gommoni. SU PALAZZO STROZZI, L’ARTE CONTEMPORANEA “POLITICAMENTE CORRETTA”

Installazione dei gommoni sulle cornici delle finestre di Palazzo Strozzi
Installazione dei gommoni sulle cornici delle finestre di Palazzo Strozzi

PISTOIA. Di Firenze, noi pistoiesi, possiamo definirci avventori abituali, ma anche turisti casuali poiché, quando gli impegni ce lo permettono, non manca mai il nostro sguardo sognante alzato verso il Palazzo Vecchio o verso il campanile di Giotto.

L’abitudinarietà, in definitiva, non può certo essere causa di indifferenza, piuttosto di conoscenza approfondita di quell’opera, di quell’edificio, di quella donna posta al centro dell’attenzione. Ma da qualche giorno a questa parte il nostro sguardo, e con esso quello di tutti i cittadini della Terra, non ha potuto beneficiare della splendida vista di Palazzo Strozzi, capolavoro dell’architettura rinascimentale.

Tale artista cinese Ai Weiwei, somigliante a una marca di cellulari, che si definisce artista contemporaneo, ha pensato bene di coprire le cornici delle finestre al secondo piano di Palazzo Strozzi con dei veri e propri gommoni arancioni per richiamare l’attenzione internazionale sul problema dei migranti. Il tutto compreso in una mostra ricca di sessanta opere dell’artista da sempre in prima linea nella lotta demagogica per i diritti sociali.

Insomma, dove c’è da conquistare, Ai Weiwei è sempre presente. Non gli manca il coraggio, per l’amor di Dio, difatti venne imprigionato per ottanta giorni in una località segreta cinese a causa della sua avversione al regime di Pechino. Ma qui la questione è oggettivamente un’altra.

Emigrare non è un diritto, bensì una possibilità. Accogliere non è un dovere, piuttosto, ancora, una possibilità. Entrambe dipendono quindi da altri fattori non sempre presenti, come, nel caso dell’accoglienza, delle possibilità economiche per mantenere e inglobare nella propria società chi viene dall’estero.

L'artista cinese contemporaneo Ai Weiwei
L’artista cinese Ai Weiwei

Ma oltre a questa riflessione, ormai più che conosciuta, vogliamo denunciare una nuova forma di relativismo, che si affianca a quello religioso già denunciato del Papa emerito Benedetto a Ratisbona: trattasi del relativismo estetico.

In sintesi, oggigiorno qualsiasi creazione che venga chiamata “opera” e che si riferisca al tema di diritti sociali, soprattutto se riguardanti i clandestini, deve indiscutibilmente esser considerata bella e messa sullo stesso piano di altre vere opere storiche e storicamente ed universalmente riconosciute come patrimonio dell’umanità.

Siamo certi che a Pechino il signor Ai Wewei non avrebbe difficoltà nel creare le sue opere per contribuire all’esodo clandestino?

Egregio artista, il piacere è tutto suo!

[Lorenzo Zuppini]

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