È una legge fisica – la Legge del Pippone – che i nemici democratici (destra o sinistra non rileva) di un comune nemico “scassaminchia” (Linea Libera?) perché scopre sempre il tappeto buono del salotto e fa vedere tutta la polvere nascosta, si ritrovino necessariamente e forzatamente amici per massacrare il debole. Sono le Sante Alleanze che, tra i ragazzi si chiamano bullismo e, fra gli adulti perbene, persecuzione di chi dice le verità che non piacciono. Salvo poi a tornare ad essere nemici, anche feroci, quando il giochino è fatto. Esempio? Quando mai Inghilterra e Usa si sarebbero imparentati con Giuseppe Stalin se non ci fosse stato di mezzo un genio come Hitler? E quando tutto finì, cosa significò la “guerra fredda”, capoccioni?
SIA A SINISTRA COME A DESTRA
PENSAN TUTTI ALLA MINESTRA
AGLIANA. Dice Dostojevski che alcuni incontri sono fulminanti: è a colpo d’occhio che due che non si sono mai visti prima, possono riconoscere delle inimmaginate affinità che li fanno accomunare o innamorare.
Deve essere stato così tra il presidentissimo Artioli e il Grand Ufficial/Cavalier/Agnellon/Panetton Maurizio Ciottoli, quando si sono incontrati nello spazio riservato alle parti offese durante l’udienza del 6 luglio in Aula Signorelli nel tribunale di Pistoia.
Gli imputati (erroneamente indagati senza alcuna consultazione degli atti ufficiali e certi; perfino arrestati e anche diffamati, ovvero perseguitati da provvedimenti d’ogni tipo, purché irregolare), erano seduti davanti e non hanno potuto seguire lo scambio di affettuose condivisioni dei due, seduti vicini vicini, dopo aver scoperto inattese «affinità elettive» contro il giornale che fa il pelo a tutti quelli che, del loro potere, fanno o hanno fatto, una vera e propria arma di ricatto.
Sembra – da quanto ci hanno riferito – che il cicaleccio sia stato breve ma intenso, tanto da poter fantasticare su quali argomenti abbiano in comune i due pubblicissimi personaggi.
Artioli si è formalmente dimesso dalla Misericordia, ma può sempre controllarne le sorti attraverso la sua fedele emanazione Hilary, come ebbe a spiegare, alla fine di gennaio del 2013, il direttore dell’Arciconfraternita di Pistoia.
Agnellone, avrà espresso i suoi complimenti per l’immagine satirica del Duce che saluta dal terrazzo del palazzetto di Piazza delle Misericordia 1? O Avrà fatto i complimenti all’Artioli per la serie di sciagurate querele bavaglio avviate nel 2013, sulla denuncia dei fatti Mangoni/Turelli quando Panettone era ancora consigliere di opposizione al Comune di Quarrata?
Avrà richiamato la comune amicizia con il fiscalista Bruno Gori, già sindaco revisore alla Confraternita, regolarmente pagato come risultava dai bilanci del periodo, che garantì la prorogatio al Cd artioliano con il successivo insediamento della sua figlia nel board della Fondazione. Sul punto Agnellone, che ha una visione motoristica del mondo, affermò – a chi scrive – che era meglio la insediare Gori che non un extracomunitario immigrato. Originalissima interpretazione del mondo diviso in due sole categorie, non trovate?
Il Ciottoli avrà chiesto informazioni sulla vicenda della consigliera e assessora Greta Avvanzo che da fedele artioliana di ferro (ma dopo lo scoop delle dichirazioni di Fantacci si è pentita del suo percorso o resta convinta?) si trova oggi in potenziale conflitto di interesse con la Misericordia/Fondazione e che ha sostenuto – d’intesa con il duo Pellegrineschi-Morabito – il regalo di ben 6 mila euro all’antileghista don Tofani?
Avrà chiesto se la Fondazione continua, come il Comune (di destra-sinistra, non si sa bene che) da lui amministrato con Pedrito, a erogare 5000 euro al Tofani – ovvero alla associazione Porta Aperta – per ringraziarlo sul silenzio tenuto quale membro fittizio del Magistrato e pseudo correttore morale, che negli anni 2008/8009, evitò ogni intervento sulla lite con i tecnici Enrico-Piergino Mangoni/Lido Turelli, facendo incardinare la lite in Tribunale.
L’ottimo soccorritore–carrattrezzista-trapélo da quando è assessore e ha scoperto il gusto del potere – dicono i leghisti incazados – è pieno di sé.
Ma Ciottoli d’Ombrone dovrebbe stare più attento: è dimostrato che il potere logora, rende confusi e fa delirare, come vedremo anche prima della prossima tornata elettorale. Potrebbe anche fare la fine di Ciano: non ha ancora capito che i comunisti non glielo daranno mai il voto, anche se lui gli compra i panettoni per Natale.
E non ha mai capito, lo sceriffo, che le condizioni eccezionali del 2019 non torneranno che fra settanta anni, ammesso che fra settant’anni ci sia una nuova testata (non certo Linea Libera) in grado di appoggiare la destra: cosa impossibile, vista la dittatura catto-comunista ben radicata in Italia.
Glielo spiegasse bene il capogruppo Fabrizio Baroncelli, che forse è l’unico che mantiene una residua parvenza di lucidità nel gruppo della falegnameria…
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]