giustizia. PERCHÉ A PISTOIA IL PUBBLICO MINISTERO E I SUOI SOSTITUTI LAVORANO IN GRUPPO ANCHE SU CASI DI SCARSO RILIEVO?

Il 29 giugno l’anniversario della strage ferroviaria di Viareggio, mentre tra qualche mese quello di Genova. Due tragedie nazionali con 75 morti e un solo pubblico ministero in aula, mentre a Pistoia…


 

Cavalcavia sulla A11, poi messo in sicurezza con ritardo di anni

 

PISTOIA. La strage ferroviaria di Viareggio del 2009 ha visto il più lungo processo penale con 38 indagati, 33 imputati dei quali 23 condannati con 10 assolti: nel processo c’era un solo Pm in aula a rappresentare lo stato: il sostituto Salvatore Giannino.

Sulla diversa e più grave strage del Ponte Morandi, i morti furono 43, circa 63 gli indagati. 56 (se non erriamo) gli imputati chiamati a rispondere di strage e anche qui, era uno solo il Pm a sostenere la funzione della pubblica accusa: il sostituto Massimo Terrile.

Diversamente a Pistoia al processo sullo scampato pericolo della mancata chiusura e mancato crollo del ponte di via Matteotti di Agliana. Fortunatamente per gli automobilisti che hanno transitato sull’autostrada A11 nei due sensi di marcia, non c’è stato alcun crollo, come temevano gli enti preposti al controllo.

All’epoca, però il ponte di via Matteotti era transitato da automezzi pesanti con rimorchi anche superiori alle 75 tonnellate e la Autostrade spa, fece una serie di diffide scritte al Comune di Agliana, passando anche dal Prefetto, che allora era Angelo Ciuni, ma che restarono lì dimenticate dall’allora dirigente (mai-comandante) Andrea Alessandro Nesti. Dopo la caducazione, il Nesti nemmeno passò la pratica alla Turelli, che comprese in séguito l’emergenza, dopo alcuni mesi dalla nomina, disponendo l’immediata e necessaria limitazione di transito al traffico pesante.

Anche il Lgt Placido Panarello, non ha “prossimità sociali” quando insieme a Roberto Nicola Panarello, redige delle relazioni di servizio monodirezionali e viola l’articolo 358 c.p.p.? Su questi fatti sempre e solo silenzio, vero?

In questo evento, dunque, abbiamo zero morti ma due indagati, paradossalmente i giornalisti che ne parlarono, poi diventati due imputati evolvendosi, dopo la ingiusta condanna per diffamazione aggravata, in due “perseguitati giudiziari”, con la benedizione dei carabinieri della polizia giudiziaria: i noti delegati con preferenza  Placido e Roberto Nicola Panarello.

Dei quattro Pm della procura della pepubblica che lavorano con tanta solerzia su moltiaspetti della mala amministrazione nella Piana pistoiese, si costituiscono in tre davanti ai giudici del riesame pistoiese dopo il sequestro (altro grande capolavoro giudiziario) del nostro giornale. Chi mai volevano suggestionare con così grande manovre?

Pistoia, città dei sepolcri imbiancati, è questa, e si deve dire forte e chiaro per la migliore comprensione dei cittadini. Nel processo sul “cavalcavia di via Matteotti” i sostituti applicati alla funzione erano tre: il Procuratore Capo Tom Col, il tosto “Pm scout” Claudio Curreli (esperto, perché già storicamente persecutore di Padre Fedele, grande simpatia di Maurizio Ciottoli di Agliana) e Giuseppe Grieco.

Coletta e Curreli saranno in udienza con la collega Chiara Contesini il 18 maggio scorso dinanzi al Tribunale del Riesame per la revoca sequestro di questo giornale, sottoposto a un provvedimento afflittivo incostituzionale e perciò viziato.

Lo stesso Coletta, quando spiega che a Pistoia i giudici non sono affatto “condizionati” dalla pubblica accusa, riporta statistiche che lo smentiscono: il 23 % di assoluzioni.

Se la procura non avesse intenti suggestivi, per quale motivo dovrebbe schierarsi in formazione di cuneo da sfondamento nel dibattimento con l’uso diretto di una potenza di fuoco di ben tre pubblici ministeri?

E se la cosa avesse una giustificazione tecnica, perché non l’ha avuta per i casi dei processi delle stragi di Viareggio e Genova, dove la pubblica accusa era tenuta da un solo Pm?

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]


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