gesù, giuseppe & maria. VI DONO IL CUORE E L’ANIMA MIA, ASSISTETEMI NELL’ULTIMA AGONIA, SPIRI IN PACE CON VOI E COSÌ SIA

Accertato – grazie a una dichiarazione del giudice Luca Gaspari in aula – che l’amministrazione giudiziaria è servizio pubblico e che, pertanto, soggiace anche alle regole della L. 241/90 (ignota al tribunale di Pistoia), cosa deve fare un cittadino per ottenere il proprio “minimo sindacale” senza essere trattato come una lasca da frittura?


Se molti dei pubblici dipendenti lavorassero solo con un quinto non dello stipendio, ma dello strascico con cui vanno avanti, l’Italia non sarebbe un Eden, ma quasi. Fatto è che la P.A. è una sorta di «borbonismo istituzionale» mantenuto e tollerato dai piemontesi per preservarsi da qualsiasi problema…


MA IL DIRITTO DI POTERSI DIFENDERE

È ASSOLUTO OPPURE SOLO “OCTROYÉ”


 

Dice Cato e non erra: «Se una pecchia…»

 

Se non sbaglio, a gennaio scorso ho richiesto – alla procura di Pistoia – il rilascio di un 335: quel certificato che serve a vedere quante mosche ruotano intorno al riccio spiaccicato a terra di notte da una macchina che corre per la fretta di rientrare.

Di solito la procura della repubblica di Pistoia, quella di Tommaso Coletta, che lavora per la «gente comune», si muove – da sempre, quindi anche dai tempi di altri Pm – a due velocità:

  1. un giorno per gente di vaglia (don Ferdinando Betti & capovigilA di Montale Paola Nanni)
  2. dimolti di più giorni, senza voglia, per i comuni mortali: cosa diversa dalla «gente comune» di Coletta.

A me, presèmpio, come scrivevano certi ciuchettoni della scuola post-sessantottina, da gennaio a oggi, nemmeno un cenno di vita.

Così il 15 giugno scorso «chièggo» (dialetto contadino del Montalbano) il mio 335 per la seconda volta. 1

La Pec non passa, come lo straniero sul Piave. E sì che la avevo inoltrata all’indirizzo di posta elettronica segnalato sul portale del tribunale stesso (che sotto il profilo dell’informatica, nonostante l’impregno del sostituto Luigi Boccia, è un po’ una… franetta).

Allora, a stretto giro di Pec, reinvio una segnalazione al protocollo della procura di Pistoia. Che è tenuto a inoltrare la richiesta a chi di dovere. 2

Pur errando il presupposto (cito, infatti, erroneamente, la 241/90, mentre avrei dovuto citare l’art. 6, c. 2, D.P.R. n. 184/2006, già art. l’art. 4, c. 3, D.P.R. n. 352/1992, regola che vale, a più forte ragione, quando l’istanza sia stata presentata ad ufficio incompetente, ma nell’ambito della stessa pubblica amministrazione (Cons. Stato, sez. V, 23 gennaio 2001, n. 207): se certe regole minimali non le conoscono i tutori delle leggi, chi dovrebbe mai conoscerle, un giornalista – come dicono loro – abusivo e che pubblica, per giunta, su un giornale clandestino?

Il pensiero alla figura del cittadino è l’ultimo che transita nella mente degli uomini della procura

E se l’ignoranza della legge non scusa, a maggior ragione scusa ancor meno l’ignoranza della legge da parte di una struttura come la procura e i suoi uffici. O no?

Eppure, nonostante tutto, la risposta è deprimentemente offensiva per il cittadino che paga le tasse anche per stipendi interi a gente che non conosce neppure le regole del proprio mestiere.

Leggete: «Si restituisce in quanto trattasi di atto presentato con modalità non conformi alle norme processuali vigenti e pertanto non esaminabile né iscrivibile nei registri della Procura. Cordiali saluti». 3

O se provassimo a dimezzare gli stipendi a chi fa il chirurgo senza conoscere i ferri della sala operatoria? Non vi sembra che sarebbe una soluzione più che giusta per chi, dal gennaio scorso, non ha ancora provveduto a dare quel che era tenuto a dare senza farla tanto lunga e puzzolente e sgusciando da ogni parte?

La prossima a domani…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Ma per certi individui cosa rappresentano i cittadini semplici che non hanno nemmeno il diritto – come certi magistrati – di lavorare fianco a fianco con la moglie impipandosene altamente delle leggi dello stato?


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