NAPOLI. Attiva dalla metà dell’800, la fabbrica Ferrigno crea presepi conservando intatta la più alta tradizione napoletana del presepe settecentesco.
Dal 1836 la famiglia Ferrigno, in quel luogo sacro al presepe che è San Gregorio Armeno a Napoli, si è dedicata ininterrottamente all’arte presepiale.
La Sacra Famiglia, i pastori, gli angeli, i mestieranti, gli animali, tutti i caratteri del più completo presepe napoletano, eseguiti con cura, rappresentano e richiamano gli splendori di una forma d’arte che, presente da sempre nel tessuto religioso di Napoli, diviene ricca e preziosa nel Settecento per l’attenzione che artisti anche di gran fama pongono ad ogni personaggio, all’espressione del volto, ad ogni particolare. Tutto è creato ad arte, gli abiti, i gioielli, i doni, gli strumenti musicali, i segni del mestiere.
I presepi custoditi nella Reggia di Caserta, o quello splendido del Banco di Napoli in Palazzo Reale, o ancora i bellissimi esemplari conservati a San Martino o presso le famiglie napoletane, ancor’oggi testimoniano dell’abilità degli artefici, della loro fantasia e di quello spirito, a metà fra pagano e religioso, che informa la costruzione e la scena del presepe napoletano.
Scrive Michele Cuciniello, il cui presepe è oggi conservato a Napoli al Museo di San Martino, il nostro presepe non è altro che la traduzione in dialetto napoletano della pagina più sublime del vangelo. E nessuna città seppe declinare, come Napoli, il verbo evangelico con tanta forza espressiva e valore artistico, mai distaccandosi dalle attese, dalle speranze, dalle passioni del popolo.
Presepi con grandi figure già si realizzavano nel Quattrocento. Erano le chiese ad allestire il presepe, composto, allora, praticamente dalla sola Sacra Famiglia, il bue, l’asino e l’angelo. Con la controriforma la consuetudine di allestire il presepe si diffonde maggiormente coinvolgendo, oltre alle chiese, le famiglie, ricche e povere.
Certo, le classi abbienti potevano spendere ingenti somme di danaro per avere presepi ricchi di personaggi, con varie suppellettili e animali, ma anche le classi più umili non trascurarono affatto nelle festività natalizie l’importanza del presepe, utilizzando i simboli, la tradizione e il significato di quella capannuccia o di quello scarabattolo pur se sistemato in un basso.
Saranno i Borbone che, nel Settecento, non solo promuoveranno il presepe come forma artistica ed espressione devozionale, si cimenteranno loro stessi nella realizzazione di figure circondandosi di valenti artisti, valga per tutti ricordare i nomi di Giuseppe Gori, Giuseppe De Luca, Giovan Battista Polidoro, Nicola Ingaldi, Nicola Somma, Francesco Celebrano, Lorenzo Mosca e, tra molti altri noti e ignoti che resero grande il presepe napoletano, lo scultore Giuseppe Sanmartino.
Essi diedero vita ai più bei caratteri del Regno: angeli, musici, contadini, mori e, non ultimi, gli animali.
In questa tradizione settecentesca del presepe di costume si inserisce, nei primi decenni dell’800, la famiglia Ferrigno.
Come scrive Domenico Rea: “Le opere di Giuseppe Ferrigno, considerato un caposcuola nell’arte della terracotta napoletana, sono ispirate al Settecento napoletano…
“Nei suoi presepi sono sempre presenti le figure care alla tradizione iconografica della sceneggiatura napoletana. Fra tutte, Giuseppe predilige Benino, il pastore eternamente assonnato, e Cioccobacco, personaggio alticcio e strampalato, prodotti in tutte le misure da sei a sessanta centimetri.
“Accanto a dolcissime Madonne, agli angeli, delicate e colorate figure per le quali i Ferrigno sono celebri, si annoverano, bellissimi ed originali nell’elaborazione dei costumi, degli atteggiamenti e delle espressioni, i Re Maghi. Altro personaggio realizzato con cura singolare è la Georgiana. Ma non vi è pescatore o contadino, musicante o pastore, che non esprima l’atmosfera della Napoli del 700, tra nobili e cafoni, gran dame e meretrici, nobiltà e miseria, spettacolo e preghiera”.
L’attività della famiglia Ferrigno è iniziata nei primi anni dell’Ottocento quando Nicola Ferrigno attendeva al restauro di pastori di importanti presepi artistici. Suo figlio, Salvatore, attento al lavoro del padre, ne assorbì l’arte e la passione e aggiunse all’attività di restauro quella di produzione di pastori in terracotta, dando avvio ad un grande laboratorio di produzione. Saranno poi, dagli anni 50, Giuseppe e suo figlio Marco Ferrigno a proseguire con maestria e fantasia quest’arte presepiale conquistando vari riconoscimenti in Italia e all’estero.
Meriti che sottolineano l’abilità nel creare forme in terracotta con espressioni di rara intensità e nel dipingerle con altrettanta ricercata scelta di colori, perpetuando e trasmettendo tecniche artigianali e forme di elevata valenza artistica.
Giuseppe è l’ideatore e il costruttore di bellissimi pezzi che hanno raggiunto l’America, la Francia, la Spagna, le case regnanti d’Europa e i potenti di tutto il mondo. Suo figlio Marco, con lo zio e altri familiari, prosegue oggi la tradizione di famiglia con perizia, a San Gregorio Armeno, cuore di Napoli.
[alessandroni – presepi ferrigno]