NON PUÒ passare il 30 aprile senza dedicare un pensiero a chi, resistente al neo-nazifascismo della sinistra e del politicamente corretto, fu massacrato in nome di una moralizzazione che ha sfarinato il tessuto sociale d’Italia, il suo essere civile e morale, la sua grande inventività di nazione che ha dato la civiltà all’Occidente, perché la civiltà occidentale poggia tutta sulle ceneri dell’impero romano.
Che io non esalto – si badi bene – perché, come tutti gli imperi, è stato una pura sequenza di genocidi e crimini d’ogni specie nei confronti dei popoli sottomessi, schiavizzati, deportati, mandati a morire nell’arena.
L’ultimo vero resistente della Prima Repubblica resta quest’uomo e questo statista dinanzi al quale Giorgio Napolitano, presidente della Camera, non osò fiatare, ammettendo, con quel silenzio, tutte le colpe del Pci e della grande sinistra filo-sovietica delle tangenti di Mosca.
Personalmente credo che non ci sia nessuno che non sappia che io provo ancora per lui la stima che mi fece avvicinare al suo partito, moderato, innovatore e riformatore; capace di mettere sugli attenti anche l’America di Reagan.
I risultati dell’operazione comunista di allora li vedete e li vivete tutti sotto i vostri occhi: dalla giustizia dei Palamara, alla sanità in disfacimento, alla pubblica amministrazione in cui si va a timbrare il cartellino in mutande. Alla mala gestione di tutta la macchina statale.
Mi inchino – io che non mi sono mai inchinato a nessuno e tuttora continuo a non inchinarmi, nonostante sia vittima di una giustizia vergognosa – all’unico uomo, all’unico vero resistente che non si inchinò dinanzi al D’Alema della masnada di potere che lo fece morire in esilio e che oggi continua a imperversare fino all’illegalità totalizzata dello stato del non-presidente Mattarella.
Avevamo un paese e, per gli appetiti di chi voleva manovrare senza vincere (come oggi, del resto), ci siamo ritrovati in mano una discarica: piena di immondizia e veleni.
E quando la storia arriva, è sempre troppo tardi.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
La storia passa di qua…