GLI INSETTI ISPIRANO LA CREATIVITÀ DI PAOLO TESI

Una delle opere di Tesi
Una delle opere di Tesi

PISTOIA. Domani, sabato 5 dicembre alle 17 in programma l’inaugurazione della mostra “Insekten Homines” di Paolo Tesi con un evento nell’Auditorium Terzani della biblioteca San Giorgio.

La mostra resterà visitabile fino al 5 gennaio.

Riportiamo un intervento dell’artista pistoiese che spiega i motivi della sua attrazione verso il mondo degli insetti.

Perché dipingo gli insetti

Sicuramente i mostri che popolano il nostro inconscio prima o poi mostrano il loro volto affiorando dal profondo.
A me è successo con gli insetti, piccole ‘creature orribili’ di ambito familiare, che da qualche anno sono i protagonisti della mia creatività e spesso occupano tanto spazio nei grandi fogli sui quali lavoro.
Più che il ribrezzo, che possono provocare, a me preme il loro aspetto tanto bizzarro quanto stimolante: mostri preistorici in miniatura. Nessuno li ama. Per lo più vengono schiacciati e spazzati via.
Perché li odiano? La loro capacità di esprimersi è unica e inimitabile.

Le loro varietà sono innumerevoli, ma io disegno quasi sempre gli stessi, quelli che ritengo più suggestivi e che mi consentono una sorta di moltiplicazione dei segni, sommandoli l’uno all’altro senza la voglia di smettere. Sono suddivisi in tre regioni morfologiche distinte, hanno sei zampe, occhi grandi, bocca vorace, antenne e, talvolta, una moltitudine di aculei che sporgono dal corpo. Se li guardo a lungo non staccherei mai lo sguardo, convinto di perdere l’ispirazione.

Li dipingo per leggere quello che provo dentro di me, ma il risultato che ottengo sfugge al mio controllo. Suggeriscono alla mia immaginazione le cose più curiose e stuzzicanti della vita stessa: li immagino nel profondo della terra, della quale sono fra i primi colonizzatori, mentre percorrono i loro cunicoli, nel cavo degli alberi mentre rosicchiano la corteccia o fra i sassi a godersi l’umido della pioggia.

La loro voracità non si sazia mai, per questo gli uomini li temono e li schiacciano brutalmente.
Per me sono come i poeti maledetti, non amati, mai capiti e ricacciati nei recessi dell’universo. Non li temo, anzi invidio il loro paradiso terrestre e se incappo in un insetto che mi svolazza attorno, non fuggo, non lo scaccio con la mano. Per me i cervi volanti, Lucanus cervus, che attraversano l’aria verticalmente, sono come elicotteri cheratinosi da raccogliere e mettere in tasca quando cadono a terra morti.

Fra gli insetti ce ne sono che vivono un glomo, una settimana, una stagione e sfioriscono come i rami del pesco. Tutto si muove e muore presto attorno a loro, brulicando fra l’erba.
Ritengo che poche cose, oltre loro, siano altrettanto suggestive e invitanti da farmi prendere in mano la matita e iniziare a tracciare segni.

[daniele – comune pistoia]

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