Da una parte gioca la legge applicata alla lettera, dall’altra la disperazione di chi non riesce a rendersi conto di come un giudice possa troncare la vita altrui. La ragione contro il sentimento: con al di sopra i Salomoni che sono perfino capaci di dire…
Ogni giorno che passa i cittadini corrono sempre maggiori pericoli grazie alle fantasiose libere interpretazioni di giudici terzi e imparziali
A VOLTE SAREBBE ASSAI MEGLIO
CHE IL GIUDICE FOSSE ‘INNATURALE’…
Ecco un altro mirabile esempio di giustizia e di giornalismo pistoiesi. Col patrocinio di una procura fra le più instabili d’Italia, e che, grazie a dio, ha il vizio e la volontà di lavorare per la «gente comune», come affermava il capo Coletta. Altrimenti saremmo già tutti morti. Ce lo racconta, questo nuovo episodio, Massimo Donati del Tirreno; un benvisto dalla gente del terzo piano del regno di Tom Col.
Semplicissima la trama: il tribunale di Pistoia, settore esecuzioni, manda all’asta una parte di una villetta che viene acquistata da una famiglia. I proprietari espropriati non riescono a darsene pace e iniziano a tormentare (questo sì è stalking, cari Coletta-Curreli-Grieco: non narrare i favoritismi del Comune di Quarrata!) i nuovi proprietari.
Da una parte gioca la legge applicata alla lettera, dall’altra la disperazione di chi non riesce a rendersi conto di come un giudice possa troncare la vita altrui come se stesse sputando un seme di mela rimàstogli fra i denti.
La ragione contro il sentimento: con al di sopra i Salomoni che sono perfino capaci di dire (come fecero con la Luciana Ferretti) “se non hai da mangiare, va’ alla Caritas o ai servizi sociali!”.
Ovvediàmo! Raccontare una cosa così, proprio così e non in altro modo è, senza ombra di dubbio, un mirabile esempio di giornalismo montanelliano perfetto: almeno nell’ottica di Tom Col, di Claudio Curreli (coadiuvato dalla Gip Martucci) e di Giuseppe Grieco. Ossia gli artefici dei miei 104 giorni di arresti domiciliari e non solo. Non senza la zampetta di Luca Gaspari, il giudice che non legge i documenti di cui è in possesso.
Perché mirabile esempio di giornalismo montanelliano (e leggi: gradito al potere)? Perché:
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non si fanno nomi degli attori del dramma;
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non si indicano indirizzi di sorta;
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non si nominano i nomi degli dèi invano (= procuratore e/o sostituti e gip).
In pratica il politicamente corretto di oggi che consiste
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nel falso rispetto della privacy;
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nel raccontare una cosa inutile, interessante quanto ciucciare un sasso e non un confetto del Corsini di Pistoia;
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nel pubblicare una storia che potrebbe, in teoria, essere anche una pura invenzione o un’inesistenza che dir si voglia.
Al Tirreno ce ne fu uno, di cantori di storie di questo genere (taccio il nome in quanto defunto), che, cronista a Cecina, trascriveva in terra labronica i fatti che magari leggeva sui giornali del Trentino. Finché fu scoperto e trattato come meritava.
Ora passo alla fase comparatistica dei comportamenti doppiopesisti (ma anche millepesisti) della procura di Tom Col, paragonando questa storia con la storia del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi; il favorito dal Comune di Quarrata e caro (non posso pensarla diversamente) anche a Curreli e/o a sua moglie, Nicoletta Maria Caterina Curci. Il perché del dubbio mio legittimo, l’ho scritto mille e una volta e non lo ripeterò.
Qui qualche domanda diretta a chi si sente al di sopra della legge e lo dimostra ogni giorno in certi atteggiamenti suprematisti e altezzosi: Curreli, magistrato che non può che essere definito infedele dipendente della nostra beneamata repubblica spesso offesa anche dal non-presidente Mattarella (anche per loro, sia Sergio che Claudio, le motivazioni vi sono note: le ho scritte mille e una volta); Grieco, il facente funzione che da anni continua a perseguitare sia me che i miei familiari. E uno di questi giorni ve ne fo un elenco, di stalkingate.
Eco le domande per lor signori:
- È questo il giornalismo montanelliano che noi di Linea Libera non sappiamo fare? Raccontare fatti senza riferimenti, come leggere l’elenco telefonico partendo dalla A e finendo alla Z, ma adoperando al posto dei cognomi una serie di asterischi o di schwa come avrebbe voluto la Murgia, per mere finalità di falsa privacy, dal momento che, quando di mezzo ci sono io, E.B., nessuno tace niente e si procede a diritto ad sputtanandum?
- Qual è l’interesse pubblicistico di raccontare al popolo che un ottantenne, suo figlio e un nipote tirano delle randellate a chi ha comprato all’asta la loro casa?
- È logico e legittimo sostenere – come la procura di Coletta, supportata da Curreli e Grieco – che non ha interesse pubblicistico l’oscenità per cui il Comune di Quarrata ha rilasciato al ragionier non-dottor Romolo Perrozzi l’illecito permesso a chiudere piazzole e strade vicinali-interpoderali le quali, per legge e regolamento, devono restare aperte nei fondi serventi a certe collettività rural-collinari?
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Dobbiamo sentirci assolutamente tranquilli con in giro giudici come Luca Gaspari che, pur a piena conoscenza dei motivi di legge, piuttosto che dare la ragione a chi l’ha, preferisce (questa è l’impressione) sostenere le assurdità di colleghi che confezionano delle “vergini di Norimberga” su misura per chi non fa parte o non è amico delle «autorità costituite» care alla Gip Martucci?
- A certi stalker autentici amici del randello, solo misure di allontanamento dalle vittime; e a me, vittima, 104 giorni di domiciliari per avere descritto corruzioni amministrative e violazioni di legge? A loro provvedimenti dopo oltre un anno e a me sequestri a raffica solo dopo 3-4 mesi?
- Che razza di trattamento diversificato per me (giornalista) e per loro (randellatori), esimio dottor Coletta?
Il discorso “favoritismi al Perrozzi e ad altri” viene avanti dal 1995; e perdura con molestie e rotture di palle da una trentina d’anni. Ma in carcere ci finisce chi lamenta questa stalkeria infinta perché in questo mondo esistono Marchesi del Grillo e “gente comune”? E il tutto con la ceralacca della procura di Pistoia? È impossibile, gente!
Onestamente come meravigliarsi del fatto che esistano anche generali che scrivono libri sul mondo al contrario. Una realtà che a Pistoia siamo costretti a vivere grazie al meraviglioso principio secondo cui nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge, che non di rado fa, del suddito, quel che cavolo vuole!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Certi venti devono cambiare come in Mary Poppins