GIORNALI SÌ GIORNALI NO

Tutta roba da scordare in nome del nudo e crudo profitto...?
Tutta roba da scordare in nome del nudo e crudo profitto…?

CUTIGLIANO-MONTAGNA. “L’informazione è oggetto di particolare tutela e garanzia nel nostro ordinamento giuridico a partire dall’art. 21 della Costituzione. In questo quadro si inseriscono le norme volte a tutelare la diffusione di prodotti editoriali, nonché la fruizione degli stessi, da parte dei lettori”.

Sono queste le altisonanti, ma retoriche, parole di apertura riportate come primo articolo nell’Accordo Nazionale sulla vendita dei giornali quotidiani e periodici.

La vicenda è nota e riguarda la distribuzione dei giornali sospesa dalla società Martini Dumas Spa, il distributore esclusivo di zona, in alcune edicole del territorio di Cutigliano: Casotti di Cutigliano e Melo da ieri, Pian di Novello, con tutta probabilità dalla giornata di oggi.

Le motivazioni di tale decisione risiedono, si legge nella missiva inviata alle edicole, nell’essere antieconomiche; un concetto vago e non meglio specificato che, solo per il fatto di appellarsi alla scienza economia dove i numeri sono fondamentali, dovrebbe essere specificato meglio con almeno il conticino della serva: per l’edicola xyz si spende tot mentre si ricava tot altro.

Ma cosa vuol dire antieconomiche? La Martini Dumas Spa ha un sistema di contabilità analitica che si affianca a quella obbligatoria per legge, così efficiente e sofisticato da quantificare costi e ricavi per ogni edicola? Se sì impiegherà due micro secondi per rispondere e fare chiarezza.

Proprio per l’importanza riconosciuta in primis dall’art. 21 della Costituzione di manifestare liberamente il proprio pensiero (che a Pistoia non è molto apprezzato, vedin.d.r.), la distribuzione del pensiero, vale a dire il prodotto editoriale, è consequenzialmente ed altrettanto importante, tanto da essere disciplinata da:

In questo quadro normativo si colloca poi l’Accordo_Nazionale_sulla vendita_dei giornali quotidiani e periodici.

I soggetti coinvolti nella distribuzione editoriale sono quattro: l’editore, il distributore nazionale, il distributore locale e le rivendite. Le rivendite a loro volta si distinguono in rivendite esclusive e rivendite non esclusive.

Grande importanza nella rete distributiva viene riservata alle prime, le rivendite esclusive, che come il termine fa intendere, sono quelle che in maniera esclusiva vendono prodotti editoriali, come è la classica edicola. L’Accordo Nazionale è infatti improntato, art. 1 preambolo, alla “necessità di una condivisione di norme riservate agli esercizi esclusivi”. Sono però considerati altresì esclusivi anche esercizi che in base alla legge 416/1981 vendono altri tipi di prodotti.

Il differente inquadramento non è cosa da poco, tanto che la questione è ampiamente documentata ed è stata oggetto di disamina in un’indagine conoscitiva promossa dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dove al punto 12 ove si legge:

“Un’altra area problematica è rappresentata da una presunta disparità di trattamento tra i rivenditori esclusivi (edicole) e quelli non esclusivi. In particolare, è stato evidenziato che in taluni casi i punti vendita non esclusivi sarebbero assoggettati a oneri aggiuntivi, asseritamente allo scopo di coprire le spese di trasporto, oneri che non trovano riscontro nel caso delle edicole. Tali oneri non sarebbero di norma giustificati da oggettivi costi incrementali di distribuzione, data la posizione della rivendita, né da servizi ulteriori prestati”.

Questa, sembrerebbe rappresentare la linea di confine per l’applicazione o meno di quanto disposto dall’art. 10 dell’Accordo Nazionale che esclude l’applicazione di qualsiasi onere di trasporto del distributore in capo al titolare della rivendita, trasporto che deve avvenire franco punto vendita.

La conoscenza dell’inquadramento di queste rivendite riveste carattere prioritario per la ricerca di possibili soluzioni che devono vedere coinvolti non solo i diretti interessati, ma anche delle associazioni di categoria, i sindacati e i Comuni.

In questa vicenda oltre al rischio di perdere dei posti di lavoro è a rischio il comparto turistico della montagna che sempre più viene depauperato.

Appena un anno fa chiudevano gli uffici postali, poi veniva potenziato l’ospedale, la cucina dello stesso veniva chiusa, oggi tocca alle edicole: e domani…? Domani potrebbe toccare a chi legge questo articolo. L’unica cosa che sembra prevalere è però il sollievo di averla scampata ancora una volta, ma per quanto ancora?

Senza servizi, senza negozi c’è solo il deserto, affascinante anch’esso, ma senza prospettive di sviluppo. La montagna è stata tosata come una pecora, la lana è finita da tempo, ma si permette a tutti di togliere di tutto. Anche il misero resto.

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2 thoughts on “GIORNALI SÌ GIORNALI NO

  1. Perché attaccare la Martini Dumas s.p.a.?

    La Asl si è comportata diversamente?
    Le Poste?
    Le banche?
    I Comuni?
    La provincia?
    La Regione?
    La Chiesa?
    … e lo “Stato” in senso lato?

    Ci sono più persone in un condominio di Viale Adua che su tutta la Montagna Pistoiese e questo lo ha detto un politico di sinistra fra i più apprezzati, osannati e amati in molte parti d’Italia, tant’è che pur essendo pistoiese di nascita è stato candidato in Piemonte anche senza le democratiche primarie.

    Questa è la politica dei Numeri!

    Per la politica della gente c’è ancora tempo e nel frattempo continuano a sciacquarsi la bocca usando la Costituzione come se fosse un colluttorio.

    Dopo 153 anni dall’Unità d’Italia, 68 anni di Repubblica e 66 di Costituzione, l’articolo 44 della Costituzione, che prevede Leggi a favore della Montagna, aspetta ancora una sua prima concreta applicazione.

    In attesa della restituzione di quanto rubato in Comunità Montana avanti tutta con le chiacchiere che non hanno mai fatto farina; diversamente ci sarebbero anche i giornali del Martini.

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