile che finisce per violare uno dei principi fondamentali dell’ordinamento, quell’art.3 della Costituzione che parla di uguaglianza: per quanto riguarda i costi, il cittadino debolissimo è tutelato (attraverso l’istituto del gratuito patrocinio), quello debole invece è discriminato perché i contributi unificati sono salatissimi.

Il film proiettato, interpretato magistralmente da Gene Hackman, racconta delle gesta di un avvocato che conduce una class action contro una grande impresa produttrice di automobili che aveva scelto di non sostituire un componente malfunzionante sapendo che il danno da risarcire sarebbe stato di trenta milioni di dollari mentre richiamare tutte le auto e procedere alla sostituzione del pezzo sarebbe costato 50 milioni di dollari.

Il film finisce con la società costretta ad accordarsi e pagare 100 milioni di dollari di danni… Il film è fiction ma la procedura che mostra è quella realmente impiegata negli Usa ed è lontana anni luce da quella impiegata nel nostro processo civile, con buona pace dell’Ue.

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