I LEVI, EBREI RESISTENTI TRA PORRETTA E SAMBUCA PISTOIESE

Lo storico Roberto Daghini grazie alla collaborazione di Edgardo Ferrari ricostruisce la storia della famiglia Levi

Sambuca Pistoiese

PISTOIA. Questa vicenda della famiglia Levi era localmente ignota, solo grazie al ritrovamento in archivio di Sambuca di un documento e le successive indagini è stato possibile conoscerne la storia.

La famiglia era originaria di Mantova e composta da: Angelo figlio di Giuseppe, falegname artigiano, nato a Mantova il 29 luglio 1892, coniugato con Norma Lavagnoli (cattolica) i figli; Walter, nato il 21 agosto 1921; Giuditta 29 dicembre 1930; Luciano «William» nato il 20 giugno 1924.. Luciano era citato nei documenti, con il vero nome italiano, ma per tutti era «William» questo perchè nel periodo fascista erano vietati i nomi stranieri ai nuovi nati, perciò fu l’impiegato del Comune a scegliere quel nome.

Il capofamiglia Angelo  era titolare di un laboratorio di falegnameria, con sette dipendenti. Vessati dal regime fascista  il del 5 ottobre 1943 chiuse l’azienda e con tutta la famiglia prese il treno per raggiungere la località di Porretta Terme dove in passato aveva soggiornato per le cure termali. Senza alcuna esitazione, bussò alla porta del Convento dei Frati Francescani, proprio di fronte alla stazione, chiedendo asilo e protezione. Nonostante la presenza di una donna e una bambina, gli ospitarono per qualche giorno in attesa di una sistemazione più consona..

Questa arrivò presto, anche se dolorosa perché per la prima volta la famiglia si divise. Luciano e Walter  rimasero nel Convento, la mamma il padre e la figlia dalle suore Francescane di Sambuca Pistoiese, a pochi chilometri da Porretta, in una collina sopra Taviano.

Il soggiorno in Convento a Porretta era pericoloso, perché presso l’Hotel Helvetica vi era il comando tedesco. Luciano fu inviato alla chiesa di Pieve delle Capanne Comune di Granaglione dove era prete Don Giacomo Ricci (n.Illinois 24 luglio 1910).

A seguito di una delazione il parroco fu poi catturato dai tedeschi e minacciato di fucilazione. Luciano tornò in Convento a Porretta da dove travestito da frate venne inviato a Cento (Fe). Qui scoperto fu arrestato e successivamente inviato alla comunità ebraica di Mantova  in attesa di essere deportato. In suo aiuto intercesse  la madre che consapevole del pericolo e sfruttando il fatto di essere cattolica era intervenuta presso le autorità locali, dove riuscì ad avere i documenti in cui si certificava che i figlio era da considerare non ebreo, ma di matrimonio misto riuscendo ad avere la sua liberazione.

A Sambuca in loro aiuto era arrivata  una persona del paese, si trattava di Filippo Ceccarelli chiamato da tutti con il diminutivo di «Pippo»  nel  mese di novembre 1943,  appena erano  arrivati gli aveva chiamati chiedo alla famiglia Levi se erano disposti a lavorare con lui per la stagione delle castagne. Il compenso consisteva in un pasto a secco e, alla fine della stagione, un quintale di farina a testa. La famiglia acconsentì.

La Brigata Matteotti

Dopo la liberazione di Luciano la famiglia finalmente riunita, cambiò nuovamente residenza prese in affitto una casa a Sambuca dove incontrò il Podestà Leone Cecchini che gli rassicurò che la loro presenza se pur nota, era ben accetta.

Per vivere la famiglia Levi aiutata da Pippo il cui padre deceduto, era stato calzolaio, diede inizio a un piccola attività di ciabattino che gli permise  di sbarcare il lunario. Nonostante le precauzioni stavolta fu Walter a essere catturato, secondo il memoriale di Luciano fu arrestato a Montespertoli (Fi).

Non sono note le modalità, è sicuro che  il 20 maggio 1944 fu liberato dal carcere di Pistoia e inviato al soggiorno obbligato a Sambuca. Anche in questo caso fu decisivo l’intervento della madre. Consapevoli del pericolo e che i tedeschi non avrebbero  rispettato certo la legge del matrimonio misto, furono contattati da  Walter Bartoletti detto il «Francese» figlio di Pietro, che poi fu  primo Sindaco alla liberazione.

I Levi decisero di entrare nella formazione della resistenza «Matteotti di Montagna» .Il 27 settembre 1944 i due fratelli erano nel gruppo dei partigiani che contribuì a salvare il paese di Taviano dalla possibile distruzione attaccando una colonna tedesca e mettendola in fuga.    

A liberazione avvenuta dopo un breve soggiorno a Roma e Mantova Walter e Luciano si trasferirono a Firenze . Quest’ultimo è poi morto in questa città il 27 novembre 2015.

Destino diverso per Filippo «Pippo»  Ceccarelli (n.Sambuca 1 febbraio 1903) durante un rastrellamento fu catturato in casa propria in località «Cà del Chicco» vicino al paese di Sambuca. Portato a lavorare sulle colline per la Tood riuscì a fuggire 

Il fatto lo aveva però colpito emotivamente, vedovo da 1932  della moglie Italia Taddei, viveva solo e ciò contribuì a peggiorare il suo stato d’animo.  

In data 29 agosto 1967, a distanza di giorni fu trovato morto dai vicini nella sua casa a «Cà del Chicco», particolare curioso il suo fedele cane era sopravissuto grazie al cibo  che Filippo gli aveva lasciato. (Si ringrazia per la collaborazione e l’aiuto nella ricerca Edgardo Ferrari).

Fonti :

ACSa, (Archivio Comune di Sambuca P.se), scheda anagrafica della famiglia di Angiolo Levi: hhps/ resistenti ebrei.CDEC : Fondo antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b.12, fasc. 221 Archivio Fondazione CDEC (Centro di Documentazione ebraica contemporanea), Collezione”Memoria della Salvezza”, Intervista a Luciano William Levi, Firenze 20 aprile 2010: https://antenati.cultura.gov.it/, Stato civile, Comune di Sambuca Pistoiese: atti di nascita di Filippo Ceccarelli anno 1903, n.11:

ACFi (Archivio Comune di Firenze) Stato civile atto di morte n. 1121 p.2 s.B2.Anno 2015.

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