Mi limito solo a constatare che, se davvero l’Italia fosse un paese civile e legalitario e non un ammasso di sinistra informe di comodo; e se davvero Pistoia avesse un prefetto – e non gente che aspetta di andare in pensione, come l’Emilia Zarrilli dall’allucione gnùdo fuori dei sandali aperti – metà dei Comuni pistoiesi, alla faccia dei colleghi giornalisti di qua, sarebbero già commissariati da un pezzo
O T’INCHINI AL “BUON POTERE”
O LO BECCHI NEL SEDERE!
UN GIORNALISMO COSÌ non l’ho mai visto in quasi 54 anni di attività. Come un giornalismo così? Un lavoro fasullo che tira a campare basandosi su due binari: quello della piena conformità al conformismo di sinistra (anche certi non di sinistra alla fine soffrono della sindrome del cervello-migliaccio con uvetta e pinoli, che schifo!) altrimenti definibile, in maniera più liberale, leccaculismo alla Sassoli; e l’altro delle fiere e sagre del ranocchio all’Anchione: si scrive solo di frittelle e si contentano tutti senza troppi scossoni. Amen.
Non credo che serva dire che la mia scelta è stata ben diversa. E per questo sono sempre stato solo (ma meglio così che male accompagnato) e la gente, di solito, mi sta almeno a cento metri dalla punta dei piedi.
Iniziai a scrivere perché volevo dire quello che vedevo; e dopo quasi 54 anni sono ancora qui con lo stesso spirito: se dio vuole (anche se sono convinto che Lui non ci sia) sono rimasto lo stesso.
Sono stato coerente? Non lo so: di certo so che ero certo di ciò che pensavo sul significato di giornalismo. La riprova è che – contrariamente a molti altri illustri personaggi & colleghi dell’ambiente – io non ho, fortunatamente, fatto carriera, se per carriera s’intende mettersi a culo ritto a disposizione della cosiddetta “libertà di stampa” (una sega in Italia!).
Tutto questo è stata opera della grande sinistra italiana, che ha sinistrizzato perfino la destra, inculandola con il politicamente corretto che finirà per essere politicamente letale. Fortunatamente morirò e potrò andare in culo alla politica e a quel merdaio che è la nostra pubblica dis-amministrazione: un covo di stronzi senz’anima, senza moralità, senza dignità, senza niente che non sia l’amore per il quattrino e una estrema bravura nel rubare il rubabile (nel caso minimo, lo stipendio; in quello più esteso, direttamente i soldi pubblici sudati e insanguinati dal popolo espropriato, sbeffeggiato e preso a calci con insopportabile, puttanesca derisione).
Se Mussolini è stato fascista e da lui è nato il fascismo, mi chiedo che cosa siano stati i comunisti in Italia (preti & suore compresi) e tutti i santi cardinali alla Becciu & C.; ma anche una giustizia alla Palamara e dei presidenti alla Napolitano o, peggio che mai, non-presidenti alla Mattarella, garante delle prese di culo fatte passare per sagge e meditate soluzioni democratiche. Dai democratici mi guardi iddio che dai fascisti mi ci guardo io, da me!
Prendete a esempio Palamara: deve morire solo lui o i tre quarti di quel marciume che è la magistratura corrotta, deviata, raccomandata, comunistizzata – e solo per fare una bella vita a carico nostro? E il primo non-magistrato d’Italia, il non-presidente Mattarella, che fa? Il gufo (ma àfono) con la testa incassata fra le spalle, dalle nostre parti detta anche rincarchignàta?
Detto questo, occorre aggiungere che il giornalismo d’Italia per i suoi cinque sesti dovrebbe essere trattato con il lanciafiamme di De Luca. Una volta la peste si curava così: con il fuoco purificatore. E invece questo tipo di giornalismo va avanti e sempre di più: l’altro, quello serio, che dovrebbe informare, viene osteggiato, ridicolizzato da quattro pulciosi ideologizzati ad personam, non importa se di destra o sinistra, tanto sono tutti uguali: gli uomini del potere vogliono essere incensati e se gli scopri le chiappe ti querelano, ti sparano e si credono autorizzati anche a pigliarti in giro. Il centro non è da meno: basta guardare la storia politica di Pierferdinando Casini.
Casi eclatanti ed emblematici di tutto questo sono due amministrazioni contigue e apparentemente di segno opposto, realtà della nostra pianura. Sto parlando della comunistica Quarrata e della destristica Agliana. Effetti frana da ambo le parti.
Qualunque cosa tu chieda a loro (Benesperi è fascista e Mazzanti è il Cristo scappato dal Vangelo del Fratelli tutti [ma non le borse!] di Bergoglio), le risposte non possono che essere di due tipi: o la privacy copre tutto (non solo le fave, le tope e i culi che Franceschini vuole coprire sulle opere d’arte in onor dei cammellieri del profeta); o lo sviamento, con il tenativo di darti a intendere che i ciuchi volano. Citano leggi a sproposito e inculano, con ugual risultato, il povero popolo che è l’amore dei democratici, perché possono infilargli le mani nella tasche; e l’amore dei fascisti che, così, si sentono maschi e potenti come Benito quando trombava a Palazzo Venezia per tenersi in esercizio e forma.
Cari caccoloni, la verità è quella che è. Una volta al potere, sinistre e destre si trasformano immediatamente in semplici pezzi di materia organica non-pensante ma maleodorante, il cui unico interesse è puppare. Come anche il papa il cui nome un famoso carmen buranum (ma gli italiani sono dei somari incredibili a partire dai loro ministri dell’istruzione) fa discendere ironicamente dal verbo pappare, mangiare a quattro ganasce – sempre che non abbia un Becciu a portata di mano, pronto a vuotargli il conto corrente di San Pietro.
Scendi ad Agliana e chiedi: il risultato è zero. Scendi a Quarrata e chiedi: funzionari di partito presi e messi lì come ceri pasquali sopra il chiodo che gli entra in culo, fanno finta di non sentire perché qualche cognato di qualche senatore à la page consiglia loro di seguir la tecnica della scorreggia tenuta a forza.
Chi orgogliosamente cantava, un dì, con Benigni, la strafamosa Canzone del corpo sciolto, s’è scordato che, a un certo punto, tieni tieni, il risultato è quello di una bella scarica di boati e cacaiola che inonda e ricopre tutto.
Benesperi è stato eletto; ha cestinato la falce e il martello e ha istituito – con l’Aveta e il Ciottoli – la la felce e il randello. E, dal momento che lo abbiamo severamente richiamato a un minimo di coerenza, s’è divertito, con gli avvocati del suo Agnellone prediletto nel quale si è compiaciuto, a denunciarci a prefetto – altra figura inutile in quanto rappresentante di governi che non esistono se non sulla carta, spesso igienica, e basta – e a magistrati. Buon pro gli faccia a loro e alle loro donnine del Pd insignite dei premi suggeriti dai comunisti del Comune dell’aglio!
Mazzanti è stato eletto sindaco, ma l’effettivo potere è esercitato dai suoi dirigenti akkulturati e parenti del Pd di famiglia, che, dinanzi a gente più o meno impreparata, parlano come Bergoglio dinanzi a chi crede in chi non c’è, non c’è mai stato e non ci sarà mai (o altrimenti manderebbe al mondo non un Covid che ne fredda 1 milione, ma una razzata atomica in grado di flasharne 7,5 miliardi).
Sia Mazzanti che Benesperi (e loro truppe & trippe) amano essere solo corteggiati, maneggiati, vezzeggiati per le loro cazzeggiate mediatiche: se rammenti loro i loro doveri, sei fritto, come disse la tinca ai tinchini mentre erano in padella nello sfrigolante olio ammoscato.
Su Mazzanti e l’acefalìa quarratina tornerò in séguito, spesso e volentieri. Per il mal di testa che gli verrà, non gli basteranno tutte le pìllore di Enantyum in commercio…
Ora lasciatemi mostrare una chicca del Ciottoli (nipote del mi’ proposto don Aldo) che ama la stampa organica (gli va benissimo la Piera Salvi perché lo lambisce come l’orsa che lecca i cuccioli, metafora della limatura della poesia), ma che detesta noi di Linea Libera in quanto non rispettiamo il suo potere e lo pigliamo (a ragione) a calci un culo col suo più che bipolare sindaco-enfant.
Si è incazzato, l’Agnellonus Dei qui tollit castagnas de foco pro BeneSpario, perché abbiamo scritto un’analisi impietosa su lui; la sua adorata segretaria approssimativa nei conteggi; il suo sindaco-enfant e la sua dis-giunta: agrumia, agli & cipolle. «ci rivedremo a pasqua» disse l’agnellone al romiti. «ma anche prima, se i giudici lavorano alla svelta!» aggiunse.
Ci ha risposto che a Pasqua i giudici dovrebbero acchiapparci e punirci a dovere. Gli abbiamo ribattuto che ci auguriamo che ciò avvenga anche prima e che in tribunale ci andiamo volentieri a chiarire le cazzate di lui e della sua dis-giunta.
E lui, come un vero e proprio cosmo-pavone, un meraviglioso uomo delle istituzioni, ha risposto così: «Ti garba sì tu e il testone andare in tribunale, è l’unico bar dove ancora vi fanno entrare!». Il testone, per chiarezza, sarebbe Alessandro Romiti: ma il bar che accoglie i due briài come noi, sarebbe il tribunale! Bel complimento ai giudici, Agnellone da trapélo!
Io mi limito solo a constatare che, se davvero l’Italia fosse un paese civile e legalitario e non un ammasso di sinistra informe di comodo; e se davvero Pistoia avesse un prefetto – e non gente che aspetta di andare in pensione, come l’Emilia Zarrilli dall’allucione gnùdo fuori dei sandali aperti – metà dei Comuni pistoiesi, alla faccia dei colleghi giornalisti di qua, sarebbero già commissariati da un pezzo.
Pultroppo (come scrivono certi analfabeti laureati stile Fedeli) mi fate vergognare sempre più di essere italiano.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
I veri resistenti quali sono?
Quelli che applaudono il sistema marcio attuale o quelli che, come gli antifascisti, finivano sempre in galera?
Ve lo ricordate Sandro Pertini. E di Bettino Craxi ne avete memoria?
E così voi sapreste la storia? Ma levàtevi di ùlo, dé !