PISTOIA. Giovedì 16, allo Spazio di via dell’Ospizio con il sostegno e la partecipazione della Fondazione Conservatorio San Giovanni Battista, da un’idea di Massimo Bucciantini e il determinante e appassionato contributo di Alice e Mauro. Alle 17: è questa la II edizione di “Teste a fronte” con Valerio Magrelli “La traduzione e gli aggregati sfarfallanti”.
È possibile provare a tracciare una piccola fenomenologia della traduzione? Partendo da alcune indicazioni di Benvenuto Terracini, la relazione di Magrelli tenterà di affrontare alcuni spunti relativi alla modalità in cui si articola l’atto traduttorio nel suo momento seminale.
Alle 21 nell’Aula Magna Conservatorio San Giovanni Battista per la Scuola popolare si parlerà di “La scuola pistoiese” di Chiara Martinelli, “La nascita della lingua italiana” di Andrea Capecchi, “L’anglomania che ci rende ridicoli” di Gian Piero Ballotti.
Sabato 18, alle 9:30 all’Istituto Alberghiero “F. Martini” Castello di Querceta a Montecatini Terme, incontro per la presentazione del volume: “Diario di viaggio nei territori disegnati da Leonardo da Vinci”, un vademecum di Sandro Danesi. Viene allegato il programma completo.
Domenica 19, alle 17:30 alla Fondazione Tronci in corso Gramsci, insediamento nella nuova sede da parte dell’Associazione Amici di Groppoli.
Spettacolo “A Silvia”, il Canto di Giacomo Leopardi nella traduzione francese di Yves Bonnefoy. Con l’intervento degli strumentisti Claudio Carboni al sassofono e Costantino Frullani al fagotto.
Giovedì 23, alle 11 al Liceo Forteguerri Marino Biondi su “Ubiquo ai casi tenebrosi: l’Ingravallo di Gadda”.
Il tema verte su Il pasticciaccio brutto de’ Via Merulana di Carlo Emilio Gadda, edito da Garzanti (Milano, 1957). Il romanzo su Roma e su un delitto che la insanguina nel cuore di uno dei suoi palazzi nella lunga centrale via Merulana che conduce dalla Stazione Termini al quartiere di San Giovanni.
La lezione analizzerà una struttura romanzesca che sembra dapprima voler applicare le regole e i precetti del cosiddetto “Giallo” o “Poliziesco”, ma poi percorre altre strade, letteralmente perdendosi per i sentieri di un antico preistorico Lazio, e così facendo, interrompendo l’inchiesta, ripristinandola fra mille escursioni e pretesti narrativi, innova profondamente questo pur popolarissimo e resistentissimo genere letterario.
C’è un colpevole, o meglio una colpevole, al termine di questa storia di sangue e di ori? È quello che vedremo o che cercheremo di scoprire. Sicuramente c’è stato un delitto efferato (la signora Liliana Balducci) e il male che avvolge quel delitto è come una nube stregata sulla città di chi ha speculato sul sangue dei caduti nella Grande guerra.
Marino Biondi insegna Letteratura italiana e Storia della critica e della storiografia letteraria nel Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze. Studioso della letteratura e storiografia dell’Ottocento e Novecento, della tradizione narrativa moderna (Novecento. Storie e stili del romanzo in Italia, Firenze, Festina Lente, 1991), delle riviste di cultura e politica, ha dedicato indagini e studi alla letteratura del Risorgimento, confluiti nei tre volumi: La tradizione della patria I, Letteratura e Risorgimento da Vittorio Alfieri a Ferdinando Martini; II, Carduccianesimo e storia d’Italia (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009-2010); Il discorso letterario sulla Nazione. Letteratura e Storia d’Italia (Soveria Mannelli, Cz., Rubbettino, 2012).
Alle 21 nell’Aula Magna del Conservatorio San Giovanni, “La Scuola Popolare”: “Il caso Matera, una città sostenibile fra storia e modernità”, che diventerà città europea della cultura. Un esempio di come l’uomo ha saputo utilizzare lo spazio e lo sfruttamento delle risorse attraverso il ripristino e il recupero del patrimonio. A cura di Marco Bresci, laureato in ingegneria elettronica. Esperto di mobilità, si occupa di questo ambito di formazione, sicurezza e prevenzione.
Mercoledì 29, alle 17:30 Aula Magna Conservatorio San Giovanni, “Tra Zibaldone e canti: la memoria e l’oblio di G. Leopardi”, da Mèmoires , Limina Mentis, Mb 2013.
Presentazione del saggio e lettura di ampi stralci dell’opera. A cura di Giorgio Poli, presidente del premio di Poesia Borgognoni, critico e operatore culturale, ex docente delle scuole superiori. Letture di Gian Piero Ballotti.
«Cari Amici,
una foto notturna di Pistoia con la cupola illuminata: in cornice e, sul retro, l’iscrizione: “Sett. ‘99. Omaggio all’Associazione Amici di Groppoli, artefice dell’illuminazione del monumento. Grato il parroco della Basilica dell’Umiltà, Sac. Massimo Batignani”.
Il parroco attuale, Sac. Giordano Favillini, ci ha richiesto un aiuto per raccogliere il denaro occorrente per mettere a norma l’impianto elettrico della Basilica, attualmente in condizioni pietose. Vedete bene che i precedenti hanno un grande significato: proviamoci anche questa volta. Il mio numero telefonico: 335 6294414».
Ci capita spesso di praticare il “parkour”, una disciplina sviluppatasi in Francia, e della quale siamo appassionati, il quale consiste nel muoversi il più velocemente possibile tra gli ostacoli della città con salti, capriole e scalate.
Dobbiamo confermare che la nostra è una città che si presta molto all’esercizio del parkour, un gioco che assomiglia tanto a uno sport difficile e pericoloso.
Solo che noi, per evitare i pericoli e le difficoltà, lo esercitiamo stando seduti al nostro tavolo di lavoro rubando per l’occasione al nostro amico americano William J. Connell il titolo di un suo libro, operazione questa molto divertente e utilissima al nostro operare quotidiano, essendo la politica di circolo (s’intende Groppoli) un modo di continuare quella vera, con altri mezzi. Il titolo del libro: “La città dei crucci. Fazioni e clientele in uno stato repubblicano del ‘400”. Stante che, dal ‘400 ad oggi, non si è ancora smesso.A questo proposito di Pistoia si occupa anche John Adams nel suo libro “Difesa delle costituzioni del governo degli Stati Uniti d’America” (1787), che include un’ampia discussione sui comuni italiani.
Eccovi il passo:
“Se viaggiando per gli Stati Uniti, iniziate dal New Hampshire e procedete verso la Georgia, potrete subito notare cinque o sei famiglie in ogni stato, due delle quali, nel corso di cinquant’anni, sarebbero in grado di farsi a pezzi e dividere lo Stato in due parti: una guidata generalmente da gentiluomini (i bianchi) l’altra da uomini qualunque (i rossi). Potrebbero nuocere alla vita del paese con la stessa inimicizia feroce, il medesimo implacabile rancore e la stessa inesorabile crudeltà dei Cancellieri e dei Panciatichi di Pistoia”. Le due parentesi, nel testo, sono nostre.
A proposito di Vanni Fucci e della sua vita e della sua morte, entrambe degne dell’inferno (dantesco): nel canto XXV crucci fa rima con Fucci, il quale viene descritto come quel ladro che in modo blasfemo squadra “amendue le fiche” al cielo. Doveva essere gesto ben comune, se Giovanni Villani racconta che sulla rocca di Carmignano “avea una torre alta 70 braccia e avevasi suso due braccia di marmo: le mani delle quali faceano le fiche a Firenze”; sino a che nel 1228 i fiorentini fecero abbattere quelle torri del dileggio.
Ora qui da noi gesto ed espressione sono pressochè estinti, ma vivono in Russia, diffusi e popolari, “fig tebe” cioè “a te” accompagnate da un gesto come quello del pistoiese ladro. Com’è potuto accadere è presto detto: il termine, con l’accompagnamento del relativo gesto, è approdato nel mondo slavo portato dagli architetti e dai muratori che colà si sono recati per costruire chiese e palazzi. (v. Gianni Cervetti, in “L’Esopo”, Rivista trimestrale di Bibliofilia, 91-92, settembre-dicembre 2002, pagg. 75-83). “E questo fia ‘l suggel ch’ogni uomo sganni”.
La saliera di Paolo Rossi, storico delle idee.
William Hazlitt, scrittore inglese di saggi sarcastici, fu l’ingegno della critica, in letteratura come in sociologia; una mente sempre all’erta per non lasciarsi ingannare e per non ingannare gli altri.
Dell’uomo di cultura denunciò la posizione inconsistente e visionaria, ignara della realtà con cui procede il mondo. I libri sono il suo oppio e il suo inganno che lo rendono fiacco e malsano più degli anni di scuola.
Hazlitt, nel saggio “Sull’ignoranza delle persone colte”, dichiara la propria invidia per i taglialegna e i garzoni di fattoria, lavoratori robusti alla luce del sole, che non soffriranno mai di insonnia, radicati nel concreto, produttori di cose sane e necessarie.
Quando Paolo Rossi venne da noi per una delle sue indimenticabili conversazioni e ci portò in regalo una saliera di legno della civiltà contadina, con l’annotazione “in ricordo degli incontri alla Villa di Groppoli, addì 27 maggio 2007” ci disse, per toglierci dallo stupore, che in casa aveva un laboratorio di falegnameria nel quale trascorreva molte ore felici a costruire “cose”. Lo faceva per non ritrovarsi a invidiare i taglialegna e i garzoni di fattoria.
Venite a vederla, la saliera: sale grosso e sale fino; e fa venire in mente il podere, la terra, il mezzadro, le bestie nella stalla. Fa bene allo spirito, perchè ruotiamo attorno a due questioni: il rapporto tra la vita e la cultura, tra la vita privata e la vita pubblica e la cultura. E abbiamo avuto l’impressione che sia tornata da destra una sorta di pregiudizio nei confronti della cultura, un retropensiero: la cultura come manifesto dell’ intimismo, come fuga dalla muscolosa produttività dell’“homo economicus”, come salotto, anime belle, fuga dalla realtà. Il portaocchiali di Fausto Bertinotti.
Questo perchè siamo cresciuti immaginando la faccia di Goebbels che usava dire “quando sento la parola cultura metto mano al revolver”.
Noi, la mano, la mettiamo alla saliera di Paolo Rossi. Ma venite a vederla…
Un libro prezioso che, se e quando verrete a vedere la saliera, troverete sul leggio. Vi basterà il piacere di sfogliarlo per godere delle immagini fotografiche ad alta definizione che contiene. Tra le quali:
– Giotto, Maria presentata al tempio di Gerusalemme; Bartolo di Fredi, Giobbe a banchetto; Duccio di Buoninsegna, Cristo lungo la strada per Emmaus; Simone Martini, Il seppellimento di Cristo;
– Raffaello Sanzio, Lo sposalizio di Giuseppe e Maria, Cimabue. Longino; Ambrogio Lorenzetti, Madonna di Rapolano.
Le illustrazioni sono 214; il titolo del libro “La voce delle immagini – Pillole iconografiche dal Medioevo”; l’autrice, Chiara Frugoni, ha insegnato storia medievale a Pisa, Roma e Parigi.
Allegato: Raffaello Sanzio, “Un pretendente deluso”, particolare de “Lo sposalizio di Giuseppe e Maria”, Milano, Pinacoteca di Brera.
Guido Crepax era un uomo coraggioso. Alla fine degli anni sessanta, mentre in tutto il mondo esplodeva la rivendicazione femminile e la rivoluzione sessuale, si permise soavemente di interpretare, dalla sua condizione di maschio, i sentimenti più intimi e incoffessabili delle donne attraverso Valentina Rosselli, una sinuosa fotografa milanese, protagonista delle sue storie a fumetti.
Un sacrilegio: venne bollato come arrogante maschilista. Ma tutto si ricompose quando fu chiaro che Valentina era l’archetipo della donna futura, disinibita, autonoma, liberata.
Crepax esponeva senza pudori il suo lato femminile: Valentina era Crepax così come Madame Bovary era Flaubert.
“Il mio pennino è il mio psicanalista” diceva Crepax, e noi abbiamo voluto ricordarlo, anche pubblicando qui di seguito una sua tavola che speriamo tanto vi piaccia e magari, perchè no, vi faccia sognare qualcosa di molto, molto proibito.
I gatti hanno una loro storia sociale: l’ha scritta l’americana Katharine M. Rogers, cercando le tracce delle loro zampe nelle vicende dell’umanità. La studiosa individua alcuni popoli amanti dei felini domestici, gli arabi, i giapponesi, e soprattutto gli egiziani che avevano una divinità gatta, Bastet, mite e feroce nella sua animalesca femminilità.
Per quanto riguarda l’Occidente – l’Europa con l’appendice americana – Rogers cerca invece di mettere ordine nella materia felina attraverso alcune periodizzazioni ed evidenziando temi simbolici: dal Medioevo superstizioso e feroce dei gatti bruciati come le streghe al Settecento del riscatto sino alle sdolcinatezze dell’età vittoriana, passando per le fiabe e per l’ispirazione accordata a una nutrita schiera di scrittori.
Per non parlare delle tante Annunciazioni rinascimentali, dove il gatto di casa assiste all’arrivo dell’Angelo, quieto o consapevolmente turbato come il gatto dell’“Annunciata” di Lorenzo Lotto, che fugge dal quadro per avvisare chi guarda della portata inaudita dell’evento.
Infine: se amate il vostro gatto sappiate che odia le feste, e quindi non riempitevi la casa di gente perchè i gesti e le voci sconosciute lo spaventano da morire. Katharine M. Rogers , “Storia sociale dei gatti”, traduzione di Caterina D’Amico, Bollati Boringhieri.
Flegonte di Tralle
Vogliamo parlare ora del “Libro delle meraviglie e tutti i frammenti”, opera di Flegonte di Tralle (oggi la città si chiama Aydin, in Turchia) il quale era un liberto dell’imperatore Adriano (117 – 138 d.C.). La cui “storia” è quella della Yourcenar.
I tre capitoli iniziali superstiti di questo libro sono dedicati a storie che narrano di un defunto in carne e ossa nel mondo dei vivi.
E la più bella delle tre storie narra che la protagonista del racconto il cui nome è Filinnio, muore dopo essersi sposata con un tale di nome Cratero. Poco meno di sei mesi dopo la morte essa torna in vita e, durante la notte, comincia a frequentare un giovane di Pella, Macate, che risiede come ospite nella casa di lei.
Storie di reviviscenti, di ermafroditi, di teste mozze vaticinanti, di giganti e corpi imbalsamati, uomini divorati vivi, fobie che inseguono in modo mirato curiosità e ossessioni dell’autore. O piuttosto del Destinatario, quell’Adriano che potrebbe celarsi sotto il nome-schermo del proprio liberto Flegonte.
La casa del morto, la casa dei morti: la parola latina è “Orcus”, che richiama gli inferi e il loro Signore, una creatura molto presente nell’immaginario infantile, sapientemente studiato dal curatore del testo flegonteo di cui sin qui si è detto, nell’esemplare “Indagine sull’orco. Miti e storie del divoratore di bambini”.
Lo studioso si chiama Tommaso Braccini, pistoiese, amico di Groppoli, insegna all’Università di Torino: il tempo tra “Orcus” e orco è ora dunque esplorato nel volume di cui si è detto più sopra.
Chiudendo idealmente un percorso di ricerca dell’autore che attraverso la figura del vampiro (“Prima di Dracula. Archeologia del vampiro”, Il Mulino, 2011) e la cura dello stesso volume flegonteo esaminato qui sopra, interpella i demoni di parole antiche ancora tanto presenti nel nostro immaginario. I tre volumi sono a disposizione nella biblioteca dello studio di Corso Gramsci, 46.
“Dimmi come ti chiami e ti dirò perchè”.
Sono storie di nomi e cognomi e, se siete curiosi di sapere quale storia hanno i nomi e i cognomi italiani, perchè si sono diffusi in una certa epoca o in una certa zona, quale legame hanno con la moda, la cultura, la storia del nostro paese ne possiamo parlare insieme con in mano il volume:
“Enzo Caffarelli, dimmi come ti chiami e ti dirò perché”. Scopriremo quel mistero insondabile nel primo regalo che facciamo a chi nasce.
E l’importanza di chiamarsi Ernesto? Nessuna.
Stando alle classifiche dei nomi più amati dagli italiani, Ernesto si è venuto a trovare in mesta compagnia di Domenico, Luciano, Rosa, Carmela, Antonietta, Rita e Concetta. E dobbiamo anche denunciare – purtroppo – la scomparsa del signor Mario, del quale noi speriamo che tornerà il tempo in cui qualcuno dirà “L’avete chiamato Mario? Che bel nome!”. Ma per ora, si può solo sperarlo.
In biblioteca –comunque – abbiamo il nuovo grande “Dizionario storico ed etimologico” della Utet; due volumi per complessive 1.356 pagine. Dal titolo: “I nomi di persona in Italia”.
Per invogliarvi a consultarlo: Lapo non ha un femminile. Per molto tempo fu ritenuto ipocoristico (vezzeggiativo) di Iacopo: Gigi è ipocoristico di Luigi. La voce successiva a Lapo è Lara: nome eminentemente femminile (ce ne sono 24.140) mentre per il maschile (Laro) solo nove attestazioni.
Quest’opera viene dopo il dizionario dei nomi di Emidio De Felice (ma era lui che ci insegnava italiano al liceo Forteguerri negli anni ‘50?). Era questa un’opera incompleta perchè Emidio aveva lavorato sulle guide del telefono. Le due moderne curatrici (Alda Rossebastiano ed Elena Papa) hanno basato lo spoglio sui codici fiscali: i quali – come purtroppo sappiamo – non perdonano.
Vi aspettiamo. Anche perchè, dopo che vi sarete fatti una cultura sui nomi, conoscerete la crudeltà dei genitori nell’attribuire nomi impossibili ai neonati: tipo Ormaicè, Montevergine, Dacirio, Alabindo, Galassia, Genitria e si trova perfino Finimola, nel senso ottativo di por fine a nascite evidentemente numerose.
È la strage degli innocenti che ancora dopo duemila anni prosegue indisturbata.
Domenica 19 aprile, alle 17,30 Fondazione Tronci, Corso Gramsci, 37
avrà luogo l’insediamento nella nuova sede da parte dell’Associazione Amici di Groppoli. Le due istituzioni culturali opereranno insieme nel nome della Città, a servizio della Comunità pistoiese.
Alle ore 18 avrà luogo lo spettacolo “A Silvia. Musica e poesia” con letture in italiano e in francese sulla traduzione in questa lingua del canto leopardiano a Silvia da parte del poeta Yves Bonnefoy. Con l’intervento dei due strumentisti Claudio Carboni al sassofono e Costantino Frullani al fagotto.
Seguirà la presentazione dei due progetti: “La casa della musica a Pistoia” e “La Società Filarmonica Internazionale”. L’incontro si concluderà con un brindisi augurale.
In appendice allo spettacolo di musica e poesia del 31 marzo scorso al Teatro Manzoni organizzato a favore del Mus-e Pistoia Onlus vogliamo ringraziare la Conad del Tirreno per la generosa organizzazione della cena in favore dei 75 orchestrali del Conservatorio L. Cherubini di Firenze, protagonisti della serata al Manzoni, sella quale riportiamo qui di seguito il giudizio del V. Presidente della Fondazione Promusica, Riccardo Ballati.
“Ciao Gianpiero,
oh gaudio! Suonare con il cuore e con quel sentire speciale che vien fuori dal vivere assieme le esperienze gioiose della musica, supera tutti i limiti. Il Titano ha il colore stupendo di una sinfonia/base da cui tutto può nascere in invenzione, coerenza, ritmo, melodia: un unicum così aggregato e autenticamente simbolico da lasciare in apnea fino all’ultimo incredibile rullo dei timpani sospeso in un vuoto conclusivo e atteso.
Lo spirito giusto delle cose ha aleggiato chiaramente sul Manzoni iersera. Trasmetti per piacere i miei modesti ma genuini complimenti a tutti quei virtuosi e appassionati figlioli e a tutto lo staff”.
Per tutte le informazioni rivolgersi alla segreteria dell’associazione “Amici di Groppoli” c/o studio legale Ballotti, corso Gramsci 46. Telefono 057323748. Email: gianpieroballotti@virgilio.it. Pagina Facebbok: Gli Amici di Groppoli.
[gian piero ballotti]