GIULIANO SICHI: «BASTA! NON SONO UN REO CONFESSO»

Giuliano Sichi e Edoardo Bianchini durante l’intervista
Giuliano Sichi e Edoardo Bianchini durante l’intervista

CUTIGLIANO. Terreno neutro. Giornata neutra, un po’ freddolina e sufficientemente grigia per rappresentare uno stato d’animo; una situazione, anch’essa, un po’ grigia.

Stiamo per incontrare il “reo confesso” Giuliano Sichi, l’uomo che, da qualche anno a questa parte, è stato il più chiacchierato e il più bersagliato dalla stampa cittadina e non solo, in provincia e fuori.

Non è mai facile, non è una cosa pacifica e scontata, doversi trovare a tu per tu con chi – almeno stando a quanto finora abbiamo visto e vissuto – è considerato l’unico responsabile della maceria della ex-Comunità Montana di Pistoia, l’ente di cui Quarrata/news (prima) e Linee Future (poi) hanno scritto e continueranno a scrivere e non per piazzare un prodotto editoriale, ma per fare cronaca e, all’interno della cronaca, per cercare di squarciare un velo con il fine di poterci avvicinare quanto più possibile alla verità.

Gli vogliamo rivolgere, a Giuliano Sichi, alcune domande che mai nessuno gli ha finora fatto, dato che la stampa locale si è sempre, comunque e solo limitata (come del resto finora abbiamo fatto anche noi) a quelle notizie, pur contraddittorie, che sono comparse e hanno fatto un gran senso come se fossero sfuggite dal segreto delle segrete stanze dei segreti.

E Sichi, questo signore alto e robusto, ormai canuto, non si è affatto rifiutato di accettare di incontrarci e di parlare con noi: di questo gliene siamo grati.

• A un certo punto della sua storia, signor Sichi, lei ha deciso di finirla con il discorso iniziale del patteggiamento; e ha chiesto di affrontare direttamente il giudizio e l’aula, e di prendere il toro per le corna.
Che senso ha, allora, questa sua, almeno all’apparenza, completa inversione di marcia?

In questi anni, che per me sono stati solo un calvario, sono comparse troppe inesattezze da ogni parte. Ognuno ha detto il tanto e il di più, anche se nessuno, prima di voi, mi ha mai chiesto di rilasciare una dichiarazione o mi ha mai permesso di chiarire alcuni aspetti fondamentali.
Alla fine mi sono sentito così bistrattato che ho preso la decisione di affrontare il processo a viso aperto. In aula, infatti, potrò narrare tutta la vicenda e potrò farlo compiutamente e con tutta la dovuta e necessaria ricchezza di particolari che la cosa richiede: e anche pretendere, ovviamente, che eventuali colpe siano equamente distribuite e sanzionate a carico di chi ha sbagliato.
Intendo di tutti i responsabili e non di uno solo…

• Corre voce che il suo precedente avvocato, la signora Cecilia Turco, che rinunciò al mandato di difesa, sia indagato proprio su aspetti legati ai problemi dell’ex-Comunità Montana e al suo patrocinio.
Risponde al vero, tutto questo, oppure si tratta solo di una voce confusa e malevola…?

La sede della ex-Comunità Montana
La sede della ex-Comunità Montana

Preciso sùbito che a questo proposito non posso rispondere. Sarà l’iter processuale a dire come stanno realmente le cose.
Un elemento, però, vorrei aggiungerlo e sùbito. Si è parlato, per me, fin dall’inizio, di “reo confesso”.
Ebbene, è necessario cancellare di netto questo stereotipo, questa definizione del tutto impropria e non vera e perciò profondamente ingiusta.
Non ho confessato niente e non mi sono dichiarato così, “reo confesso”, come in più di uno pretenderebbero di far credere a tutti.
E anche in questo caso saranno il tempo e il processo a fare assoluta e definitiva chiarezza…

• Ma al momento attuale, e anche dopo le ultime notizie sui nuovi rinvii a giudizio per l’ex-Comunità Montana (bancari, revisori dei conti…), neppur l’ombra di un politico compare fra gli indagati.
Come spesso accade in questi casi, i politici non c’erano; o se c’erano non vedevano, non sentivano, non si rendevano conto…
Allora, scusi, anche lei è convinto che gli “animali politici” che hanno svernato anno dopo anno, e che sono invecchiati in Comunità Montana, siano casti e puri come fiorellini di serra e, perciò, sicuri da ogni turbamento e liberi dal peccato…?

Forse è bene che ribadisca che la mia volontà di presentarmi a processo e senza percorrere la via breve del patteggiamento, vuole essere uno stimolo concreto – e spero che sia anche molto ben documentato… – all’accertamento della verità nel suo complesso.
L’attuale mia posizione mi impone la prudenza e un modesto e ponderato silenzio, ma non affermo una cosa rituale se dico che la mia disponibilità all’aula è in funzione anche di un accertamento giudiziario più completo e comprensivo possibile.
Ho – e non è una frase fatta – fiducia nella Magistratura. Secondo il mio punto di vista i politici non sono esenti da colpe. Le loro colpe… E per quanto poi potrò chiarire, lo farò; e dico che parlerò, dirò e darò le mie personali indicazioni e i relativi spunti di riflessione…

• Sì… Ma sotto il profilo della famosa Relazione-Eller?
Dopo tutto quello che è stato fatto e detto, non sarà il caso di ipotizzare che tale documento, per certi aspetti, potrebbe essere impreciso e lacunoso…?

Il Tirreno, 29 novembre 2014
Il Tirreno, 29 novembre 2014

Può anche darsi. Del resto niente è perfetto – e anche nel mio caso si è visto bene. E tuttavia con il mio avvocato spero di fare chiarezza su tutto. Questo almeno è il mio impegno.
È vero che come economo io godevo di ampia autonomia e fiducia da parte di chi era sopra di me e dei politici tessi che avrebbero dovuto seguirmi e controllarmi. Ma questo può essere un dato di fatto unico e definitivo…? O c’è piuttosto da dover tornare sopra a quanto mi è stato fatto dire nel primo incontro con il magistrato facendomi credere che fosse il magistrato stesso a voler parlare con me, mentre non era così…?
Ripeto e lo risottolineo: quando parlai per la prima volta con il dottor Boccia, non solo non avevo cognizione delle carte e delle accuse, ma di tali carte e di tali accuse sono venuto a conoscenza solo e unicamente dopo il cambio di avvocato e dopo secondo colloquio con il P.M.
Come posso, dunque, essere “reo confesso” «su» e «di» ciò che inconfutabilmente non conoscevo? Come posso essere, dunque, “reo confesso” di fatti che non sapevo e nessuno mi aveva fatto conoscere…? Lo capisce…?

• Chi erano, di fatto e di diritto, i suoi superiori cui era deputato il controllo sul suo operato di economo?

È semplice: i dirigenti, i Presidenti della Comunità Montana, tutti gli Assessori e in particolare quello alle finanze, e infine i revisori dei conti…
Come vede non erano in pochi quelli che avrebbero dovuto controllare i miei passi. Perché nessuno ha mai detto niente o fatto osservazioni e rilievi, scusi? Se lo sono chiesti, gli altri, tutto questo?

• È vero che lei – lo abbiamo sentito ripetere in più occasioni e da più parti – ha più volte partecipato a pranzi luculliani in rinomati locali della Montagna con molti noti politici, anche non indigeni, e con il tutto a carico delle casse della Comunità e delle tasche dei contribuenti?

No. Smentisco nella maniera più assoluta di aver partecipato a questi sontuosi eventi conviviali.
Ma i pranzi e le cene, è vero, ci sono stati. Sì, questo è vero. E ho già detto tutto quello che sapevo al P.M. che, sono certo, saprà fare il suo lavoro…
L’aula sarà il luogo deputato per certe domande. È lì che sarà risposto per come stanno realmente le cose…

• Bene. In altre parole, signor Sichi, lei sta dicendo che non tacerà particolari e nomi…

E perché mai dovrei farlo, scusi? È giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Io le mie, sì… Ma anche gli altri – tutti gli altri – le loro… Voglio dire…

• • •

Giuliano Sichi - 02
Giuliano Sichi

Il colloquio con Giuliano Sichi per noi finisce qui. Lo abbiamo rivisto; ne abbiamo rilette le parole una ad una e abbiamo cercato di digerirle, di comprenderle in tutti gli aspetti. Di analizzarle a fondo.

Abbiamo ripensato ai politici “svagati e distratti” che non si sono avvisti di niente – ma meno svagati e distratti, però, quando affondavano i loro denti nei lauti cibi a costo-zero perché masticati e ingoiati a spese della collettività e dell’amato “popolo lavoratore”.

Per un istante abbiamo cercato anche di immedesimarci in una persona che, mai stata in carcere, ha visto balenare questa sconcertante e disorientante idea dinanzi ai propri occhi stupiti se non terrorizzati.

Non ci meraviglia che, dalla confusione iniziale, possa, come prima ipotesi, essere scaturita l’idea di un patteggiamento – per chiudere tutto il più alla svelta possibile. Che poi però – e queste sono riflessioni di chi scrive e non di Sichi –, con il passare del tempo, quando sempre più si profilava l’idea (ingiusta) di un “responsabile unico” del disastro, la lucidità possa essere tornata e aver ripreso saldamente il comando e il controllo della situazione, calmando la fisiologica emotività dell’uomo.

L’aula, pronta per il 22 gennaio 2015, sarà dura. L’aula lo è sempre. Ma essa potrebbe fare più luce di quanta non se ne sia fatta (?) finora…

E meglio, forse.

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