CASALGUIDI. Abbiamo tutti presente cos’è la Gibus Tende di Casalguidi. Da due giorni 32 dipendenti stanno lottando contro la decisione dell’azienda di smobilitare Pistoia.
Ci sono stati due presìdi e picchettaggi di 8 ore con sciopero e bandiere per richiamare l’attenzione contro la decisione annunciata da Gianfranco Bellin, amministratore delegato, di chiudere lo stabilimento pistoiese entro il 31 dicembre di quest’anno.
Dopo il sindacato si è mossa la politica. Ma si è mossa anche l’azienda che, proprio in questo momento, scesa da Saccolongo (Padova), starebbe portando via dalla sede la materia lavorata e già pronta da consegnare ai clienti.
“svuotano la fabbrica – ci dice Mirco Bandinelli – e ci lasceranno con un pugno di mosche in mano. Sono giunti anche clienti a ritirare la merce, ma non è stato loro aperto e non è stato consegnato niente di quanto ordinato in precedenza e già pronto”.
C’è di più, ci dice Bandinelli. I centralini telefonici della fabbrica sarebbero stati girati a Padova e quindi chi chiama Gibus-Pistoia si sente rispondere dal Veneto.
Ottavio Zucca, esterno chiamato a riordinare l’azienda casalina, chiuso dentro alla fabbrica, non avrebbe aperto ai clienti giunti a ritirare la merce.
“Il fatto è – ha aggiunto Bandinelli – che qui non si parla né di mobilità, né di cassa integrazione. Rischiamo di restare non solo privi di lavoro, ma anche di ogni speranza. Corriamo il rischio di perdere tutto”.
La Gibus, a quanto ci dicono, ha accorpato i suoi quattro stabilimenti a Saccolongo e poi ha iniziato a chiudere. Che abbia intenzione di delocalizzare secondo la moda dei nostri tempi?
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