PISTOIA. Sono arrivati a proiezione iniziata, 394 Trilogia nel mondo, diretta da Massimiliano Pacifico, i fratelli Servillo. Lo hanno fatto scientemente, per evitare il contatto, curioso e sterile, della gente. Sono rimasti nella sala della biglietteria, cercando di scaricare qualche tossina e un po’ di stanchezza. L’eleganza, no. Sono vestiti alla francese; Toni si permette addirittura i calzini rossi. Ieri sera, alla prima di Le voci di dentro, è stato un successone. Ma con questo spettacolo girano il mondo (San Pietroburgo, Parigi, Marsiglia, Chicago, oltre Roma, Milano, Firenze e altre metropoli nostrane) ed iniziano ad eserre un po’ stanchi. Senza perdere l’eleganza.
Peppe osserva i manifesti che colorano le pareti del Bolognini; Toni parla al telefonino, elimina la parte di sigaro non più aspirabile e dopo averla gettata nel cestino si rimette a chiacchierare. Lo fa con parsimonia: come sul palcoscenico. Le parole hanno un peso, soprattutto per chi pensa che altrimenti, parlare, a cosa possa servire mai!
La proiezione sta per finire; sul telo bianco del piccolo teatro Bolognini stanno scorrendo i titoli di coda. Toni e Peppe Servillo, accompagnati da Saverio Barsanti, entrano in sala. Gli applausi sinceri tributati dal pubblico per il documentario si confondono con l’emozione di vedere che alle loro spalle che alle spalle stanno arrivando i protagonisti
Gli ex Avion Travel (a maggio si rimettono insieme e riprenderanno a suonare), Peppe, ha preferito accomodarsi in fondo alla sala, in disparte. Sotto il palcoscenico della dependance del Manzoni è andato solo Toni, a raccontare, in pochi minuti, qualche aspetto del teatro.
«Fatica, sudore, abnegazione – ha sottolineato Toni Servillo nel breve incontro con il pubblico –. Il teatro è soprattutto questo, una vita. Certo, sempre meglio che lavorare, come diceva Vittorio Gassman, ma quello che si vuol far passare non è nemmeno parente lontano di quello che in realtà è, il teatro. E’ una combinazione difficile con la vita privata e con quella degli altri e come tutte le cose che appartengono agli uomini non si sa quanto e come duri. Laddove si è seminato qualcosa però, si vede, si capisce bene, si tocca con mano; le risposte del pubblico sono diverse, perché in quelle realtà il pubblico ha deciso di dividere e condividere un’esperienza, una finzione, una rappresentazione».