giornalismo & giustizia. IN QUESTO PAESE SI CHIUDE LA STALLA SOLO QUANDO I BUOI SONO SCAPPATI O È CROLLATO UN PONTE MORANDI

Ce lo mostra ancora una volta l’incredibile e triste storia della signora sequestrata al figlio poi indagato per maltrattamenti alla madre. E ora che la l’anziana signora è alla fine, si tolgono le misure cautelari per garantire «il mantenimento di un rapporto affettivo figlio-madre»? Non vi sembra il massimo del dileggio contro un cittadino?


Il nostro è un paese che sa svegliarsi solo troppo tardi


ORA IL FIGLIO PUÒ ASSISTERE

LA MADRE CHE STA MORENDO


 

Giuseppe Grieco si rivolge al Gip. 1

 

Più volte, in questi anni, ho suggerito, ai magistrati della procura pistoiese, la necessità di prevedere meno seminari tecnici e più lezioni di comprensione dell’italiano, anche se loro si sentono molto più su della gente che lavora all’Accademia della Crusca.

Nella storia della signora che si sta spengendo dopo essere stata sottratta al figlio, messo di colpo sotto indagini per maltrattamenti alla madre, dopo che lui aveva denunciato le carenze del sistema sanitario con ben 5 querele/aggiornamenti e il servizio pubblico lo aveva colpito con una sola querela, evidentemente più qualificata e grata alla procura stessa: qualcosa deve essere successo.

Come nel film Qualcosa è cambiato. Ed ecco che ci si accorge – e per giunta quando l’indagato viene avvisato dai medici ospedalieri che la madre è alla fine – che le esigenze di sottrarre l’anziana ai maltrattamenti del figlio non stanno più in piedi.

Spezzo una lancia (e poi ancora molte altre) a favore della vittima di quello che a Pistoia è un disservizio-giudiziario molto più orientato a difendere lo status quo delle «autorità costituite», che i diritti indiscutibili dell’uomo e del cittadino.

La spezzo perché anche a noi di Linea Libera siamo stati, e siamo tuttora, vittime di un modo di pensare per cui ai rompiscatole non si dà credito neppure se portano documenti incontestabili; mentre alle «autorità costituite» si stende il tappeto rosso: basta che dicano male dei rompiscatole.

Anche in questa vicenda di malasanità/malagiustizia della Valdinievole, si è verificato il rodato comportamento della procura pistoiese che accantona le querele delle vittime e fa scattare sùbito quelle dei carnefici. Tanto per rimanere in tema di doppiopesismo.

Giuseppe Grieco si rivolge al Gip. 2

Pensate: a casi estremi, estremi rimedi. Il sostituto Giuseppe Grieco si muove perfino per Sant’Jacopo per chiedere la revoca delle misure cautelari. Periodo di ferie, magistrati quasi tutti assenti: tanto che a fare da supplente al Gip deve scendere in campo il dottor Sergio Garofalo, un giudice civile.

Si sono tolte le misure cautelari per garantire «il mantenimento di un rapporto affettivo figlio-madre». Non vi sembra il massimo del dileggio? Se il figlio era un vero maltrattatore, non era il caso di tenerlo, punitivamente, ancora alla larga della maltrattata pure in articulo mortis?

Onestamente, sull’onda dell’art. 21 della Costituzione, la mia opinione è che comunque il figlio è già stato condannato a prescindere, perché leggendo quello che scrive il dottor Grieco, altro che accusa da dimostrare in contraddittorio! Si parla (dando per certo – leggete attentamente) di «reiterate condotte poste in essere nell’arco di quasi due anni nei confronti della madre convivente di anni 89»; e non si pensa che abbia maltrattato la madre, ma (scrive Grieco) «maltrattava la stessa».

A casa della logica di Aristotele la formulazione del pensiero di Grieco è pericolosamente asseverante – e anche alla faccia del presupposto, pure di ordinamento comunitario, che chiunque è innocente fino a sentenza definitiva!

Ma quali indagini sono mai state svolte, dalla procura pistoiese, sulle foto e i filmati con cui l’indagato, maltrattatore seriale della madre, ha impostato tutte le sue richieste di giustizia mandate allegramente a vuoto…?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

C. Pavese


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