giustizia alla deriva. CHE BELLO! SONO SOCIALMENTE PERICOLOSO, UN VERO STALKER, MA SOLO PERCHÉ CHIEDO IL RISPETTO E L’APPLICAZIONE DELLA LEGGE

Cari tutti, sarà non solo difficile, ma impossibile negare ciò che potrà scappare fuori dalla copia forense del mio cellulare, perché, è mia opinione, è stata la stessa giustizia pilotata a (mi si conceda la metafora) inchiappettarsi con le sue proprie mani…


Che un prete voglia imitare Cristo, non mi meraviglia. Che un magistrato voglia violare le norme e le leggi, sì!


MARTIN LUTHER KING: «NULLA AL MONDO È PIÙ PERICOLOSO

DI UN’IGNORANZA SINCERA E DI UNA STUPIDITÀ COSCIENZIOSA»


 

Che uscirà dalla copia forense di questo cellulare che mi fu illecitamente sequestrato da Curreli? Quante telefonate da stalker ci sono ai danni del superprotetto ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia? Zero! Avete capito bene: zero! Evidentemente quelle di Curreli furono indagini molto serie e accurate…

 

Nel vedere ciò che succede ogni giorno nella giurisdizione della procura della repubblica di Pistoia, a me personalmente si raggriccia la pelle.

Mi riferisco non solo alle mie disavventure con le «autorità costituite» tanto care alla Gip Patrizia Martucci che le onora anche più del dovuto, ma anche alle positive avventure di altri benefattori della collettività pistoiese: e mi riferisco a don Biancalani, alle cooperative dell’accoglienza e a tutti gli uomini di buona volontà che trovano grande apprezzamento da parte di quegli stessi pubblici ministeri così severi con gli italiani; così rigorosi; così indefettibili con chi il diritto dello ius soli ce l’ha da sempre. Ma anche così tanto squilibratamente parziali nei confronti di chi è piovuto qua non a caso, ma portàtoci da certe Ong e secondo disegni – quelli sì davvero criminosi, sostituto Curreli! – ben organizzati non dalla beneficenza mondiale, ma dallo sfruttamento negriero della manodopera, il più delle volte anche prestata al crimine e alla sovversione istituzionale.

Non basta definirsi democratici e tifare Terra Aperta, per avere il diritto di favorire i clandestini su suolo italico. Né basta – come Curreli erroneamente opina – sentirsi o dichiararsi cattolico, per avere diritto a poter fare anche contro la morale e la lealtà verso uno stato (disfatto) che ti paga, e anche profumatamente, coi soldi di quei cittadini che, presi di mira, vengono trattati loro come pericolosi, al posto di chi è qui, tra le amorevoli braccia degli accoglienti, ma c’è stato portato per altri scopi e sappiamo tutti come.

Procura e tribunale di Pistoia – e spiace dirlo – sono due realtà che lavorano non di rado in direzione di collisione rispetto alla legge: o altrimenti lo stato ingiusto dei Mattarella non-presidente, dei governi non eletti e dell’Ermini avvocato in conflitto di interesse come vicepresidente del Csm; lo stato, dico, ingiusto e corrotto di oggi, non permetterebbe che gli onnipotenti difensori della legge avessero l’ardire di permettersi di agire senza limiti alla loro discrezionalità, strumento di regno e di personale deviato esercizio del potere – a mio parere.

Allo sconcio di favoritismi riservati ai Vicofari e all’accoglienza, corrispondono altrettali sconci di chiara matrice persecutoria contro i cittadini italiani, se disobbedienti e capaci di un pensiero critico autonomo. Il tutto gestito – a mio parere – con la disinvoltura di chi sa di poter essere e rimanere comunque impunito.

L’analisi sul modus operandi della procura pistoiese, ex art. 21 della Costituzione, non può godere di una prognosi favorevole

Un esempio che riguarda me – ma che si riflette e può trasformarsi in problema anche su qualsiasi altro cittadino pistoiese – è la storia, a mio giudizio stomachevole, del sequestro del mio cellulare allorquando Curreli, senza nessun motivo (e lo sottolineo) ha deciso di dovermi non perseguire, ma perseguitare – forse perché non ho la pelle nera o non mi chiamo Turco).

Curreli mi ha fatto togliere lo strumento del mio lavoro anche se né cellulari né computer di giornalisti devono essere toccati e a dirlo è la Cassazione.

Ma lo sconcio non è finito lì. In aula il giudice Gaspari ha deciso di estrarre copia forense di tutto il mio cellulare. Indi, il sostituto d’appoggio a Curreli, Giuseppe Grieco, ha dichiarato (ci sono i verbali) di “aver letto e ascoltato tutte le telefonate del cellulare”.

Ovviamente non poteva essere vero e ha, evidentemente, mentito in aula. Volete sapere perché? Ve lo spiego in due parole.

Se davvero Grieco avesse fatto quello che ha detto, avrebbe visto che:

  1. non c’è neppure una telefonata una di disturbo al superprotetto blindovis del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi

  2. di tutta la massa interessante per le decisioni del giudice Gaspari, Grieco ha citato solo roba che riguardava mia figlia (ovviamente sbagliando – e risulta a verbale), presumibilmente desunta dal fatto che scaturiva dall’ascolto di una mia conversazione con un suo (di Grieco) nemico mortale, il luogotenente Sandro Mancini; uomo di sol pezzo e che, a suo tempo, fu perseguitato perché… non aveva abbassato la testa (ma lui non era un don Biancalani)

  3. tutte le storie di Benesperi e Ciottoli sono delle emerite stronzate-calunnia

Detto questo, visti la superficialità e il pressappochismo con cui la pubblica accusa è andata avanti anche senza indagini; visto il semplicismo con cui Gaspari ha deciso per la condanna senza andar troppo per il sottile e, soprattutto, senza acquisire la certezza necessaria a produrre un proprio equilibrato giudizio terzo e imparziale: pur non essendo credente, sono grato al cielo che l’errore di Gaspari di fare estrarre copia forense dal mio cellulare illecitamente sequestrato e utilizzato anche contra legem, non solo non possa essere più messo in discussione, ma addirittura debba essere comunque utilizzato per dimostrare che il processo a me, a Alessandro Romiti, a Linea Libera, è stato solo una vergogna politica di quelle tanto di moda fra i magistrati italiani epigoni di Mani Pulite.

In pratica Curreli coordina tutti questi accoglienti. Il suo compito istituzionale è dunque questo?

Cari tutti… Sarà non solo difficile, ma impossibile negare ciò che potrà scappare fuori dalla copia forense, perché, è mia opinione, è stata la stessa giustizia pilotata a (mi si conceda la metafora) inchiappettarsi con le sue proprie mani.

Olim meminisse iuvabit (Virgilio, Eneide, I, 203 – traducételo per l’avvocata Giunti, per favore)! Io concludo dicendo sarà bello, un domani, vedere certe facce gialle e tremanti come quella del sindaco Benesperi quando si rifugia nel cesso non per colpa nostra, ma per le sue stupide calunnie.

Tra una decina di giorni ci saranno le stelle cadenti.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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