giustizia. PIÙ CHE A UN SERVIZIO PAGATO A CARO PREZZO DAL CITTADINO, A PISTOIA ASSISTIAMO ALL’EFFETTO “CARRIOLA CON RUOTA QUADRATA”


Pm e sostituti di Pistoia pretendono di dirigere il traffico della vendita delle indulgenze a favore di loro personali punti di vista e interessi particolari. Ma con il loro fare rischiano solo di evidenziare il fatto di essere predicatori che strillano da un pulpito di cartapesta da Carnevale



DELLA GIUSTIZIA I CITTADÌN SON PRIVI

GRAZIE A TANTI BEI GIUDICI… ABUSIVI


Per come trattano le persone certi magistrati sembra che si sentano dei veri e propri dèi tipo Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro

 

Sabato 12 ottobre ho letto sul Tirreno del dottor Claudio Saluzzo e di sua moglie, Carolina Rimola, accusati di esercizio abusivo della professione.

A casa di Vanni Fucci, Claudio Curreli, Chiara Contesini, Tommaso Coletta, Alessandro Buzzegoli – ma anche la stessa Patrizia Martucci e Luca Gaspari – sono tutti immancabilmente ossessionati dal reato di esercizio abusivo della professione. Quella degli altri, ovviamente.

Sabato ce l’avevano con la professione medica. Prima ancora ce l’hanno avuta con la professione giornalistica e si sono scatenati, a mo’ di squali famelici, contro di me che sono e resto comunque un giornalista, nonostante tutto l’odio livoroso di Curreli & C.

Primo perché ho iniziato a scrivere nel 1967; secondo perché sono stato iscritto all’albo (indegno) della Toscana, il 4 dicembre 1972; terzo perché, dopo 15 anni di iscrizione, uno è e resta giornalista anche se non esercita per niente; quarto perché a ottobre 1995 ho passato l’esame professionale di stato a Roma, nella 66.a sessione d’esame: ma mi rifiuto di far parte di un ordine che, più che tale, ha tutta l’aria di essere una misera cellula di partito di indeterminata sinistra.

Una professione, se è libera, di quante autorizzazioni ha bisogno per poter essere svolta? Anche di quella della mafia delle corporazioni lascito del fascismo, che regnano imperterrite in perfetta negazione dei princìpi costituzionali?

E perché? Solo perché? Solo perché, al di sopra delle libertà dell’articolo 21, ci deve essere (cosa necessaria solo alle dittature di fatto) un filtro che possa assoggettare Gulliver sotto tutti i lacci, i laccetti e i lacciuoli di tanti lillipuziani rompicoglioni che si arrogano il diritto di sostituirsi al Manuale del confessore del Concilio di Trento?

Insomma, perché un uomo libero deve assoggettarsi a regole evidentemente incostituzionali? Ce lo spieghi il Curreli, invece di «fare strame» (come ama dire lui stesso) della sorella di Sergio Mattarella: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Caro don Claudio, non risulta che la 47 del 1948 e la 69 del 1963 siano siano leggi di rango costituzionale; e, dunque, quale sarebbe il reato di esercizio abusivo della professione giornalistica? lo scrivere – con in tasca l’abilitazione alla professione – senza essere ammanettato dall’arroganza di gente come Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini e loro accòliti (giudici compresi)?

Gli unici giudici di Pistoia che hanno realmente capito come sta la questione della legittimità e della assoluta libertà di Linea Libera e del suo direttore, che qui scrive, sono stati quelli del primo collegio di riesame: Stefano Billet, Pasquale Cerrone, Jacqueline Monica Magi.

A Pistoia c’è un sacco di gente che non vuole capire perché non le fa comodo capire. Adopera la legge come una mazza anche contro l’evidenza e la legalità

Solo loro hanno capito perfettamente che il periodico (e quindi anche il giornale, il quotidiano) che non fa un volume di affari superiore a 100 mila € l’anno e non chiede sovvenzioni di denaro pubblico, è autorizzato a vivere senza alcun obbligo di registrazione.

È legge: non sono cazzabubbole di magistrati fedifraghi, presidenti dell’ordine che sono agli ordini del Pd e della sinistra, o di gentucca che intende esercitare il potere a propria immagine e somiglianza.

A questa massa di impreparati (mi riferisco ai magistrati citati sopra, esclusi quelli del primo riesame) si aggiunge la “melma mellettàre” di certi legulèi quali la signora Cristina Meoni (avvocata del Ciottoli-Segatura/picchiatore); l’Elena Giunti (avvocata del falso dottor ragionier Romolo Perrozzi, favorito dal Comune di Quarrata e in odore di favorito di Curreli medesimo) e i due presidenti dell’ordine dei giornalisti della Toscana: Calo Bartoli e Giampaolo Marchini, entrambi pronti ad azzannare chi, come chi sta scrivendo, non si allinea (e non ha neppure intenzione di farlo) ai loro diktat più o meno comunisti.

Diktat fondati 1. sulla scarsa capacità di comprendere la professione che dicono di svolgere; 2. sull’impressionante impreparazione in merito alle norme del mestiere; 3. sull’ossequio al “potere costituito” che, in relazione a personalità quali Curreli, Coletta e altri, è legittimata a parlare di delitti e pene più o meno quanto un famigerato Vallanzasca, se se ne osservano i ben poco legalitari comportamenti sul campo.

Torniamo a noi. Sono tutti ossessionati dall’esercizio abusivo della professione. Quella altrui, ovviamente: non la loro. Poi fanno di tutto con l’assoluta certezza di essere impuniti e impunibili. La procura di Pistoia, sotto questo profilo, non è in grado di capire, ma imperversa come un tornado nel tentativo di far credere quello che vuole perché gli fa comodo: il silenzio-stampa; l’oppressione del libero pensiero.

Anche a Pistoia ci sono magistrati di questo calibro: ma sono protetti, dice Barbarisi

Ma se sono un abusivo io dopo 57 anni di esercizio, di cui 50 di iscrizione; più l’incancellabilità dall’albo (dopo 15 anni); più il superamento dell’abilitazione all’esercizio della professione; e il secondo più anziano cronista della provincia dopo Alberto Ciullini (se non erro): se tutto questo… cosa mai dire di un Curreli che 1. fa impunemente il magistrato contravvenendo allo spirito e alla lettera delle norme che regolano il suo mestiere; 2. sta a Pistoia con la moglie nello stesso tribunale e non dovrebbe starci; 3. il più delle volte viola impunemente l’art. 358 cpp; 4. esercita abusivamente la professione di giornalista quale addetto-stampa ufficiale dell’Agesci-Scout; 5. usa la sua casella-mail di magistrato (claudio.curreli@giustizia.it), per le sue illecite attività di esercizio abusivo della professione giornalistica di cui non fa parte; 6. abusa degli strumenti del suo ufficio (computer e server giustizia.it) per le sue attività di addetto stampa Agesci-Scout (peculato o no?); 7. è protetto e tollerato a livello romano in tutte le sue attività, segnalate ma senza alcuna conseguenza (questo lo ha scritto due volte don Maurizio Barbarisi); 8. favorisce l’ingresso dei clandestini sul suolo nazionale perché, facendo evidentemente politica, si schiera contro le leggi dello stato italiano.

Può bastare tutto questo per permetterci di scrivere che Curreli è un giudice abusivo?

Perché, dunque, tutti i Pm e sostituti vannifucciani si sono scatenati (illegalmente, direi) per chiudere Linea Libera, mentre nessuno si è mosso per prendere giustamente in carico, e risolvere, il problema-Curreli (ma anche quello Coletta, ma anche quello Grieco, ma anche quello Boccia, ma anche quello Gambassi, ma anche quello Serranti, ma anche quello De Gaudio… informatevi meglio)?

Allora, signori della corte e signori giurati, è proprio vero che Linea Libera sta sulle palle a tutti per un solo e semplice motivo: dice la verità ed è pericolosa perché rischia di far ragionare la gente con la propria testa e non con quella del potere deviato del Terzo Piano.

Un potere che non si vergogna neppure di far pressione sui giudici in aula, pur di soffocare la libertà di critica, cronaca, commento, satira e, soprattutto, verità sulle marcescenti disfunzioni della non-giustizia italica e, in questo caso, pistoiese.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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