IL BUCO DI MASSA: «LA STORIA DI UNA GRANDE MENZOGNA DI ROSSI»

Un momento dell’incontro di Marina di Carrara
Un momento dell’incontro di Marina di Carrara

MARINA DI CARRARA. «Sono qui per testimoniare quello che mi è stato fatto, affinché non avvenga mai più ad altri». Inizia da qui, l’ex direttore generale della Asl 1 di Massa Carrara Antonio Delvino, grande accusato da parte di Enrico Rossi per il crac da 420 milioni di euro della Asl apuana e oggi assolto in via definitiva, per raccontare ciò che il candidato di Forza Italia alla presidenza della Regione Toscana Stefano Mugnai ha definito «la storia di una grande menzogna politica di cui Rossi dovrà prima o poi rendere conto, soprattutto ai toscani».

L’occasione è stata l’incontro svoltosi oggi a Marina di Carrara e a cui ha preso parte naturalmente anche Jacopo Ferri, colui che come Consigliere regionale azzurro ha presieduto la commissione d’inchiesta su quei fatti e che oggi è candidato capolista di Fi nel collegio di Massa Carrara.

«Delvino – ha iniziato proprio Ferri – è stato la principale vittima di questa vicenda da cui l’autorità giudiziaria lo ha ritenuto totalmente estraneo».

Proprio questa terzietà rispetto ai fatti contestati, ha spiegato il Delvino stesso citando gli atti, lo hanno reso il capro espiatorio ideale: «Non sapevo niente – ha esposto – e quindi non potevo difendermi né raccontare niente».

Antonio Delvino
Antonio Delvino

Sì ma niente di cosa? Oggi Delvino lo sa e lo dice: «Dagli atti giudiziari e dalle sentenze tra cui la mia di assoluzione – racconta, carte alla mano – emerge un’ipotesi chiara secondo la quale sostanzialmente la Asl di Massa veniva continuamente, a quanto pare fin dal 1998, sottofinanziata per motivi politici. Secondo questa ipotesi, per non fare emergere discrepanze nella contabilità e ricondurre tutto a un equilibrio apparente, poi allora è plausibile che si ricorresse al meccanismo delle anticipazioni di cassa, prestiti portati poi in bilancio regionale come crediti esigibili. Ma sarebbe stata una bomba a orologeria che prevedeva, prima o poi, l’emersione. E il momento sarebbe arrivato quando Rossi mi ha denunciato. Intanto, però, in questa maniera la Regione avrebbe evitato di essere classificata tra quelle soggette a piano di rientro».

E ciò, è il corollario esplicitato da Mugnai, «ha consentito a Rossi nel 2010 di condurre la campagna elettorale sul mito di una sanità coi conti in pareggio e, su questa base, venire rieletto. È ciò che si chiama il cui prodest, l’interesse politico».

Questa – ha proseguito Mugnai – è la storia di una grande menzogna politica di cui prima o poi Rossi dovrà render conto ai cittadini e nella quale noi, in particolare Ferri ed io, siamo quelli che hanno condotto una battaglia di verità affinché a questi fatti non si mettesse la sordina».

Un momento dell’incontro di Marina di Carrara
Un momento dell’incontro di Marina di Carrara

Del resto sarebbe difficile farlo poiché, ha osservato Mugnai, tra tagli e contrazioni del servizio sanitario, oggi i toscani, e coloro che vivono in Asl1 in particolare, ancora scontano il dover assorbire quella voragine di ammanco da 420 milioni: «Voi capite – ha chiarito Mugnai – che il commissariamento della sanità toscana di cui Rossi è il dominus avrebbe significato la fine della sua carriera politica. In questo modo, invece, si è potuta portare a termine col Sior la costruzione dei quattro nuovi ospedali senza essere soggetti a piani di rientro. Faccio notare due cose: la prima è che nella sentenza di assoluzione di Delvino si parla più di Rossi che di colui che è assolto; la seconda è che quel disavanzo si è prodotto nel corso degli anni in cui Rossi era assessore, e poi è stato scoperto nei pochi mesi di assessorato Scaramuccia, un tecnico che subito dopo si è inspiegabilmente dimesso. E il punto è che Delvino è stato assolto per non aver commesso lui il fatto, ma il fatto c’è».

Ora Delvino sta preparando azioni di risarcimento, anche per l’ingiusta detenzione con 22 giorni ai domiciliari: «In quei brutti mesi tra il 2010 e il 2012 ho avuto per dieci secondi la tentazione di buttarmi giù dal balcone. Poi ho pensato che avrei fatto il gioco di chi mi accusava. Sono andato avanti a testa alta nei momenti bui, figuratevi adesso».

[nocciolini – uff. stampa mugnai]

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