
PESCIA. Le malattie cardio e cerebrovascolari sono la prima causa di morte sia per lo scarso controllo dei fattori di rischio (pressione arteriosa, glicemia, ipercolesterolemia, fumo, obesità e diabete) sia per la scarsa consapevolezza del rischio stesso nella popolazione generale.
Inoltre, anche i pazienti in trattamento spesso non effettuano le terapie in modo continuativo e ai dosaggi indicati.
Allo scopo di rilevare le criticità di gestione nella prevenzione cardiovascolare secondaria, la Fadoi, società scientifica di Medicina Interna di cui la dottoressa Grazia Panigada è attualmente presidente della sezione Toscana, ha promosso una indagine a cui ha aderito anche la Medicina Interna dell’ospedale di Pescia, diretta dalla stessa dottoressa Panigada.
I dati sono stati raccolti ed elaborati dal dottor Roberto Giovanetti e dalla dottoressa Mila Straniti , internisti che operano negli ambulatori per la prevenzione del rischio cardiovascolare.
Dai rilievi ottenuti dalle centinaia di Unità Operative italiane, emerge che oltre il 40% dei pazienti che si ricoverano nelle Medicine Interne è stato colpito da episodi cardiovascolari maggiori come infarto e ictus.
‘Curare per prevenire’ diventa quindi fondamentale, perché il rischio di ulteriori episodi cardiovascolari maggiori è rilevante, e le patologie cardiovascolari si sommano ad altre malattie rendendo più complicato il trattamento. I pazienti che si ricoverano nelle medicine, infatti, spesso anziani, sono affetti da più malattie contemporaneamente che rendono complesse le terapie.
In tema di prevenzione, molto è stato fatto ma altrettanto resta da fare.
I risultati dell’indagine parlano chiaro: un buon controllo dei vari fattori di rischio si riscontra in meno del 50% dei pazienti, solo il 36,9% ha un adeguato controllo del peso, appena il 14,3% riceve un regime dietetico strutturato al momento del ricovero e solo il 50% dei pazienti assume regolarmente le terapie ed anche il rapporto tra condizione clinica e stato sociale può talora limitare l’efficacia degli interventi.
L’iniziativa di Fadoi è anche rivolta ad aumentare la consapevolezza del rischio nei pazienti e negli operatori sanitari, nella convinzione che solo in questo modo sarà possibile realizzare una cura e una prevenzione secondaria efficace con un “approccio globale”, che combini le linee guida con le caratteristiche del singolo paziente, considerato nella sua complessità e non scomposto in un portatore di multiple malattie.
[ponticelli – ufficio stampa azienda usl toscana centro]