GLI SCENARI DI GUERRA DI ROBERT CAPA

Robert Capa
Robert Capa

FIRENZE. Gli scatti di Robert Capa, fotografo di guerra per antonomasia, quello del “Miliziano morente”, in mostra a febbraio scorso al Museo Alinari di Firenze, dopo il successo a Palazzo Braschi a Roma, a cura di Beatrix Lengyel: in mezzo alla guerra civile spagnola, accanto agli Alleati in Sicilia e poi lungo lo Stivale, in Normandia sulla spiaggia di Omaha Beach nel giorno D-Day, paracadutatosi nella Germania sconfitta, a Dresda, Norimberga, Berlino, morto nel 1954 in Indocina a causa di una mina, dopo la disfatta francese a Dien Bien Phu.

Da un capo all’altro del mondo, sempre con quell’ansia di sapere, scoprire, documentare, ma anche con tanta voglia di vivere. Molti i campi di battaglia dei quali è testimone, Cina, Giappone, Unione Sovietica, Israele, Turchia, Europa dell’Est, nato a Budapest nel 1913.

Fondatore e presidente dell’agenzia fotografica Magnum, altra sua grande passione il cinema: fotografo di scena sui set di amici come Alfred Hitchcock, Milestone, Huston, Renoir ed altri, regista per il cinegiornale “March of Time”, l’esordio dietro la macchina da presa con “Spagna 36” per conto di Luis Buñuel e Jean Paul Chanois.

Incontra a Parigi Ingrid Bergman, ma quando lei gli chiede una presenza più rassicurante sembra che lui le abbia risposto: «Sono un fotografo di guerra, non do stabilità». Poi sul set di “Riso amaro”, di Giuseppe De Santis, conosce Doris Dowling, sorella di quella Constance che strega lo scrittore Cesare Pavese.

Settanta fotografie che raccontano Capa nel fango, reporter sensibile, la cui opera fotografica risulta contraddistinta da una solidarietà speciale ed irripetibile,  considerato il padre del fotogiornalismo: sangue, cadaveri, rovine, gli orrori inutili della guerra uguali su tutti i fronti, le tappe al fianco dell’esercito alleato, fra il 1943 ed il 1944, con la Sicilia, Palermo, Salerno, Napoli, Cassino, Anzio, dopo lo sbarco e l’armistizio di Cassibile.

Protagonisti gente comune che scappa in cerca di un riparo, contadini, civili, soldati con i loro fucili e le stesse paure, fra paesi distrutti, case sventrate, il paesaggio annerito dal fumo delle bombe. Immagini immortalate mostrate in silenzio, senza retorica, laiche ma allo stesso tempo caratterizzate da una dolente religiosità, che colgono l’incredulità dello sguardo ed il delirio distruttivo che sembra non conoscere tregua.

leonardosoldati@linealibera.it

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