PISTOIA. Oggi, venerdì 4 settembre (e fino al 10 ottobre), è stata inaugurata, al Museo Marino Marini, Palazzo del Tau, corso Silvano Fedi, 30 Pistoia (questi gli orari: a settembre dalle 10 alle 18, dal lunedì al sabato; ottobre, dalle 10 alle 17, dal lunedì al sabato la mostra scultorea di Gustavo Vélez.
Nasce il 4 ottobre 1975 a Medellín, Colombia. Poco prima di terminare la scuola media, si dedica agli studi d’arte nella sua città d’origine e in seguito continua alla Scuola “Lorenzo de’ Medici” a Firenze completando la sua formazione nei laboratori a Pietrasanta in Toscana. Negli ultimi dieci anni, l’opera scultorea di Gustavo Vélez si è diffusa attraverso mostre e fiere anche nel continente asiatico. In Giappone il suo nome è già riconosciuto in diverse gallerie di Tokio, Utsunomiya, Iwaki e Yokohama. Per due anni Vélez ha presentato la mostra Incontro a Pietrasanta in molte gallerie della Colombia e del Giappone.
Nel 2008 ha inaugurato una mostra che aveva per tema il centenario delle relazioni bilaterali tra questi due paesi. La sua ultima esposizione è stata a agosto 2015 nella Galleria “Seiho” di Tokio. Recentemente ha esposto le sue opere in note gallerie e musei della Cina, come il Museo della Città Imperiale di Beijing. Ha partecipato a fiere come la Kiaf in Corea, Art Shanghai in Cina e Art Stage in Singapore. Nel 2009 ha realizzato una scultura monumentale, Flying, in marmo bianco coreano posizionata ora nel Parco Scultura “Art Valley” di Seul in Corea.
Nel 2011-12 sono state esposte più di venti sculture monumentali in marmo, acciaio e bronzo in alcuni musei di Ecuador e Colombia, tra cui il Museo Archeologico e Contemporaneo di Guayaquil, il Museo d’Arte Moderna di Cuenca, il Museo d’Arte Moderna di Quito e il Museo d’Arte di Tolima.
Monumentale è anche la sua ultima opera, ora al Trump Ocean Club della Città di Panama. Molte sue sculture si trovano in collezioni pubbliche e private, tra le quali: Università Pontificia Bolivariana, Medellín; Metro, Medellín; Gobernación del Tolima, Ibagué (Colombia); Ospedale Hiki, Utsunomiya (Giappone); Akasaka Palace Building, Tokio; Museo d’Arte Contemporanea, Guayaquil (Ecuador); Casa di Campo, Repubblica Dominicana; Art Valley, Seul.
In Europa Vélez ha partecipato a numerose fiere d’arte, quali la Pinta di Londra, la Swab di Barcellona, la Summa di Madrid e le fiere d’arte di Monaco e gode inoltre di notorietà consolidata come artista attivo a Pietrasanta da venti anni. “Gustavo Vélez Scultore a Pietrasanta 2013” è la mostra dell’artista realizzata in quell’anno con l’esposizione di trentadue sculture, tra monumentali e di formato medio, che hanno occupato la Piazza del Duomo e la Chiesa di Sant’Agostino di Pietrasanta. Fra il 2014 e il 2015 l’artista ha presentato sue opere in aste internazionale presso Sotheby’s e Phillips a New York. Gustavo Vélez ha ricevuto premi dallo stato Colombiano come “Orden al Gran Caballero” e “Orden de la Demoracia Simón Bolívar”.
Nell’estate 2015 è presente con le sue opere monumentali al Parco della Versilia a Marina di Pietrasanta (Italia). Attualmente sta preparando una mostra personale per il Museo di Arte Moderna di Cartagena, Colombia, dove saranno allestite opere monumentali dentro le mura della città vecchia.
Suggestione, ripetizione e metafora sono alcuni degli strumenti che un poeta utilizza per dar forma a ciò che è indescrivibile nella lingua comune. Vélez dà forma alle cose per le quali la “forma” è un errore di categoria, come in Insomnio (marmo nero, 2004). Le sculture in bronzo e acciaio lucidato di Vélez aggiungono un elemento che raramente si mostra nel marmo: il riflesso. Quando un’opera tridimensionale riesce ad insediarsi in uno spazio e nello stesso tempo a rifletterlo, accade qualcosa di nuovo. Le immagini delle cose e degli spettatori che la circondano diventano le sue proprietà; è attivata dai loro movimenti. L’opera diventa un continuum con lo spazio che occupa.
Confrontarsi con una scultura di bronzo o acciaio di Vélez è come essere testimoni di un mare ghiacciato di mercurio o degli effetti dell’erosione eolica sulle rocce in un miliardo di anni o della formazione di una tempesta solare; uno qualsiasi, o nessuno di questi. Le opere di Vélez hanno la precisione della poesia, oltre che la sua apertura.
Pare appropriato chiudere queste riflessioni sull’opera di Gustavo Vélez con una delle sue opere pubbliche monumentali, Gran Monumental (acciaio, 2012); una delle quali si trova alla Casa de Campo nella Repubblica Dominicana e l’altra al Trump Ocean Club a Panama. È la più grande opera mai realizzata finora da Vélez e ha richiesto una pianificazione, una struttura e una realizzazione di tipo propriamente architettonico. Le sue superfici levigate riflettono
l’ambiente circostante, mentre la sua patina opaca si limita ad alludervi. La cosa più notevole di questa opera è il modo in cui, nonostante le dimensioni colossali, essa appaia così spontanea e contro-intuitiva. Le sue curve capricciose sfidano l’aspettativa di un prisma rettangolare; come se un ghiacciolo d’argento si fosse in parte sciolto e piegato. È anche un’opera in cui lo spazio negativo svolge un ruolo più importante rispetto alle opere di genere più totemico. L’opera è penetrata da una grotta arcuata, definita da angoli retti, e ingentilita da pendii curvi. La Gran Monumental non punta ai temi su cui si era fin qui concentrato il repertorio di Vélez, ma introduce il nuovo tema dell’artificiale contro il naturale, come quello espresso dall’angolarità e dalle curve, dall’architettura e dal paesaggio. Si potrebbe in effetti facilmente immaginare che la struttura di acciaio si stia preparando ad ergersi in un punto interrogativo, per porre la domanda: è la materia prima che viene addomesticata in una forma artificiale, o è la forma artificiale che si fonde nell’amorfismo da cui ha avuto origine?
[fernando castro]