GORBI: «LA GIBUS E I MAL DI PANCIA DI RIFONDAZIONE»

Gorbi a Montecatini
Gorbi a Montecatini

SERRAVALLE-CASALGUIDI. Il consigliere comunale Roberto Daghini, pur facendo parte di una maggioranza al 99% fatta dal Pd, non perde occasione per cercare di mettersi in luce e per riportare agli antichi splendori la bandiera con Falce e Martello che, ormai, quasi più nessuno ama ricordare.

In questi giorni, anche se quasi nessun organo di informazione gli ha dato spazio (ma Linee Future, attenta e democratica, invece sì), ha scritto per rammaricarsi per l’assenza delle forze politiche di minoranza del consiglio comunale di Serravalle in merito alla vicenda della Gibus, l’azienda di Casalguidi che rischia la chiusura, evento che sarebbe drammatico per i 32 lavoratori e per le loro famiglie.

Nello stesso articolo Daghini ringrazia anche il sindaco Patrizio Mungai che, da subito, si è attivato per aprire un confronto con azienda e sindacati.

La speranza è che l’intervento delle istituzioni, Comune e Regione, riesca a scongiurare la chiusura di una realtà economica importante per il territorio serravallino.

Roberto Daghini alla Gibus di Casalguidi
Roberto Daghini alla Gibus di Casalguidi

Ecco, se Daghini non avesse la fregola di intervenire continuamente al solo scopo di rimarcare una presenza, somigliando sempre più all’ultimo giapponese (Hiroo Onoda rimase a combattere sulla minuscola isola di Lubang, nelle Filippine, fino al 1974 nonostante la guerra contro gli americani fosse terminata da quasi trent’anni), si renderebbe conto che l’intervento del Sindaco rappresenta tutto il consiglio comunale, maggioranza e minoranza, ed anzi addirittura tutti i cittadini di Serravalle.

Patrizio Mungai, nel suo ruolo istituzionale, non è un rappresentante del Pd o di Rifondazione Comunista ma è il portavoce di tutta la cittadinanza che, siamo sicuri, è concorde nella difesa dei lavoratori della Gibus.

Non vogliamo entrare nel merito delle critiche che Daghini solleva contro il Partito dei Lavoratori, che egli definisce “troskista” (Lev Trockij è morto nel 1940 assassinato dai suoi stessi compagni comunisti e questo la dice lunga sull’attualità del messaggio politico di Daghini) perché ci sembrano veramente poca cosa rispetto all’importanza della battaglia per la difesa dei posti di lavoro.

A Bergamo dicono “l’avvocato vuole beghe, il dottore malattie, il prete funerali”: ecco Daghini cerca le beghe non perché avvocato ma solo perché deve far sventolare una bandiera rossa ormai sdrucita. Alle spalle dei lavoratori.

Federico Gorbi
Capogruppo “Serravalle Popolari e Riformisti”

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One thought on “GORBI: «LA GIBUS E I MAL DI PANCIA DI RIFONDAZIONE»

  1. Commentiamo la nota del signor Federico Gorbi unicamente perchè come PCL siamo in qualche modo chiamati in causa.

    Sulla doppiezza politica del Daghini e del partito che rappresenta localmente (il PRC), ci siamo più volte pronunciati. Limitatamente alla grave vicenda della GIBUS segnaliamo questi nostri interventi:

    https://www.linealibera.it/gibus-daghini-prc-critico-tutti-assenti-i-politici-da-caminetto/#comment-5135

    https://www.linealibera.it/crisi-gibus-la-regione-ha-incontrato-azienda-e-sindacati/#comment-5152

    Siamo d’accordo con il giudizio negativo del signor Gorbi “sull’attualità del messaggio politico di Daghini”. Che appartiene, appunto, al Daghini e al PRC. Ma siamo d’accordo ovviamente per ragioni diverse rispetto alle sue. E cioè: a nostro giudizio dichiararsi comunisti e partecipare attivamente alla gestione politica della borghesia capitalista (in un recente passato, addirittura con un ministero e un’alta carica istituzionale a livello nazionale), ci appare una palese contraddizione dei principi del Comunismo. E dunque, visti gli esiti disastrosi per il PRC (e di riflesso per tutto il movimento comunista) che quella politica ha prodotto, non possiamo che essere d’accordo sull’inattualità di quel messaggio politico.

    Come Partito Comunista dei Lavoratori siamo su posizioni politiche molto diverse, sen non addirittura su molti aspetti opposte. E in difesa e a sostegno di quei principi originari continuiamo orgogliosamente a sventolare la bandiera rossa con falce a martello che riteniamo un riferimento non solo idealistico o propagandistico, ma come punto di riferimento per ogni battaglia rivoluzionaria nella prospettiva di una diversa società basata sul socialismo.

    Per il PCL Pistoia – Mario Capecchi

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