GERI PUNGENTE A PACI SUL RUOLO DELLA FONDAZIONE

Fabrizio Geri
Fabrizio Geri

PISTOIA. Pubblichiamo il testo integrale di una lettera aperta di Fabrizio Geri a Ivano Paci (vedi), inviata ai quotidiani locali cartacei e on line:

Allora, il presidente Paci ha dato seguito alle mie considerazioni, cosa che apprezzo, confermando in sostanza che avevo colto nel segno aprendo il dibattito sulla Fondazione. Anche se, rispondendo dopo un mese, appare chiaro che si tratta di una risposta a certi ambienti della Diocesi pistoiese che imputavano alla Fondazione aver assunto un impegno minore di quello richiesto: equivoco finalmente esplicitato e chiarito pubblicamente dal diretto interessato.

Devo pur tuttavia premettere che quando passeggio in centro e lo incrocio, il signor Paci non accenna mai ad un saluto: o è un maleducato oppure, immagino, non mi riconosce affatto e quindi non può in alcun modo sapere se partecipo o meno alle assemblee annuali della Fondazione.

Analogamente mi permetto di dubitare sul “si discute e si dibatte” e più in generale sulla democrazia all’interno del Consiglio Generale; continuerò a dubitare almeno fin quando non leggerò una smentita ufficiale firmata da tutti i componenti del Consiglio, nessuno escluso.

Aggiungo che il mio invito al dibattito è stato anche più volte censurato sia da Il Tirreno che da La Nazione: per mesi e mesi ho scritto e parlato cordialmente con la caporedattrice de La Nazione Cristina Privitera, che molte volte mi ha promesso che mi avrebbe pubblicato e invece niente.

Mi ha fatto rivedere e riformulare in toni più sostenibili i miei interventi in merito alla Fondazione ma anche rivisti e addolciti non c’è stato verso di vederli pubblicati sul quotidiano.

Peccato, perché l’informazione è inutile se non fa riflettere la gente e se non mette in comunicazione idee e opinioni anche contrastanti, che è poi l’unico modo per far progredire le società. Pensate che sulla stampa cartacea tempo addietro pubblicarono una risposta del Paci senza aver pubblicato il mio intervento a cui era rivolta la risposta!

Infatti da questo punto di vista Pistoia, conosciuta agli inizi del 900 come la città del silenzio, ora è un regime assoluto, una cloaca ovattata di omertà, sistema rispetto a cui l’Isis e i talebani sono solo dei principianti. Tanti non si esprimono perché temono ritorsioni di tipo professionale o perché hanno famiglia, buoni rapporti e prebende da mantenere.

Il Prof. Ivano Paci, Presidente della Fondazione Caripit
Il Prof. Ivano Paci, Presidente della Fondazione Caripit

Ribadisco quanto pubblicamente sostenuto, usando un’espressione caustica, alla Geri, che il comune è prostrato come una donzella di Arcore dinanzi alla Fondazione, per denunciare un’anomalia da sanare in sede di Anci (ass. sindaci): il comune non ha soldi per le scuole che crollano e non sono a norma sismica. Ci pensa allora la Fondazione a togliere le castagne dal fuoco e nei rapporti di forza ciò si traduce in una inevitabile timidezza, o sudditanza, verso il califfato di via de’ Rossi.

Colgo però come segno di maturità la disponibilità a cessare i Dialoghi sull’Uomo perché quelli sì sono slogan, di due o tre giorni, senza significato. Non serve bruciare 3-400mila euro in due giorni per far vivere il turismo e richiamare gente, ma iniziative per tutto l’anno, a partire da una seria riorganizzazione dei festeggiamenti di san Jacopo. Faccio appello agli amici del Consiglio Comunale affinché si occupino di rivedere la giostra dell’Orso, accantonata finalmente l’impostazione sbilanciata sui cavallai.

La Fondazione potrebbe dare un formidabile sostegno in questo, con le sue capacità e risorse umane, da spendere in tante iniziative di animazione e cultura rionale spalmate su tutto l’anno. Per ora mi fermo, riservandomi di offrire ulteriori riflessioni in futuro.

Concludo invitando ancora i concittadini, i politici, le categorie e gli organi di stampa libera che non hanno la bocca cucita a promuovere suggerimenti, stimoli e discussioni sul ruolo della Fondazione: un importante ente con professionalità e risorse per valorizzare i progetti seri e le molte idee che vedo qua e là.

Sicuro che anche la Fondazione condivide il nobile intento.

Fabrizio Geri

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